Regia di Mario Monicelli
(Italia-Francia-Spagna, 1966)
Musiche: Carlo Rustichelli
Durata: 120'
Interpreti
Vittorio Gassman (Brancaleone da Norcia)
Gian Maria Volontè (Teofilatto dei Leonzi)
Catherine Spaak (l’Infanta Matelda)
Maria Grazia Buccella (la vedova “appestata”)
Enrico Maria Salerno (il monaco Zenone)
Barbara Steele (Teodora la castellana)
Carlo Pisacane (l’ebreo Abacuc)
Non si conosce il nome del cavallo giallo che interpreta Aquilante (il “destriero” di Brancaleone...)
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Branca, Branca, Branca!
Leon, Leon, Leon! Fiii... Bum!
Brancaleone da Norcia è un loquace soldato di ventura, che millanta coraggio e valori cavallereschi, e guida un’armata di straccioni perdenti alla conquista del feudo di Aurocastro attraversando tutta l’Italia del secolo XI, fino alla resa dei conti finale contro i Saraceni e alla decisione di partecipare alle Crociate.
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Realizzato con molte difficoltà e premiato da un grande successo di pubblico e critica (Monicelli vinse al festival di Cannes come miglio regista e il film vinse tre Nastri d’Argento nel ‘67) nel periodo pre-Sessantotto, è considerato uno dei capolavori della comicità italiana. Tre gli elementi primari che rendono il film impedibile.
Innanzitutto, il personaggio di Brancaleone da Norcia, antieroe e anticavaliere, il quale, con la sua compagnia composta da miserabili pezzenti, illustra un anti-medioevo, povero, perdente e insano, ossia un quadro sociale di un periodo storico molto distante da quello lussuoso ed elegante descritto nei film hollywoodiani quali “Ivanhoe” o “El Cid”.
In secondo luogo, bisogna ricordare che il titolo della pellicola è passato in pianta stabile nel lessico nazionale come locuzione indicante un’accozzaglia di straccioni levantini e sfortunati allo sbaraglio.
In ultimo, i dialoghi e il linguaggio usato nella sceneggiatura sono parte fondamentale della comicità del film. Si tratta di una lingua inventata a tavolino dagli autori, Age (Agenore Incrocci), Mario Monicelli stesso e Furio Scarpelli, frammista di elementi della poesia medievale di Jacopone da Todi e Dante, alcuni stilemi dell’
Orlando Furioso di Ariosto e termini dialettali dell’Italia centrale, soprattutto di quello ciociaro.
Alcuni esempi delle battute del film:
- “
Sarai mondo se monderai lo mondo!"
- “
Addove ite?”
- “
Mah, così sanza meta…”
- “
Venimo?”
- “
No, itene anco voi sanza meta, ma da un’altra parte!”