00 16/04/2008 16:40
Chiamala catarsi aristotelica, se vuoi. Il cartone animato offre una storia più o meno verosimile e lo spettatore si identifica, soffre e gioisce in grado maggiore o minore.
C'era della violenza e dell'illogicità anche nelle serie animate del passato: come dimenticare le catene ai polsi di Mimì e le rovesciate interminabili di Holly? E chi era capace di fare altrettanto? La sovrapposizione delle identità in formazione dei giovani telespettatori e della caratterizzazione del personaggio fittizio probabilmente avveniva non davanti al teleschermo, ma successivamente, in fase di rielaborazione ossia nel momento del gioco, il momento in cui ogni bambino e ogni bambina assumeva l'identità preferita portando avanti un ruolo fantastico, procedimento tipico dell'età dello sviluppo.