recensione di riccardo marra
Paul Hackett (Griffin Dunne) è un semplice e medio programmatore di computer della grande mela che, una sera come altre, decide di bere una tazza di caffè in un fast food vicino al suo ufficio. Tra un sorso di caffè e la lettura di un libro, farà la conoscenza della giovane Marcy con la quale, dopo poche chiacchere, deciderà di risentirsi per una serata dalle parti di lei. Sarà la notte più lunga ed incredibile della sua vita. Una serie di eventi al limite della realtà lo costringeranno a vagare per ore tra le strade tempestate di pioggia di Soho, un quartiere di NY. Lui, timido ed impacciato, si troverà ad assistere al suicidio di Marcy, ragazza fragile ed insicura, verrà sballottato, assordato e rasato in una discoteca infernale, verrà scambiato come ladro del quartiere ed inseguito da una folla di persone tra le vie della zona, si scatenerà contro di lui una specie di caccia alle streghe imperterrita. Cercherà rifugio tra un bar ed un altro, senza poter scappare via in taxi o in metropolitana, perché, nel frattempo, ha perso i soldi a causa di una folata di vento. Il lavoro di Scorsese è impeccabile: la scelta degli spazi (strade scure e piovose di New York), l'elaborato intreccio degli eventi, primi piani ossessivi e dialoghi sempre efficaci che riempiono i tempi alla perfezione, rendono questo film una strana, assurda ed ambigua storia metropolitana da conoscere, una lunga odissea nella notte che a volte è folle ed irrazionale.
Nota 1: pemio per la migliore regia a Cannes del 1985.
Nota 2: al film sarà ispirato un episodio del celebre fumetto italiano Dylan Dog: "Dopo Mezzanotte".
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