Il caso Dell’Olio vs. Monicelli

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ActiasLuna
00domenica 12 marzo 2006 17:38
Opinionista di “Cinematografo” e membro della Commissione ministeriale per il cinema, Selma Dell’Olio, per anni, s’è vantata di possedere una mentalità americana, pur lavorando come giornalista in Italia. Ora dimostra la sua mentalità americana a tutta l’Italia non concedendo i fondi (italiani!) al cinema italiano. La moglie di Giuliano Ferrara nega di voler assecondare la richiesta di finanziamenti statali inoltrata dal regista Mario Monicelli che necessita di una produzione economica per realizzare un film, sostenendo che il carisma del grande autore non dovrebbe aver bisogno dei fondi statali della Commissione, essendo ancora in grado di trovare una casa produttrice disposta a realizzare il progetto. La giornalista sorvola sull’età del Maestro e sulla statura professionale di un regista che, a giudizio equanime, ha reso grande il cinema del nostro Paese nel monde.
La nostra Nazione investe molto denaro in produzioni che fanno il giro del mondo (Benigni, Bellocchio, Comencini, Ozpetek, Moretti), ma la Dell’Olio ne fa una questione politica, quando invece, sarebbe auspicabile che l’arte sia trasversalmente riconosciuta come tale.
Ora, io dico: se pure dovesse venir fuori un film brutto e scadente da questo investimento, che male fa? Vediamo in giro così tanti prodotti qualitativamente scarsi e volgari che uno in più non farà la differenza. Del resto, non siamo stati noi italiani a decidere di restare a casa un fine settimana sì e l’altro pure per grattarci le caviglie sul divano sintonizzati sulle fiction. E’ la carenza di film da grande schermo italiani che non ci fa andare al cinema. Se fosse per me, io starei in sala almeno due sere a settimana; esistono tante opportunità di risparmio con abbonamenti et alia.
Si lasci decidere al pubblico se il film di Monicelli avrà successo o meno: i soldi sono nostri.

E’ già in circolazione già una lettera dell’Anac, presieduta da un altro grande regista come Gregoretti, che chiede la sollevazione della Dell’Olio dall’incarico nella Commissione, ma la giornalista ha risposto con baldanza che una possibile estromissione non potrebbe farle altro che piacere, vista la mole di lavoro che comporta. A questo punto, io mi auguro che resti al suo posto, ma usi la sua mentalità di donna (americana o no, non importa) per fare del bene all’Italia della settima arte e non per impedirne la crescita.
king Arthur 05
00lunedì 13 marzo 2006 12:44
Da quello che ho letto in questi giorni, pare che il problema dei fondi a Monicelli abbia radici "punitive". In sostanza non gli è stato perdonato di non aver difeso il film di Bellocchio a venezia 2003. Premesso che ho trovato "Buongiorno notte" decisamente sopravvalutato, il vero scandalo di quel festival fu invece il fatto che Giancarlo LEone, direttore di Rai Cinema (che produceva il film di bellocchio), abbia reagito al mancato Leone d'oro con minacce tipo "l'anno prossimo non verremo al festival, visto come ci trattano". Ma perchè, come li avevano trattati? Dove era scritto che Bellocchio doveva vincere? Monicelli ha fatto benissimo a non difendere il film solo perchè italiano. Quando si è in una giuria internazionale di u nfestival così importante si devono giudicare i film e non la loro nazionalità.
enigmatica
00mercoledì 15 marzo 2006 13:51
a mio avviso Buongiorno Notte merita il leone d'oro...
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