00 01/06/2006 15:07
Rita la presuntuosa e la viltà della Sinistra
di Massimo Del Papa

tratto da: http://www.ilmucchio.it

Non è astensionismo qualunquista, si direbbe nausea e una volta tanto ragionata: il popolo sovrano, di cosa non si è capito, non ne può più d’essere istericamente invocato ogni due settimane a votare per elezioni decisive, che non decidono niente se non l’autoperpetuazione di chi le indice. La democrazia rappresentativa è sfinita dalla sua orgia, la profezia marxista trionfa nel momento esatto della sua negazione: il franare del muro comunista ha privato di senso anche il suo contraltare capitalistico, avviato ad autofagocitazione. I partiti lo sanno e vagheggiano ormai tutti le stesse cose con identico linguaggio premoderno: crescita, sviluppo, competitività cioè l’espansione ipertrofica della produzione e del consumo. Non ha più neppure senso distinguere in funzione degli schieramenti, più esattamente delle icone, d’altronde perfettamente fungibili anche visivamente, antropologicamente. Tra sedicenti progressisti e liberali, e conservatori e reazionari non esiste più apprezzabile distinzione, da cui l’abuso del termine “bipartisan”: spartizione del potere secondo logiche di cosca all’interno di un sistema mafioso dove i cittadini servono in quanto foglie di fico, strumenti dell’autoreiterazione blindata in sembianze democratiche.

In questo senso va letta anche la disfatta in Sicilia di Rita Borsellino, questa presuntuosa farmacista cui a un certo punto il professionismo antimafia e le platee scolastiche hanno cominciato ad andare stretti. I siciliani, stufi persino del gattopardismo, debbono essersi detti: se tutto deve cambiare perchè nulla cambi, tantovale tenerci il nostro governatore amico degli amici. Il centrosinistra benpensante e ipocrita in Sicilia ha rinunciato alla sfida, non ha mandato uno solo dei suoi calibiri, tutti impegnati nella bagarre romana per le poltrone ministeriali, come Leoluca Orlando Cascio, che è uno degli sciagurati artefici dell’operazione Rita Borsellino; l’altro è un prete altrettanto presuntuoso, il don Ciotti di Libera che nel professionismo antimafia sarà anche un boss ma al di fuori non è nessuno. Erano loro i demiurghi dietro questa farmacista in età da pensione, chiamata a rappresentare (a governare ci avrebbero pensato altri) una regione di 6,5 milioni di persone, i cui problemi non finiscono con la mafia e le cui occasioni di riscatto non si esauriscono con la lotta alla mafia. “Rita è aria nuova”, diceva la claque progressista fatta di mocciosi presuntuosi, di cantanti e scrittori penosi, di intellettuali da operetta, di comici cui della mafia non è mai importato nulla, tant’è vero che prendono ordini e ingaggi da impresari pesantemente collusi. L’“aria nuova” della Rita fa ridere in una regione abituata all’“aria che cammina”. Ci voleva la politica vera, non la claque antimafia, in una regione così complessa, per battere la l’antipolitica clientelare di zu vasa vasa. Ma perchè rischiare quando a Roma è in atto la moltiplicazione di poltrone e strapuntini? Anche il professionismo antimafia ha le sue colpe, la deve finire di credersi onnipotente coi suoi slogan e i suoi girotondi e la presunzione di sostituire la politica latitante. Anche con le sue faide mafiose. L’antimafia mal sopportava in larga parte questa sua primadonna un po’ puntuta, ma non lo diceva per non prendersi la responsabilità d’incrinare qualcosa che non c’era. Adesso che la presuntuosa farmacista dal nome illustre è stata umiliata da un sospetto sodale mafioso, sono in molti a gioire anche nel professionismo antimafia. Ma per i siciliani onesti è l’ennesimo gioco al massacro, l’ennesima occasione perduta.

Massimo Del Papa