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Lou Reed

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2006 21:20
01/05/2005 20:08
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TRE VERSIONI DEI FATTI (i fatti siamo noi)
Frankfurt am Main, domenica 24 Aprile 2005.

#1. Resoconto dell’incontro secondo Actias (descrizione del tipo narrante: piumino scuro, jeans neri, scarpe e borsa sportive, capelli legati, telefonino con fotocamera integrata nascosto in tasca, aria divertita).
Scendeva una pioggerella primaverile ed era la nostra ultima notte in città: ventiquattro ore prima, per puro caso, avevo scoperto le locandine del concerto e, per farla breve, ero andata in paranoia. La mattina, Lou Ratzo ed io, invece di prenderci la benedizione urbi et orbi via cavo, uscimmo per concludere la nostra carriera di turisti, nutrendo la tacita speranza di trovare una biglietteria in attività o un ricettatore, ma la domenica nell’Assia, come in tutta la Germania, è un giorno cristiano anche per i turchi, i persiani, i vietnamiti ed i cinesi, cioè, -come ha detto Lou Ratzo,- per chi cristiano non è. Così, avevo proposto, innanzitutto, una ricca cena in un Döner Restaurant, nel quartiere della stazione, quindi un’affacciatina alla Alte Oper, tanto per sbirciare e poi una sosta alla rinomata Jazzkeller, dove avevo intenzione di tuffare i miei dispiaceri nella birra, ascoltando jazz dal vivo. Così, costrinsi i miei amici a fare, prima di tutto, una rapida rassegna esterna dei locali a luci rosse in Kaiserstraße e poi a passare sotto i grattacieli delle banche di Neue Mainzerstraße. Giunti in Opernplatz, vedemmo gente uscire dal pronao dell’ingresso e capimmo che il concerto era appena terminato. Erano le ventidue e sedici: Lou Ratzo mi ha consigliato di giocarmi i numeri.[SM=g27962] Lasciando l’altra metà del gruppo a fumare una sigaretta al riparo sotto il porticato, Lou Ratzo ed io ci dirigemmo alle spalle dell’edificio, doppiando un autobus rosso ed una Mercedes nera parcheggiati accanto all’ingresso secondario, posto su una piccola piattaforma circondata da una transenna e con una corta passerella laterale. Ci aspettavamo grande ressa, come al solito in queste occasioni e, invece, c’erano pochissime persone che attendevano tranquillamente. Appena giunti davanti alla porta, abbiamo visto Lou Reed dare avvio alla sua fuga, poi subito pentirsi di non averci fatto attendere abbastanza e quindi rientrare nell’atrio.
Il fatto è che il mio migliore amico mi porta una fortuna che non so descrivervi! Una volta, appena giunti a Roma, Lou Ratzo ed io, passeggiando senza fretta, andammo da P.zza del Popolo a Trinità dei Monti e beccammo Madonna che usciva dall’hotel... ti ricordi, eccellenza?[SM=g27960] Se passi di qui, eccoti un saluto.
Subito dopo il rientro del cantante, una ragazza dell’entourage è stata inviata fuori a prendere il materiale da far firmare al divo. C’era chi consegnava libroni ed album da tipici cacciatori di autografi, chi il biglietto del teatro, chi fotografie o biografie del newyorkese e chi LP. Frugando nella borsa frettolosamente, riuscii a trovare solamente un foglio stropicciato, stampato dal sito delle FS, sul quale avevo annotato un paio di indirizzi da visitare e lo diedi velocemente alla tipa. Abbiamo atteso per una decina di minuti. M’ero messa a chiacchierare con un ragazzo reduce dal concerto (che è stato solo capace di sorridere beatamente e dirmi che era stato “super!”) e si era intromesso nel dialogo anche un fan d’epoca, reduce da chissà quanti trip, la cui moglie reggeva in braccio una trentina di LP e ha raccontato di quando andò al concerto dell’Ecstasy Tour a Offenbach (presso Francoforte), qualche anno fa. Nel momento esatto in cui domandai quale fosse la scaletta eseguita alla Alte Oper, uscì zio Lou!
Quei bastardoni dell’organizzazione avevano mandato avanti un omone a distribuire il materiale autografato alla nostra destra, per attirare l’attenzione degli astanti, mentre il cantante e il suo gorilla sgattaiolavano alla chetichella a sinistra. Io ho scelto la sinistra[SM=g27961] ed anche Lou Ratzo: ci siamo armati dei rispettivi telefoni fotocellulitici e, con polso tremante ed incerto, abbiamo scattato. Potete notare la differenza di marca dalla definizione delle immagini ed, inoltre, potete vedere il nostro punto di vista dalle fotine che ho postato: io ero davanti alla Mercedes parcheggiata e Lou Ratzo era vicino al basamento.
Reed è piccolo di statura ed è magrissimo. Aveva il volto molto stanco: sarà stato il jet-lag... Portava in testa un cappellino che gli copriva gli occhi e teneva la testa bassa, ma si vedeva benissimo che sorrideva, anche se a bocca serrata. Indossava un paio di jeans ed una felpa blu notevolmente oversize; dietro di lui, un lacchè gli reggeva l’ombrello. È avvenuto tutto rapidamente, perché nessuno ha dato fastidio. Mentre saliva in auto, quel LouReedo fetente continuava a guardare il suolo, per cui io, con il mio fascino stizzito, gli ho gridato: “Hey, mister Reed!!!”. Lui ha alzato il volto ed ha agitato la mano verso di me in segno di saluto e, dato che c’era, ha salutato anche il resto dell’assembramento. Una volta a bordo, ha continuato a salutare da dietro i vetri scuri, mentre l’automobile partiva. Mi è passato praticamente davanti, anzi sotto la faccia. Non appena sparì dalla visuale, andai a recuperare il mio foglio, scoprendo con delusione che era privo di firma, mentre il fan antico ha riavuto il suo paio di vinili autografati. Mentre il gruppetto si dileguava, mi sentivo alquanto gelatinosa: per fortuna c’era con me Lou Ratzo a darmi conforto. Abbiamo recuperato l’altra metà del gruppo e, dopo aver narrato loro tutto quello che ho appena scritto, ci siamo incamminati lungo la via lussuosa di Francoforte, la Goethestraße, in direzione della Jazzkeller. Inutile dire che il dialogo era sui seguenti toni: “Ma quanto schifo gli potrà fare ‘sta città tutta piena di banche?” - “Chissà dove lo portano ora...” - “In qualche night club di Kaiserstraße, sicuro!” - “E in quale hotel dormirà stanotte?” - “Secondo me, allo Sheraton!” - “Nah, forse al Plaza. E pensare che, un tempo, racimolava spiccioli per strada”, e via discorrendo, tra frizzi e lazzi vari e canticchiando du du du du du, du du du du, du du du du, du du du du... e così, nella città impensabilmente deserta, i nostri discorsi volarono nell’aria umida della notte.

#2. Ed ora i pensieri del crucco che ha riavuto indietro il suo LP autografato, ma non mi ricordo quale (descrizione del tipo narrante: incarnato pallido e sciupato, stessa età di Reed, giacchetta di camoscio giallognola e lisa, jeans chiari, capelli lisci e lunghi al collo, colore dei capelli: paglia, occhi slavati con pupille piccole, - insomma, il tipico crucco).
*Tja, ich wartete shön seit langem für alles das. Kann nicht glauben an was ich sehe, aber hab’mich dazu vorbereitet. Ha ha ha! Tja, jetzt schaumer’mal, ob da Leute gibt’s, zu stören mit meinen Reden. Tja, dieses Mädel mit dem Typ! Sie fragt ihm, ob Lou Reed schon hier gesungen hat. Nää, er ist hier zum ersten Mal, aber*, ‘tschuldigung, ich war schon beim Konzert in Offenbach, tja, zum Ecstasy Tour und es war richtig super! Tja, dies auch war super, aber... tja, was? Welche Lieder hat er gesungen? Tja, er hat... Ach, verdammte Scheiße! Da kommt der Typ mit meiner Platte! Ich muß weg! Tja! Hilda!!! Komm'mal her! Nä, lass los! Gib mir di Tüte. Tja, guck mal: da ist das Autogramm...”
Traduzione di Peter Handke e Wim Wenders.
“Vabè, è da parecchio che aspetto ‘sto momento. Non riesco a credere a quel che vedo, ma mi sono preparato. Ha ha ha! Vabè, ora vediamo un po’ se c’è qualcuno da disturbare con i miei racconti. Vabè, quella damigella con il tipo! Lei sta chiedendo se Lou Reed ha già cantato qui. Noo, è qui per la prima volta, ma scusate, io sono stato al concerto di Offenbach, vabè, durante l’Ecstasy Tour e quello è stato davvero super! Vabè, anche questo è stato super, però.. vabè, che cosa? Che canzoni ha cantato? Vabè, ha cantato... Oh maledetta mer**! C’è il tipo con il mio disco! Devo andare! Vabè! Hilda, vieni un po' qua! No, lascia, dammi la busta. Vabé, guarda, ecco l'autografo...”
E qui il soggetto s’è allontanato, per prendere il suo supporto firmato. Siete riusciti ad indovinare il suo tratto distintivo?

#3. Ed, infine, ma non da meno, ecco la variante di Mr. Lou Reed (descrizione del tipo narrante: felpa scura e oversize, jeans, scarpe sportive, cappellino da baseball blu, faccia sbattuta come un pop corn, aria distaccata, ma poco divertita):
*What the fuck? Shit! These fuckin’ assholes, why won’t they let me go? Shit, shit, shit! Ok, there’s no problem, let’s go back, I’ll come out later. Damn, they want me to sign their fucking stuff! You all suck, blasted fools. Ok, do it quickly! There are some people waiting for me in the red light district near the main station... Hey, here are so many records, books, photographs, papers... Uh, what’s that? Let’s take a look: trenitalia dot com? It’s an italian railway schedule! This might be some italian bullshit... I won’t sign it. Time to go. You, guy, take this stuff and give it ‘em back, while I walk away. Good! They don’t care for me, I tricked ‘em! These stupid assholes... Here’s the car. Uh... Who calls me? Wait! Look at that charming young lady! Let’s wave a hand. Sorry, gal, I gotta go: woulda hit ya a little bit, though ya could be my daughter, anyway... bye, bye!*”
Traduzione di Fernanda Pivano, censura a cura dell’Istituto Coco Chanel:
“Che ca***? Mer**! ‘Sti str** del ca***, perché non mi fanno andare via? Mer** mer** mer**! Ok, non c’è problema, torno dentro ed esco dopo. Dannazione vogliono che firmi la loro fott*** roba! Mi fate schifo, idioti sballati. Ok, vediamo di fare presto. C’è gente che mi aspetta nel quartiere a luci rosse vicino alla stazione... Hey, qui ci sono un sacco di dischi, libri, fotografie, pezzi di carta... E questo cos’è? Vediamo un po’: trenitalia punto com? È un orario della ferrovia italiana! Dev’essere qualche str***ata italiana... non la firmo. È ora di andare. Hey, giovane, prendi ‘sta roba e dagliela, mentre me ne vado. Bene! Non mi considerano, li ho fregati. Sti stupidi str****... ecco la macchina. Eh... chi mi chiama? Ma guarda che bella ragazza! Ora la saluto. Mi dispiace, signorina, ma devo andare, altrimenti una botta te la davo anche se potresti essermi figlia, allora... ciao ciao!”

Saluti a tutti,
Actias fotoreporter internazionale e internata.[SM=g27961]

[Modificato da ActiasLuna 09/05/2005 16.59]

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