00 16/12/2005 19:40
Leggerò Dreiser molto presto, e sarà la prima volta.
Ho finito di leggere, in questi giorni, un altro statunitense, un filosofo poco conosciuto che, pur con una scrittura poco articolata e a volte appesantita da cavillose descrizioni, ha scritto uno dei libri più belli da me letti finora.

Da Walden ovvero Vita nei boschi di Henry D Thoreau:

"La mattina, bagno il mio intelletto nella stupenda e cosmogonica filosofia del Bhagvat-Gita, dalla cui composizione sono passati anni degli dei, e in confronto alla quale il nostro mondo moderno e la sua letteratura sembrano piccoli e volgari; e io credo che quella filosofia debba riferirsi a un precedente stato di esistenza, tanto remota dalle nostre concezioni è la sua spirituale elevazione. Poso il libro, e vado alla mia fonte per trarne acqua, e, oh! incontro il servo del Brahmino, prete di Brahma, di Visnù e di Indra, che siede nel suo tempio, sul Gange, leggendo i Veda, o abita ancora ai piedi d'un albero, con la sua crosta di pane e la sua brocca d'acqua."

In questo pezzo un discorso che mi sta a cuore. Le diverse concezioni filosofiche, quelle provenienti da culture poco conosciute dal mondo occidentale.
Thoreau era uomo che rompeva con la propria cultura e viveva in prima persona un "panteismo" che gli permise di trovare la vera essenza di sè.

In fondo le filosofie occidentali hanno "complicato" il tutto.

Chissà cosa avrà mai pensato il filosofo congolese a noi sconosciuto?