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Stefano Benni

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2004 09:04
06/03/2004 00:38
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ragazzi, voi avete bisogno di Benni...
me l'ha detto il mio psicologo
posso rompere le scatole e mettere qualche autore?
Se dite di no....lo faccio lo stesso...


06/03/2004 00:41
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fai pure... [SM=g27960]
06/03/2004 00:44
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se sopportate..
06/03/2004 00:46
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ormai sono curioso, voglio rischiare...[SM=g27973]
06/03/2004 00:52
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leggetelo però....
IL MARZIANO CHE SPENSE SPIRIT

Scena: il suolo di Marte. Un paesaggio desolato di pietre e sabbia rossa, senza ombra di vita: sembra che sia passata l’atomica o il ministro Urbani. Il veicolo spaziale Spirit arranca sulle sei rotelline, puntando qua e là la telecamera. I pannelli solari sono tutti impolverati, e qualcuno c’ha scritto sopra “Lavami idiota”. Alla Control Room della Nasa stanno analizzando la scritta come possibile indizio di vita intelligente.
Ed ecco che, improvvisamente, dalle dune sbuca una creatura. È una specie di scimmia rossiccia e spelacchiata, con nove braccia e grandi occhi amaranto, un solo capello sul cranio, avviluppato in crocchia. A prima vista, un incrocio tra un lemure, un calamaro e Schifani. La Control Room applaude emozionata, tremila computer fibrillano: è stato avvistato il primo marziano. Questa è la fedele trascrizione dell’incontro, ed è anche la verità sul guasto di Spirit.

Spirit — A nome del presidente americano e dei suoi sudditi terrestri, io vengo in pace. Il mio nome è Spirit.
Creatura — Ciao. Io abito qui e mi chiamo Geronimo.
Spirit — Questo nome mi ricorda qualcosa. Amico alieno, oggi è un grande giorno per le nostre civiltà. Porteremo su Marte ossigeno, ricchezza e democrazia. Posso fotografarti?
Geronimo — Un momento che mi pettino (scrolla il monocapello e lo riavvolge). Ma tu sei un terrestre?
Spirit — No, i terrestri sono brutti e di materiale scadente. Posso farti delle domande? Ho visto che vieni dal cratere che noi chiamiamo Gusev.
Geronimo — Noi usiamo altri nomi. Quello è il cratere Parmalat, tra i crateri Fiat e Enron, a sinistra del cratere Fininvest, misteriosamente scomparso dieci anni fa.
Spirit — E di che sesso sei? Maschio o femmina?
Geronimo — Noi abbiamo nove sessi. Quando facciamo le orge dobbiamo usare una calcolatrice.
Spirit (imbarazzato) — Dalla Control room mi dicono che questo non va bene. Il nostro presidente George Bush, nel recente Discorso all’Unione, ha detto che siamo contrari alle coppie gay e al sesso extramatrimoniale. Anzi, la cosa migliore per un vero americano è la castità, che evita le malattie e lascia intatte le forze per la guerra.
Geronimo — Anche noi qualche volta lo diciamo, ma non lo chiamiamo Discorso dell’Unione, lo chiamiamo Discorso Ormai-non-mi-tira-più.
Spirit (minaccioso) — Ti proibisco di parlare così del mio capo! Sappi che sotto questo pannello solare, tra il microscopio e la trivella, ho un fucile mitragliatore.
Geronimo (tranquillo) — Sappi che con nove braccia posso usare contemporaneamente cinque chiavi inglesi e quattro cacciaviti.
Spirit — Scherzavo. O alieno obsoleto, io ti porto le idee della libertà, del business, della new economy. Non vi annoiate in questo deserto rosso? Dobbiamo sfruttarlo, renderlo produttivo. Cercheremo l’acqua, il petrolio, i tartufi. Costruiremo città, strade, penitenziari, Mc Donald, Disneymars. E campi da golf, ovunque. Non baderemo a spese per colonizza... volevo dire, per aiutarvi. Per esplorare Marte io sono costato 800 miliardi di dollari, è una bella cifra, anche se molto meno di quanto ci è costato esplorare l’Iraq e meno di quanto ci costerà esplorare la Siria.
Geronimo — E cosa ci porterete esplorandoci?
Spirit — Almeno un milione di posti di lavoro.
Geronimo — Non c’è pianeta nella Galassia dove possano bere una balla simile.
Spirit — Forse hai ragione. Allora vi porteremo la democrazia. Vi libereremo dai tiranni.
Geronimo — Non ne abbiamo.
Spirit — Ve li portiamo noi. Poi vi regaleremo il nostro sapere. Ho qua una videocassetta coi migliori esempi della cultura mondiale, alta e popolare. Gli Usa hanno mandato Edgar Allan Poe e Rambo, la Germania Bach e l’Oktoberfest, la Spagna Velazquez e Iglesias, l’Inghilterra Newton e il Principe Carlo. L’Italia il Grande Fratello e il festival di Sanremo.
Geronimo — E non portate altro?
Spirit — Certo: i videocellulari, gli antibiotici, e poi il superenalotto, il bingo, l’hamburger, il falso in bilancio, la mafia, il lifting...
Geronimo — Mi gira la testa. E della nostra civiltà cosa resterà?
Spirit — Caro amico dalla pelle rossa, a voi non succederà nulla. Basta che rispettiate alcune regole.
Geronimo — Ad esempio?
Spirit — Ad esempio non dovete tenere armi di sterminio di massa. Ne avete?
Geronimo — No, solo pietre. E avendo nove sfinteri, siamo molto pericolosi in un combattimento chimico. Ma noi potremo visitare liberamente la vostra terra?
Spirit — Certo! Basta che rilasciate le impronte digitali di tutte le mani, che non abbiate trascorsi comunisti, che non veniate in aereo, che non siate gay, che non siate fidanzati con uno zibetto, che non siate musulmani, che non siate anarchici irredentisti, che abbiate un lavoro fisso e che non facciate satira criminosa...
Geronimo — E se noi volessimo rimanere in pace, quassù da soli?
Spirit — Mi dispiace ma non è possibile. Il presidente Bush l’ha già promesso agli elettori. Gli americani sbarcheranno su Marte nel 2020. Sai quando è? Conosci come sono fatti i calendari terrestri?
Geronimo — Certo. Nel 2020 vuole dire tra centonovantadue culi. Ma tu sei un ambasciatore o cosa?
Spirit — Io sono un robottino-spia. Con i dati che fornirò, prepareremo il viaggio e la prossima volta...

A questo punto l’audio diventa disturbato, e si vede il volto di Geronimo avvicinarsi alla telecamera, un po’ grandangolato. Poi il marziano solleva con le nove braccia un pietrone colossale, proprio sopra il robot.
Spirit (spaventato) — Un momento, fermati, cosa fai...
Geronimo — Si chiama guerra preventiva.
(Colpo sordo, rumore di lamiere, il bip di collegamento si interrompe, il video si oscura. Riappare per un attimo la visione del marziano che grazie alle nove braccia riesce a fare contemporaneamente tre gesti appendi-ombrello e tre paia di corna.

Questo è ciò che è veramente accaduto. Dopo la botta in testa Spirit trasmette dieci parole al giorno, e sei gliele censurano perché sono riferite a Dell’Utri. Lassù su Marte, nel cratere di Parmalat, gli obsoleti alieni tirano un sospiro di sollievo. Dopo questo ennesimo fallimento, il capo della Nasa, Scrap Iron, ha dichiarato: “Il problema dei prossimi anni è questo: come farà l’uomo ad adattarsi al clima ostile di questo pianeta, senza alberi e senz’acqua, percorso da bufere gelide e vampate di calore? Marte? Veramente io stavo parlando della Terra”.







06/03/2004 00:55
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Ho letto quattro mesi fa "Bar dello sport" - in Europa è considerato il miglior scrittore italiano vivente; in Italia, invece, la gente preferisce Melissa P.
Anche nel campo del cinema ha detto la sua. Grande Greta!

ps: lo sai che fra poco apriremo una sezione letteratura?
06/03/2004 00:59
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chiamatemi
ci tengo......[SM=g27963]

Benni è troppo forte....
a poco un nuovo racconto....
06/03/2004 01:03
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LETTERA
LE MIE DIMISSIONI
tratto da di domenica 11 maggio 2003

Dal cavalier Berlusconi riceviamo e pubblichiamo:

Gentile direttore, le scrivo in circostanze a dir poco drammatiche, non per il paese, di cui non mi frega nulla, ma per la mia persona e i miei affari.
Sono in preda a crisi di persecuzione, isteria, vittimismo, sete di vendetta e onnipotenza frustrata. Sono esaurito, stressato, ho perso sei chili, per fortuna cinque erano di cerone. Il regime si accanisce contro di me, pensi che per andare in Rai devo avvertire tre ore prima mentre Ceausescu aveva lo studio televisivo in casa. Urlo, strepito, scaìno e insulto in ogni luogo, dagli spogliatoi calcistici alle aule di tribunali. Non sarei in grado di guidare una Panda e devo guidare l’Italia e l’Europa. Eppure resto al mio posto. Ma c’è un perché.
Le dico subito direttore che ci sono tre casi nei quali, in ogni paese democratico, un premier deve dimettersi all’istante, anche se ha il novanta per cento dei suffragi (e io non ho più neanche il cinquantuno).
Uno: quando il premier è plurinquisito e il suo avvocato principe, braccio destro, portaborse ungitore è stato condannato, anche se in primo grado. Fortunatamente questo fa parte del senso di dignità, che io mi son fatto togliere insieme a un premolare.
Due: quando un premier non è più in grado di assicurare la convivenza civile nel suo paese, condizione che travalica ogni maggioranza e mandato elettorale ed è fondamento di ogni legalità e democrazia, e in questo io ho già abbondantemente fallito.
Tre: quando manca l’equilibrio mentale e tricologico necessario.
Riguardo al primo problema, con l’immunità parlamentare cancelleremo ogni sospetto e persecuzione.
Il golpe delle toghe rosse non si ripeterà, certi tempi non torneranno. Tutti si ricordano quando a Milano dovevi presentarti negli uffici con un assegno in bocca per ottenere qualcosa.
Guardi la bocca di Previti e Dell’Utri e capirà quanto hanno dovuto soffrire, tenga lei dodici libretti di assegni tra i denti. Riguardo alla convivenza civile, chi se ne frega? Io non voglio convivere con una marmaglia che non merita la cittadinanza italiana. Parlo dei giudici politicizzati, dei comunisti, dei giornalisti diffamatori, delle massaie coopdipendenti, di quelli che leggono l’Economist, dei sostenitori papalini, dei pacifisti con le bandiere insanguinate, dei sindacalisti brigatisti, degli sterili e numericamente esigui milioni di manifestanti. La società civile è troppo complicata, un’azienda che funziona non può avere troppi azionisti. Alla società civile io preferisco la società segreta. Se fosse per me, la Statua della libertà dovrebbe avere il cappuccio. L’ho detto a Bush e lui mi ha risposto sottovoce che era d’accordo, ma non si può fare per ragioni estetiche. Comunque per me la convivenza civile si riassume in una frase: tu compri, io vendo e tutto va bene.
Basta con le ingiurie. Non sono aggressivo né vittimista né isterico né megalomane né intollerante né vendicativo né paranoico, ogni giorno passo ore al telefono minacciando oppure lamentandomi con tutti, e mordo le unghie di mio fratello pensando che uno statista di valore mondiale come me deve lottare contro le fastidiose opinioni altrui, ma la pagheranno cara perché c’è un regime contro di me e so benissimo che Prodi è esperto di voodoo, ogni notte resuscita le mortadelle. Pur perseguitato mantengo uno stile invidiabile e un sano rispetto delle istituzioni. Se poi qualche miserabile ignorante giornalista inglese o qualche giudice che si ispira a una costituzione sovietica aizzato da una magistratura giacobina e da una stampa molotovista mi attacca io democraticamente rispondo. Tre anni di galera a chi scrive il contrario. Non ho niente contro i pacifisti, ma se mi fanno calare nei sondaggi e sfilano contro il mio amico Bush, si ricordino cos’è successo a Genova, e sappiano che da oggi si può sparare ai manifestanti in via preventiva. E se Ancelotti non sostituisce Costacurta con Serginho e io faccio zero a zero con quel comunista fottuto di Moratti, non ho il diritto di entrare nello spogliatoio e far casino, visto che è roba mia? E se qualcuno mi contesta in tribunale e la Rai e Mediaset amplificano l’episodio con le loro troupe prezzolate, non ho diritto di incazzarmi, visto che è roba mia? Io comunque mi inchino alla sovranità dell’informazione, e cioè a Me.
Questa è la prima parte, direttore, ma adesso viene il bello. Io posso fare tutto questo e anche di più perché mi sono dimesso. Ho fatto quello che l’opposizione avrebbe dovuto fare da tempo: ho chiesto le mie dimissioni e le ho accettate. Non sono più il premier degli italiani, ma un tirannello bugiardo, astioso e inferocito che se ne frega di democrazia, costituzione e regole. Non sono ciò per cui si è votato, ho inventato un nuovo ruolo politico, il neuropremier. Tutti lo sanno e abbozzano, da Ciampi a Fassino. Ho dovuto dimettermi perché la mia incapacità di governare è evidente, il conflitto tra i miei interessi e quelli del paese è quotidiano, il rifiuto di rappresentare tutti è ribadito, la mia incapacità alla democrazia è cronica ed esibita. Se dovessi rispettare le regole della lealtà politica dovrei dire: sono proprio io che ho diffamato il ruolo di presidente del consiglio e me ne devo andare, come in ogni democrazia, senza vittimismi e ricatti.
Invece resto e faccio tutto quello che mi pare da dimissionario: è più facile e comodo. E la sinistra istituzionale me lo permette. Avete mai sentito da loro la parola «dimissioni»? Avete visto come sono cauti su piazze e referendum? Da quanto non li sentite più parlare del conflitto di interessi e della pidue? Fan finta di niente. Aspettano nuove elezioni, un nuovo governo di destra o di sinistra, la possibilità di qualche inciucio, la provvidenza, qualche posto di ministro, che ne so. E questo mi rende ancora più furioso. Io, la bandiera dell’anticomunismo, mi sono dovuto dimettere da solo, senza la gioia di essere sfidato dall’opposizione. Dimettersi da se stessi è un atto disturbante e mi ha reso nervoso. E sarò sempre più nervoso e vendicativo, e manderò questo paese in malora, perché non sono riuscito non dico a unirlo, ma neanche a governarlo: macché riforme e gran lavoro, ho perso più tempo per salvare Cesarone e ingoiare la Rai e far regali a Bossi che per occuparmi di scuole lavoro e ospedali, ho tradito lo spirito democratico di ogni elezione, e allora tanto vale spaccare tutto, ma quale Milano capitale o Roma capitale, il mio sogno è Genova, tutta l’Italia in mano al battaglione Tuscania e ai reduci della Somalia.
Pubblichi la lettera, se non vuole che le mandi gli ispettori, e i miei non sono quelli dell’Onu. Sostituisca Vauro con Maldini, venda le mie videocassette invece di quelle musiche da extracomunitari, smetta di attaccarmi e si tagli quella barba da talebano. E se lei sostiene ancora una volta che io voglio spaccare il paese in due, si sbaglia, voglio spaccarlo almeno in quindici pezzi, così quando li rivendo ci guadagno di più. E adesso mi scusi ma devo andare a fare le sole due cose che mi danno ancora gioia: regalare orologi a Bush e farmi nutellare la testa. Sono un grande statista, un grande stilista, un grande allenatore, sono unto da Dio, sono il re degli affari, sono un gran figo, sono il Bush del Mediterraneo e il Saddam della cristianità, sono un uomo senza coda, sono una pagoda, sono il re dei vittimisti, sono l’unico al mondo che vive in un paese con due regimi. Ma non sono più il premier di tutti gli italiani, rappresento solo me stesso.
Distruggerò questo paese che non ha saputo amarmi al cento per cento. Apparirò in televisione ogni giorno. Modificherò la costituzione sovietica sostituendola con la mia biografia. Non chiamatemi più premier. Chiamatemi Vendicatore Nero! Ceausescu, Bokassa, Amin Dada, Nixon, Peron, Leone, Cossiga, e tu D’Alema, non finirò come voi, andrò fino in fondo. Aaaargh! Adesso che mi sono sfogato sto meglio, ma sento che sta per arrivare una nuova crisi. In televisione c’è Topo Gigio, sento che mi sta diffamando. Pubblichi questa lettera senza cambiare una virgola, odio le virgole, pendono tutte a sinistra. Aaaargh!
Scusi lo scatto, torno al mio solito inimitabile stile. Allego alla lettera un regalo: un orologio d’oro a cucù. Farà un figurone nella sua cella.
Cordiali saluti,

il neuropremier Silvio Berlusconi




06/03/2004 11:38
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l'ultima lacrima
io ho eltto L'Ultima lacrima e sono daccordo con voi sull'unicità del suo stile in Italia.
riesce a pennellare con un linguaggio semplice e ironicamente disilluso i vizi e tutto il grottesco del nostro paese..
06/03/2004 11:47
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Io ho "coonosciuto" benni con questo articolo, e da allora me ne sono innamorata... c'è un suo sito non ufficiale che ha tutti i suoi scritti dal 1972 ad oggi...
PS: qualcuno ha letto "Achille piè veloce" o come diavolo è esattamente il titolo del suo nuovo libro? che ne pensate, vale la pena di comprarlo?

Cara mamma ti scrivo dal fronteCamp Silvio, deserto iracheno, 2 marzo.
Cara mamma, siamo in zona operativa. Ci hanno detto di non usare mai la parola guerra, locuzione antiquata e drammatizzante, ma piuttosto termini come intervento preventivo, motivi tecnici, obliterazione degli obiettivi. Anche noi soldati dobbiamo esprimere i nostri sentimenti in modo acconcio. Ad esempio non si dice “cagarsi addosso dalla paura” ma “elaborare lo stress in modo autoreferenziale”. Quindi sono il tuo Cosimo, e mi sto autoreferenziando perché ho paura che mi obliterino. Siamo in una tendopoli vicino agli americani, e si è creato un clima di sano cameratismo. Loro non ci chiamano più Macaroni, ma Chocolate boys, per l’abitudine del nostro premier di spalmarsi la pelata di Nutella quando va in televisione. Noi non li chiamiamo Gringos ma Findus, perché il presidente Bush si è fatto fare il lifting in crioterapia e per non fare squagliare tutto, se ci guardate bene, porta sempre al collo un filetto di salmone surgelato travestito da cravatta rosa.
Ieri è venuto il generale americano Mason e ci ha mostrato le prove delle armi segrete chimiche irachene. Una foto completamente nera, a riprova di quanto sono segrete. Poi ci ha spiegato che i missili iracheni hanno una gittata troppo lunga, mentre come è noto i missili di tutto il mondo hanno gittata comunale o tutt’al più provinciale. Ci ha fatto vedere addirittura un missile iracheno con la marmitta truccata.
Poi ha detto che c’è nel mondo un paese governato da un tiranno padrone di tutto e mentitore, che non vuole essere indagato né giudicato, è iscritto a un’organizzazione segreta di incappucciati che ha perseguito piani eversivi, consegna alle televisioni videocassette piene di minacce e per finire ha fabbriche d’armi ovunque, anzi le esporta in tutto il mondo, perciò l’Usa lo attaccherà. Gli abbiamo puntato contro i fucili e non li abbiamo abbassati finché non ci ha giurato che non parlava dell’Italia.

4 marzo
Oggi dovevamo avere due gradite visite. Il presidente Berlusconi e Sharon Stone. Ma non sono potuti venire. Invece di Berlusconi è venuto il ministro Martino e invece della Stone Maria De Filippi. Martino era bellissimo, con un cappello texano tricolore e gli sci da fondo. Credeva che l’Iraq fosse come l’Afghanistan. Ha ribadito che l’Italia non è in guerra, ma siamo qui solo per supportare in joint venture logistica l’intervento americano. Comunque ha detto di vigilare poiché il pericolo di un attentato è altissimo, si stanno saldando insieme il terrorismo islamico i pacifisti le brigate rosse i Nas i disobbedienti, gli arbitri, i vescovi e la cassazione.
Se colpiranno subito sarà grave ma se non colpiranno sarà anche peggio perché allora gli attentati li farà la Cia e quella va giù pesante. Infine il nostro colonnello ha gridato: volete camminare nel deserto per cinquanta chilometri o vedere Maria De Filippi che balla? Aveva appena finito di dirlo che eravamo tutti e trecento schierati in assetto di marcia. Il colonnello non sapeva se essere contento o meno. Dormiamo in simpatiche camerette col letto a Castelli. No, hai letto bene mamma, non a castello, a Castelli, i padani occupano la branda sotto, i meridionali dormono per terra. Il lettino sopra è occupato da un cartello: la branda va rifatta in nome del popolo.

7 marzo
Stamattina abbiamo eseguito un’esercitazione anti guerra chimica. Abbiamo fatto colazione con cappuccino liofilizzato e hamburger surgelati americani. Il cinquanta per cento non ce l’ha fatta ed è a letto che autoreferenzia. E’ venuto a trovarci Tony Blair. Che stile, che eleganza! Sembrava Little Tony passato per Oxford. Con lui c’era Gasparri. Che stile, che vivacità! Ha bofonchiato qualcosa per un minuto e poi è rimasto bloccato nella sua solita espressione: a bocca aperta e col labbro pendulo. Un po’ alla volta gli si stava riempiendo la bocca di sabbia e allora gli abbiamo messo una maschera antigas. Pensandoci bene, non ha cambiato faccia per niente.
Siamo eccitati perché ci hanno detto che in settimana dovrebbe finalmente arrivare Sharon Stone, se no Valeria Marini, se no la Moratti. E poi una buona notizia: a quelli del Grande Fratello li avvertiranno se scoppia la guerra, mentre a noi non diranno cosa succede nella casa del Grande Fratello: una bella rottura di marroni risparmiata.

8 marzo
Ci siamo scambiati le mimose. Da alcuni indizi l’attacco sembra imminente. Il colonnello Mason continua a portarci prove delle armi segrete di Saddam, ad esempio ci ha fatto vedere che i cannoni iracheni hanno la canna vuota, cosa ci nascondono dentro? Nel pomeriggio abbiamo visto anche gli ispettori Onu. Hanno tutti un berretto da Sherlock Holmes, la pipa e un metal detector. Gli americani gli hanno detto di scavare tutto in tondo nella sabbia, perché sotto poteva esserci un bunker segreto. Solo alla fine hanno detto che era uno scherzo, volevano solo che qualcuno gli costruisse una bella pista per le biglie, e si son messi a giocare con grande risate. Ho capito che gli americani sono dei gran burloni e che la vita dell’ispettore Onu deve essere durissima.
Alla sera, abbiamo visto il film “Il ponte sul fiume Lambro”, una versione padana del Ponte sul fiume Kwai con gli albanesi al posto dei giapponesi e Lunardi che fa il colonnello costruttore al posto di David Niven. Il film dura sei minuti, poi naturalmente il ponte crolla. Dopo il rancio il colonnello, democraticamente ci ha prestato il telefonino satellitare e ha detto: adesso ognuno mandi un essemesse alla sua ragazza. Il soldato Micillo, detto Miccichè per la sua intelligenza ha detto: potrei usare altre tre lettere invece di esse emme esse? Il colonnello ha detto che consulterà il regolamento.

12 marzo
Stamattina è venuto a trovarci D’Alema. Per mostrare che era per la guerra ma non troppo indossava una giacca da paracadutista, bermuda a fiori, e un preservativo sulla baionetta. Ha detto che dobbiamo essere tecnicamente pronti all’azione pacificatrice e ha cominciato a tracciare strani segni sulla lavagna. Per me erano i piani per un attacco a terra, per un mio amico era lo schema della nazionale di Trapattoni. Poi si è scoperto che era la linea politica dei Diesse sulla guerra.
Con lui c’era Vissani che ha preparato un rancio speciale. Tortino di sabbia al tartufo e poisson en boite avec julienne de haricots, ovverossia tonno in scatola e fagioli. Tutta la nuit abbiamo scoreggiato en pleine air chiedendoci pardon. La mattina D’Alema è risalito sulla sua barca (ci aveva messo sotto le rotelle) e ha detto che lui non dice bugie come Silvio Nutella: entro due giorni farà venire la Ferilli se no la Parietti se no Pecoraro Scanio.
Nel pomeriggio abbiamo fatto l’esercitazione insieme agli americani. Loro sparavano e noi andavamo a controllare se avevano colpito il bersaglio. Quando eravamo vicino al bersaglio loro continuavano a sparare e gli inglesi venivano a controllare se ci avevano colpito, e così via. Era un tourbillon molto vivace. La notte però ho dormito male.

14 marzo
Finalmente è arrivato il presidente Berlusconi in elicottero. Era incazzato perché per tutto il viaggio è stato seguito da un branco di fenicotteri che lo fischiava. E’ sceso con un agile balzo e per trovarlo nella duna hanno dovuto usare i cani da valanga. Silvio era in tuta mimetica, e sulla faccia aveva un fard speciale mimetico a chiazze studiato dal Pentagono e dalla Revlon. Purtroppo si era messo in testa troppa Nutella e i cammelli sono impazziti e hanno cominciato a leccarlo.
E’ salito sul palco e ha detto che lui non è solo il presidente operaio il presidente picciotto, il presidente terremotato, ma anche il presidente soldato. Ha detto che non ha fatto il militare perché le caserme sono un covo di bolscevichi, ma che sa usare un’arma. Ha fatto mettere dieci bottiglie una vicina all’altra a cento metri e ha imbracciato il fucile. Tutte le volte che sparava le bottiglia rimanevano intere e non succedeva niente. Ci hanno spiegato che sparava tra una bottiglia e l’altra, capito che mira? Alla sera abbiamo fatto Ustica two, un’esercitazione radar insieme agli americani. Loro simulavano di attaccare con degli aerei e noi simulavamo di rubare i tracciati. Devo dire che li abbiamo surclassati.

23 marzo
E’ stata una serata indimenticabile. E’ arrivato Colin Powell, un negrone che sembra il commercialista di Tyson e ci ha mostrato nuove prove delle armi irachene. Una ricevuta fiscale della ditta tedesco-americana che ha venduto a Saddam il gas con cui ha sterminato i curdi. Le foto dei missili che gli hanno venduto i nostri alleati russi, e i sistemi di puntamento italiani e francesi. Poi ci ha insegnato a torturare i prigionieri senza lasciare segni e ha cantato “Caravan petrol”. Che simpatico!
Quando se ne è andato ci siamo torturati per un po’ ma ci stavamo annoiando. Per fortuna, a mezzanotte ci hanno detto che avevano montato il palco per lo show. Dovevano esserci le veline ballerine, invece c’erano due velone ballerone con uno spinnaker per slip. Poi Schifani e Vito che volevano fare i fratelli De Rege, ma la scenetta non è mai iniziata, indovinate perché. Alla fine, c’era il balletto di Maria De Filippi e Pecoraro Scanio, ma fortunatamente si è alzata una tempesta di sabbia. Dio è con noi.

25 marzo
Siamo andati a letto agitati, perché siamo in job alert, mi sa che domattina attacchiamo. La prova certa è questa: si sente un gran puzza di salmone rancido, quindi Bush e la sua cravatta rosa sono arrivati. Inoltre in Iraq ci sono settecentomila soldati e rimpatriarli tutti costerebbe troppo. Ci hanno distribuito l’equipaggiamento antichimico, una maschera antigas e una cartina di Milano. Il colonnello Mason ci ha detto che i primi a andare all’attacco, per motivi tecnici, saremo noi italiani, ma di non preoccuparci perché ci coprono loro con gli aerei, basta seguire l’ombra.
Guardo le stelle irachene, così simili alle nostre, e penso: ma insomma, con la new economy e le promesse del nano nutellato, e la tecnologia, e l’impero del Bene come mai tutto quello che si annuncia nel nostro futuro è una guerra dopo l’altra? Possono due petrolieri megalomani spaccare in due il mondo solo perché nessuno li lascia soli nella loro paranoia? Ma poi mi sono consolato: mamma: pensa a quelle guerre scomode, nelle trincee col fango, le scarpe sfondate e invece siamo qui con gli alleati Usa cento volte più forti dei nemici, un bell’equipaggiamento e mezzi modernissimi, pagati dai cittadini. Morire in una guerra così è da disfattisti, anzi, come dicono gli americani, è proprio out. Vero, mamma?

28 marzo
Cara signora madre di Cosimo.
Questa non è una lettera preconfezionata, ma personale per lei. Sono lieto di informarla che suo figlio Cosimo è tecnicamente morto nella prima operazione di prevenzione, obliterato da fuoco amico. La cordiale ferita gli ha causato un’amichevole emorragia che lo ha cameratescamente dissanguato accompagnandolo a braccetto nel paradiso degli eroi. Ma non sia triste. Per consolarla di questo spiacevole inconveniente ho almeno tre belle notizie.
Essendo suo figlio Cosimo il primo caduto italiano in zona, ha vinto il premio del Presidente del Consiglio consistente in una licenza premio di due settimane da trascorrere in una delle sue ville in Sardegna. In quanto a lei, mamma di Cosimo, sarà ospite d’onore a ben tre talk show in una settimana. La prego di comprarsi i vestiti adatti. Sappiamo inoltre che suo figlio Cosimo era di sinistra. E inoltre meridionale e licenziato da poco. Si immagina che vita avrebbe fatto nel nostro paese? Meglio così.
Con simpatia, il presidente del consiglio, generale Sylvio Nutella Berlusconi.

PS. Non si sogni di protestare. Solo il popolo mi può giudicare, e lei è una sola.



Stefano Benni

09/03/2004 00:13
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Achille piè veloce
Ulisse è un giovane scrittore in crisi creativa (un tempo ha scritto un libro ma si è fermato lì), lavora in una casa editrice sull'orlo del collasso ed è innamorato di Pilar-Penelope, una bellissima immigrata senza permesso di soggiorno (ma non rinuncia alla sua inveterata poligamia). Un giorno arriva via e-mail un messaggio: "Se lei riuscisse a concepire nella sua testa una qualsiasi definizione di normalità in nessun modo io rientrerei nella sua definizione". Ulisse si reca all'appuntamento con Achille ("lei ha un nome omerico come me", diceva il messaggio) che è malato e gli apre un mondo inatteso di assurdità, vitalità e dolore. L'alleanza fra Ulisse e Achille è una risorsa nuova, inaspettata. A vantaggio di chi? Di cosa? Che prezzo deve pagare Pilar per la sua libertà? E Ulisse per la sua dignità? E soprattutto Achille per la sua vita? Gli eventi scivolano rapinosi verso una chiusa inattesa, fra commozione, rabbia e ilarità.

Libro amarissimo e bellissimo.
C'insegna che al mondo non c'è solo il bello, ci da una grande lezione di vita.
A noi fighetti, a noi fortunati, a noi che abbiamo tanto


09/03/2004 11:42
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scusate ma...
non è per fare il bastian contrario ma Stefano Benni è decisamente sopravvalutato. Niente da dire, talento per la scrittura ne ha da vendere, è la trama dei suoi "romanzi" che è un po' discutibile; non so, mi sembra uno che è consapevole di scrivere gran bene, e questa sua consapevoleza si trasforma in un boomerang che lo porta a scrivere libri in cui la trama è nettamente "cucita" sulla sua scrittura, romanzi che portano la vanità di Benni al suo parossismo. In soldoni:"ragazzi io sono un super figo, scrivo da dio, guardate qua che roba".Dei suoi libri spesso mi son rimasti dialoghi "mitici", ma sinceramente l'amarezza e l'ironia che dovrebero contraddistinguerlo mi sembrano spesso velate di una certa supponenza che rendono il tutto "pseudo lirico" ergo gottesco e quando il grottesco non è voluto nelle intenzioni dell'autore il tutto assume una vena amara(e questa volta l'amarezza è vera).
09/03/2004 20:59
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...
Io sto leggendo di Benni "Il bar sotto il mare" per ora il mio giudizio è piacevole ma niente di che, vi farò sapere tra qualche giorno...




10/03/2004 11:31
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bandito
non mi trovi d'accordo
per me Benni sa rinnovarsi sempre...
ciao
11/03/2004 23:47
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Saltatempo
Lo incontriamo da ragazzino mentre una mattina di fine inverno "scarpagna" verso le Bisacconi (le scuole elementari del paese, un cubo giallo vomito dentro un giardino di erbacce barbare). Canticchia "Se mi vuoi lasciare dimmi almeno perchè". Sono gli anni cinquanta e mentre ruba in una vigna un grappolo di schizzozibibbo, Lupetto, così lo chiamano, vede un uomo, alto come una nuvola, con una barba immensa e un cane vecchio al suo fianco. Un dio? Una divinità pagana grande e sozza come un letamaio che gli regala, per tutta la vita, una facoltà meravigliosa: un orologio interno anzi un orobilogio che gli consentirà di correre avanti nel tempo, di vedere quello che accadrà nel mondo e insieme di vivere il suo tempo, tra premonizioni e rivelazioni. Così Lupetto diventa Saltatempo, cresce bislacco e combattivo, mentre il paese dove vive si va trasformando e l'orobilogio con i suoi giri improvvisi e vorticosi prospetta il tempo che verrà. Dalla guerra partigiana al sessantotto, dalla nascita della televisione al tempo eroico del rock, dal primo amore al primo amico perduto, sotto la profezia di un delitto che forse si compirà: è il tempo dell'Italia che cambia, dei paesi che perdono la loro identità per diventare svincoli autostradali, del nascere e crescere dell'avidità e dei nuovi padroni, il tempo del consumismo che avanza, della trasformazione della politica e del mondo
21/03/2004 15:55
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http://www.stefanobenni.it/fabula/
vi consiglio questo sito dove scaricare tutti i suoi articoli dal '72 ad oggi
28/03/2004 14:08
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c'è un film
Santa Maradona, un film nettamente inutile che però, come spesso accade ai film inutili, lascia qualche sketch(si scrive così?)che assolutamente vale il prezzo del biglietto.
Nel caso specifico entrano in libreria delle tizie/i (non ricordo con precisione) e chiedono libri di Benni e Coelho. I tizi/e vengono brutalmente cacciati dalla libreria.
04/04/2004 00:01
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su Coelho non avevo dubbi
07/04/2004 11:17
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Re: c'è un film

Scritto da: ilbandito 28/03/2004 14.08
Santa Maradona, un film nettamente inutile che però, come spesso accade ai film inutili, lascia qualche sketch(si scrive così?)che assolutamente vale il prezzo del biglietto.
Nel caso specifico entrano in libreria delle tizie/i (non ricordo con precisione) e chiedono libri di Benni e Coelho. I tizi/e vengono brutalmente cacciati dalla libreria.


L'ho visto 3 giorni fa in TV... hai ragione, ci sono sketch che fanno morire (tipo: "Marco? Quello con il corpo da uomo e la testa di cazzo")
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