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    00 05/10/2007 18:42
    Jammie Thomas (nella foto) rischia di essere solo la prima. La prima delle 256 mila persone querelate dalla Recording industry of America (Riaa) per non essere scesi ad accordi nel loro comportamento illegale di dowload di musica digitale tramite peer to peer. La notizia è di oggi e la multa è di una cifra tale che il nome della disgraziata - in tutti i sensi, a questo punto - mamma single di 30 anni ha fatto il giro del mondo: 220 mila dollari ("soli" 155.500 euro) per aver scaricato 24 brani musicali utilizzando Kazaa. Ossia esattamente 9.250 dollari per ogni canzone. Pugno duro anche perché a carico della signora è stata imputata un'intera cartella condivisa da diversi utenti per un totale di 1.702 canzoni.





    Inutile dire che una tale enormità di cifre, e il fatto che per la prima volta un caso di pirateria da parte di un privato sia giunto a processo, ha trovato riscontro in un'eco globale nel mondo della Rete e in quello tribolato delle major musicali. Da un lato, quest'ultimo, è ovviamente arrivato il plauso per una tale iniziativa dalla portata esemplare ed esemplicativa per tutti coloro che "pirateggiano" o ambiscono a "pirateggiare" con file nati con il copyright. Ecco il presidente della Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana), Enzo Mazza: "La sentenza americana dimostra che condividere la musica abusivamente è un illecito preso in seria considerazione negli Stati Uniti perché danneggia una parte consistente dell'economia creativa di quel Paese. In Italia abbiamo ottime leggi per reprimere il fenomeno ma l'applicazione lascia molto a desiderare». E poi però arriva la citazione dell'operazione Discoteque da parte della Guardia di Finanza di Bergamo che ha portato alla denuncia di diversi soggetti "che distribuivano illegalmente musica in rete tramite le reti p2p" e a sanzioni amministrative per oltre 8 milioni e mezzo di euro!!!

    Dall'altro lato, quello online dei giovani Corsari neri e dei commentatori sempre molto attenti al polso del digitale (leggete per esempio Alessio Di Domizio e Alfonso Maruccia). Che da una parte bocciano la sentenza Usa come un vittoria di Pirro, mero accanimento contro una nativa americana a scapito dei terabyte di musica e film continuamente scambiati in barba ai diritti. E dall'altra fanno notare come, se dovesse passare la teoria espressa da Jennifer Pariser, a capo dell'ufficio legale antipirateria di Sony Bmg - “Quando un individuo copia una canzone per suo uso personale possiamo dire cha ha rubato una canzone. Una copia di una canzone acquistata regolarmente rappresenta nient’altro che un modo carino di affermare che abbia rubato solo una copia” - allora saremmo tutti pirati. Anche seplicemente prendendo le canzoni dai nostri vecchi cd acquistati regolarmente.

    Tema interessante e dai molti strascichi futuri.

    @corriere.it
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    bogitina
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    00 08/10/2007 00:05
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