00 05/06/2007 17:12
MILANO – Fiat riparte e gonfia il Pil. Ma l’Italia non dovrebbe festeggiare. Almeno questa è l’opinione dell’economista Mario Deaglio, che oggi ha presentato il dodicesimo rapporto da lui curato sull'economia globale e l'Italia, promosso dal Centro Einaudi e dalla banca d’affari Lazard (e pubblicato da Guerini e Associati). Secondo il rapporto il rilancio della Fiat ha contribuito per il 20-30% alla crescita del Pil dell'Italia nel 2006 (+1,9%). Per questo Deaglio giudica la crescita del Pil «non strutturale».
MERITO DI TORINO - «Una parte rilevante dell'aumento della produzione italiana - si legge nel rapporto - deriva da un singolo episodio aziendale, il rilancio produttivo del gruppo Fiat». Il valore aggiunto della Fiat (differenza fra fatturato, realizzato per la gran parte in Italia, e acquisti di beni e servizi) è salito di 2 miliardi di euro a fronte di una crescita del Pil complessivo di circa 25 miliardi. Ma l'effetto complessivo del gruppo automobilistico sull'economia italiana è ben più rilevante del mero valore aggiunto. Basti considerare l'indotto nel computo. Sia a monte, nella componentistica, sia a valle, per esempio nelle assicurazioni o nel credito al consumo. Alla fine, stimano Centro Einaudi e Lazard , l'impatto della Fiat sull'economia del Paese è pari a circa quattro volte il valore aggiunto. Otto miliardi che arrivano a pesare per un terzo della crescita del Paese.
CONSUMI INTERNI FERMI - Dall'aumento della domanda estera, spiegano i curatori della ricerca, è pervenuto un altro terzo dell'aumento complessivo del Pil italiano. All'incirca altrettanto è giunto dagli investimenti interni. Fuori dall'auto quindi, i consumi interni si sono rivelati praticamente immobili nel 2006: sono infatti saliti di appena lo 0,1-0,2%. Un dato peraltro in linea con le statistiche sulle vendite al dettaglio. Nei giorni scorsi anche il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nella sue Considerazioni finali aveva messo in primo piano tra le priorità della politica economica la ripresa dei consumi delle famiglie.

tratto da corriere.it