Ma non basto' tutto questo.
L'uomo dovette anche rispondere al suo intimo sentire, dovette guardarsi allo specchio.
E si spavento': vide un "oggetto", vide uno strumento, un utensile. Vide quello che era diventato, e allora mistifico' e s'imbroglio'.
La' dove c'era, abbruttimento, decadenza, snaturamento: la' dove si rubava il tempo, il raccoglimento con se stessi, una giusta cadenza; la' dove si voleva credere vero quello che era falso, dove si consumava il "di piu'" , l'inutile, l'ingordigia, l'indigestione; la' dove non rimaneva piu' nulla di quello che ci faceva sentire in pace con noi stessi, che ci "soddisfaceva "veramente", che ci quietava, che ci rasserenava; la' dove tutto si brucia in un attimo, si consuma senza nemmeno gustare, invecchia dopo un giorno, annoia dopo un'ora, disgusta dopo un minuto; la' dove si sacrificava tutto il nostro "momento", il nostro sforzo, la nostra fatica, la nostra energia, la nostra "testa", la nostra angoscia, il nostro correre frenetico, all'altare del "Dio consumo",
la'- dove c'era tutto questo- si disse una parola e la si credette vera: progresso.
[Modificato da sergio.T 23/12/2005 11.26]