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Si è spento GIOVANNI PAOLO II

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    RikReed
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    00 02/04/2005 23:08
    Papa Giovanni Paolo II è morto


    Papa Giovanni Paolo II è morto. Il Pontefice si è spento alle 21,37 del 2 aprile nella sua stanza in Vaticano dopo settimane di agonia. Con la morte di Karol Wojtyla scompare una delle figure più importanti del nostro secolo. Un polacco di umili origini, ma dotato di un'intelligenza straordinaria e di una fede religiosa inossidabile.
    Ha conosciuto giovanissimo gli orrori della Seconda guerra mondiale, poi dal 1978 con l'ascesa al Papato è diventato uno dei protagonisti assoluti della politica internazionale. Ha creduto sempre nella pace e favorito il graduale sgretolamento dei regimi comunisti dell'Est. E' stato anche un Papa che ha viaggiato per il mondo per portare la parola di Cristo in tutte le comunità e in tutti i Paesi soprattutto in quelli ostili alla sua fede. Forte sostenitore dell'ortodossia cattolica, ma al tempo stesso aperto al dialogo con le altre religioni, prime tra tutte quella ebraica e quella musulmana.
    La certificazione della morte di Wojtyla è stata fatta da Eduardo Martinez Sonalo, cardinale camerlengo. Insieme alle migliaia di fedeli in piazza San Pietro, il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, ha recitato il De Profundis, seguito dai rintocchi delle campane. Il portavoce vaticano Navarro Valls, ha detto: "Si sono già messe in moto le procedure previste nella Costituzione apostolica "Universi dominici gregis".

    [Modificato da RikReed 04/04/2005 16.59]

  • ciumeru
    00 02/04/2005 23:21
    ciao Karol
    un uomo. ciao.
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    le parole sono superflue





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    ***
    addio
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    addio Karol...
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    00 07/04/2005 23:04
    IL TESTAMENTO
    CITTA' DEL VATICANO - Un totale abbandono nelle mani di Dio, attraverso Maria della quale si ripete ''Totus tuus'', che motiva la disponibilita' ad accettare malattie e morte e l'accantonamento dell'idea delle dimissioni; il ricorrente pensiero alla sua Polonia, dove pure aveva ipotizzato la possibilita' di essere sepolto; la gratitudine verso i tanti collaboratori, prima di tutto don Stanislaw Dziwisz, chiamato familiarmente solo col nome; la poverta' materiale; la preoccupazione per la pace ed il bene delle nazioni.

    C'e' tutto questo nel testamento di Giovanni Paolo II, reso noto oggi. Sono le ultime volonta' di un Papa che fin dall'inizio del pontificato ''sapeva'' di dover accompagnare la Chiesa all'inizio del suo terzo millennio e nelle quali c'e' l'eco degli straordinari avvenimenti dei quali e' stato protagonista; il testamento di un mistico che esprime il desiderio che ''tutto cio' che fa parte della mia vita terrena mi prepari'' al momento della morte. Alla quale ha pensato piu' volte, tanto che il suo testamento e' fatto di una parte iniziale, del 6 marzo 1979, era papa da meno di 5 mesi, e di una serie di aggiunte, frutto di pensiero suscitati, per lo piu', dagli esercizi spirituali. La stessa idea di fare testamento gli venne, scrive, avendo riletto, in tale occasione, il testamento di Paolo VI, ''mio grande Predecessore e Padre''.

    ''Non so quando esso verra' - scrive a proposito del momento della morte - ma come tutto, anche questo momento depongo nelle mani della Madre del mio Maestro: Totus Tuus. Nelle stesse mani materne lascio tutto e Tutti coloro con i quali mi ha collegato la mia vita e la mia vocazione''. Che la sua morte, aggiunge in una nota del marzo 1980, sia ''utile anche per questa piu' importante causa alla quale cerco di servire: la salvezza degli uomini, la salvaguardia della famiglia umana, e in essa di tutte le nazioni e dei popoli (tra essi mi rivolgo anche in modo particolare alla mia Patria terrena), utile per le persone che in modo particolare mi ha affidato, per la questione della Chiesa, per la gloria dello stesso Dio''. ''A misura che l'Anno Giubilare 2000 va avanti - aggiungera' nel 2000 - di giorno in giorno si chiude dietro di noi il secolo ventesimo e si apre il secolo ventunesimo. Secondo i disegni della Provvidenza mi e' stato dato di vivere nel difficile secolo che se ne sta andando nel passato, e ora nell'anno in cui l'eta' della mia vita giunge agli anni ottanta ('octogesima adveniens'), bisogna domandarsi se non sia il tempo di ripetere con il biblico Simeone 'Nunc dimittis'''.

    Le parole del vecchio Simeone si riferivano al fatto di aver aver compiuto la sua missione: nel caso del Papa, dunque, alla morte, ma anche alle dimissioni. In quell'occasione ripensava anche all'attentato dei Agca. ''Nel giorno del 13 maggio 1981, il giorno dell'attentato al Papa durante l'udienza generale in Piazza San Pietro, la Divina Provvidenza mi ha salvato in modo miracoloso dalla morte. Colui che e' unico Signore della vita e della morte Lui stesso mi ha prolungato questa vita, in un certo modo me l'ha donata di nuovo. Da questo momento essa ancora di piu' appartiene a Lui. Spero che Egli mi aiutera' a riconoscere fino a quando devo continuare questo servizio, al quale mi ha chiamato nel giorno 16 ottobre 1978. Gli chiedo di volermi richiamare quando Egli stesso vorra'''.

    Quell'abbandono alla volonta' di Dio, della quale ha parlato tante volte nei suoi discorsi pubblici, la si ritrova anche in un foglio senza data, che ancora una volta spiega il senso del suo ''servizio'', che ha sempre sentito legato al suo ruolo di papa, che non gli avrebbe permesso di dimettersi, ed anche la sua ''accettazione'' delle malattie. ''Esprimo - scrive - la piu' profonda fiducia che, malgrado tutta la mia debolezza, il Signore mi concedera' ogni grazia necessaria per affrontare secondo la Sua volonta' qualsiasi compito, prova e sofferenza che vorra' richiedere dal Suo servo, nel corso della vita. Ho anche fiducia che non permettera' mai che, mediante qualche mio atteggiamento: parole, opere o omissioni, possa tradire i miei obblighi in questa santa Sede Petrina''.

    ''Spero - aggiunge nel 2000 - che fino a quando mi sara' donato di compiere il servizio Petrino nella Chiesa, la Misericordia di Dio voglia prestarmi le forze necessarie per questo servizio''. Concetto recentemente ribadito in 'Memoria e identita'', quando ha affermato di aver sempre avuto la consapevolezza di non essere solo nel compiere il suo ministero petrino. ''L'attentato alla mia vita - aggiunge ancora nel 1982 - il 13.V.1981 in qualche modo ha confermato l'esattezza delle parole scritte nel periodo degli esercizi spirituali del 1980 (24.II - 1.III). Tanto piu' profondamente sento che mi trovo totalmente nelle Mani di Dio - e resto continuamente a disposizione del mio Signore, affidandomi a Lui nella Sua Immacolata Madre (Totus Tuus)''.

    Come gia' papa Giovanni e Paolo VI, Giovanni Paolo II muore povero. ''Non lascio dietro di me - scrive - alcuna proprieta' di cui sia necessario disporre. Quanto alle cose di uso quotidiano che mi servivano, chiedo di distribuirle come apparira' opportuno. Gli appunti personali siano bruciati. Chiedo che su questo vigili don Stanislao, che ringrazio per la collaborazione e l'aiuto cosi' prolungato negli anni e cosi' comprensivo''. Gia' nelle pagine del 1979 compare infine la richiesta di un funerale e di una sepoltura come quelli di Paolo VI, con una nota del 13 marzo 1992: ''il sepolcro nella terra, non in un sarcofago''. ''Dopo la morte chiedo Sante Messe e preghiere'', aggiunge il 5 marzo 1990. La possibilita' di farsi seppellire a Cracovia gli venne in mente. In un foglio del 5 marzo 1982, infatti si legge che ''in connessione con l'ultima frase del mio testamento del 6.III 1979 (: 'Sul luogo /il luogo cioe' del funerale/ decida il Collegio Cardinalizio e i Connazionali') - chiarisco che ho in mente: il metropolita di Cracovia o il Consiglio Generale dell'Episcopato della Polonia - al Collegio Cardinalizio chiedo intanto di soddisfare in quanto possibile le eventuali domande dei su elencati''.

    Ma il primo marzo del 1985 aggiunge: ''Ancora - per quanto riguarda l'espressione 'Collegio Cardinalizio e i Connazionali': il 'Collegio Cardinalizio' non ha nessun obbligo di interpellare su questo argomento 'i Connazionali'; puo' tuttavia farlo, se per qualche motivo lo riterra' giusto''.

    Ma nel testamento si trovano anche i riflessi di quanto accade nel mondo. ''I tempi, nei quali viviamo - scriveva nel 1980 - sono indicibilmente difficili e inquieti. Difficile e tesa e' diventata anche la via della Chiesa, prova caratteristica di questi tempi - tanto per i Fedeli, quanto per i Pastori. In alcuni Paesi (come p.e. in quello di cui ho letto durante gli esercizi spirituali), la Chiesa si trova in un periodo di persecuzione tale, da non essere inferiore a quelle dei primi secoli, anzi li supera per il grado della spietatezza e dell'odio. Sanguis martyrum - semen christianorum. E oltre questo - tante persone scompaiono innocentemente, anche in questo Paese in cui viviamo...''.

    Nelle aggiunte del 2000 ricorda la ''difficile e tesa situazione generale, che ha marcato gli anni ottanta. Dall'autunno dell'anno 1989 questa situazione e' cambiata. L'ultimo decennio del secolo passato e' stato libero dalle precedenti tensioni; cio' non significa che non abbia portato con se' nuovi problemi e difficolta'. In modo particolare sia lode alla Provvidenza Divina per questo, che il periodo della cosi' detta 'guerra fredda' e' finito senza il violento conflitto nucleare, di cui pesava sul mondo il pericolo nel periodo precedente''.

    Nessun accenno al ruolo da lui stesso avuto, al quale pure aveva fatto pubblicamente cenno il giorno del suo 75/mo compleanno, nel 1995, ringraziando Dio per essere vissuto ''in un momento di svolta epocale per l'Europa, per il mondo e per la Chiesa''.

    ''A misura che si avvicina il limite della mia vita terrena - termina il testamento di Giovanni Paolo II - ritorno con la memoria all'inizio, ai miei Genitori, al Fratello e alla Sorella (che non ho conosciuto, perche' mori' prima della mia nascita), alla parrocchia di Wadowice, dove sono stato battezzato, a quella citta' del mio amore, ai coetanei, compagne e compagni della scuola elementare, del ginnasio, dell'universita', fino ai tempi dell'occupazione, quando lavorai come operaio, e in seguito alla parrocchia di Niegowi, a quella cracoviana di S. Floriano, alla pastorale degli accademici, all'ambiente... a tutti gli ambienti... a Cracovia e a Roma... alle persone che in modo speciale mi sono state affidate dal Signore. A tutti voglio dire uno sola cosa: 'Dio vi ricompensi'. 'In manus Tuas, Domine, commendo spiritum meum''' (nelle tue mani Signore affido il mio spirito).
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    AristocraticoMaNonTroppo
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    00 09/04/2005 00:19
    Ho visto oggi alla Tv il funerale, sono rimasto colpito dalla moltitudine di persone presenti provenienti da tutte la parti del mondo, ma soprattutto è stato bellissimo vedere tanti potenti vicini gli uni agli altri e scambiarsi un segno di pace ( certo i nemici storici sono stati messi lontani però erano sempre vicini )...è stato un avvenimento storico, penso che neanche alle UN si è riusciti ad unire tanti potenti insieme contemporaneamente.

    Personalmente mi sono commosso.

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    bogitina
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    00 09/04/2005 22:10
    il funerale è stato molto commovente e l'atmosfera a mio parere altamente mistica...la semplicità e la grandezza di un uomo che è riuscito a migliorare il mondo.