Massimo Zamboni, "Il mio primo dopoguerra"

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ActiasLuna
00sabato 18 febbraio 2006 02:01

Il mio primo dopoguerra.
Cronache sulle macerie. Berlino Ovest, Beirut, Mostar

di Massimo Zamboni
(2005) Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 238 pp., € 8,40

"Berlino, Beirut, Mostar. Tre città tra le tante che hanno dovuto sperimentare lo smembramento urbano. Una linea di confine grigia, consistente, il Muro. Un confine verde, irreale, la Green Line. Un confine azzurro, veloce, il fiume Neretva. Tre città, sei sponde: senza collegamenti che non siano di odio. Tre città tra le tante devastate dalla guerra e congelate in tregue fragili al centro di un romanzo di pensieri: un libro che racconta la possiblità di vivere e trovarsi tra le macerie a uno stadio puro che sgomenta, in un incontro illuminante con le essenze. È una nostalgia repulsiva per la pace, quella che serra l'anima di Massimo Zamboni quando si confronta direttamente con quei luoghi, con quei dopoguerra altrui che sente come suoi. Berlino Ovest 1981. Beirut 2001. Mostar 1998. Tre città tra le tante in perenne bilico tra la tragedia quotidiana e la dolcezza più feroce; tre dei luoghi più martoriati del XX secolo, in una cognizione progressiava della grandezza e dell'inutilità della Storia."
Notizie tratte dal sito Mondadori
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Uhm.
Non parliamo del musicista, qui. Parliamo di Zamboni scrittore. “Il mio primo dopoguerra” (2005) sarebbe, in effetti, il terzo libro sfornato dall’ex chitarrista dei CCCP e CSI, dopo “In Mongolia in retromarcia” e “Emilia Parabolica”, pubblicati tra il 2000 ed il 2002.
In cosa se la cava meglio Zamboni scrittore? Nella scelta del lessico. Nella sintassi non molto, ma ha la capacità di esprimere in pochi telegrafici sintagmi il pensiero. Mi sono sempre chiesta se possa esistere un linguaggio senza verbi o con un uso limitato di modi e tempi verbali: ebbene Zamboni si esprime per lo più usando il participio passato, come se fosse un aggettivo. In realtà, sentenze brevi intervallate da compiaciute narrazioni sono tratti caratteristici del diario personale e Zamboni vi si crogiola alquanto, soprattutto nella prima parte, nostalgica rievocazione del suo passato punk a Berlino nel 1981 (rievocazione che sembra una versione padana di Antò Lu Purk); più striminzita la seconda parte riguardante il Libano e l’ex Jugoslavia.
Nel complesso, si lascia leggere.
Vale il prezzo di copertina? Un’edizione degli Oscar attualmente non si potrebbe pagare di meno. Lascia perplessi il piccolo conflitto di interessi, ma, quando si pensi anche D’Alema ha pubblicato con Mondatori, non fa più specie.
Act. [SM=g27960]
Emanuele Brunetto
00sabato 18 febbraio 2006 02:09
Meglio il musicista o lo scrittore?
indifference
00sabato 18 febbraio 2006 23:09
***
e se fosse bello ??? stimo tantissimo zamboni, lo comprerò!
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