Si è spento a 74 anni l'allenatore che guidò l'Inter allo scudetto nella stagione 1970-'71, quando i nerazzurri centrarono 23 risultati utili di fila scavalcando il Milan.
MILANO, 28 febbraio 2005 - Di rimonte se n'è parlato molto in casa dell'Inter recentemente. Roberto Mancini fino a ieri ci ha creduto ciecamente. Poi la sconfitta nel derby. Quasi un segno del destino, poche ore prima della scomparsa di Gianni Invernizzi, l'uomo che nel campionato 1970/71 sostituì sulla panchina Heriberto Herrera alla sesta giornata e condusse l'Inter alla conquista dello scudetto divorando lo svantaggio sul Milan che dominava quel torneo. Quando la vittoria valeva 2 punti.
Invernizzi se ne è andato dopo una lunga malattia. Grande quell'epopea. Il tecnico prese in mano un'Inter a pezzi. La ricostruì piano piano e domenica dopo domenica realizzò la strepitosa rimonta ai danni dei rossoneri. Mitica la famosa tabella stilata con la squadra. Non roba da "Borgorosso football club", una cosa seria: due punti qua, due là, uno la domenica dopo, due ancora la successiva, due nel derby e via dicendo. Alla fine la classifica la leggevi così: Inter, campione d'Italia, 46 punti, Milan 42.
Erano i tempo di Burgnich e Facchetti, di Bertini e Oriali, di Jair, Mazzola, Boninsegna e Corso. Anzi, il ritornello ufficiale recitava: Vieri (Lido), Bellugi, Facchetti, Bedin, Giubertoni, Burgnich, Jair, Bertini, Boninsegna, Mazzola, Corso. Roba per palati fini. Si disse che Invernizzi fu un eroe quasi per caso. Probabilmente fu proprio garzie alla sua umiltà che si compì il miracolo.