Esce a fine gennaio nei cinema italiani Natural City, pellicola di fantascienza sudcoreana che ha vari punti di contatto col capolavoro di Ridley Scott
Quando si parla di un film che si svolge in una megalopoli piovosa nella quale un poliziotto non senza problemi ha a che fare con degli esseri artificiali non si può non pensare immediatamente a Blade Runner. Da ora in poi si potrà affiancare a quel titolo anche Natural City, produzione fantascientifica che viene dalla Corea del Sud, scritta e diretta da Min Byung Chun. È un periodo decisamente positivo per il cinema fantastico sudcoreano, che ha esportato nelle sale occidentali film come Phone e Tale of two sisters. Nel caso di Natural City siamo in ambito esplicitamente fantascientifico, a cominciare dal fatto che la vicenda è ambientata in una megalopoli futura dotata di macchine volanti che si spostano in un cielo sempre carico di pioggia. Protagonista un tormentato poliziotto (Yoo Ji Tae) dalla vita assai complicata e con personali ossessioni e fantasie, come dimostra una sequenza chiave del film che inizia con uno spericolato inseguimento in motocicletta e si conclude in una fantasia acquatica piuttosto d'impatto. Il film è stato facilmente esportato in altri paesi per via della sua ottima realizzazione (luci fredde blu e bianche dominanti, ottime panoramiche in CGI) e per i suoi richiami più o meno intenzionali ad altre pellicole del genere, dai Matrix a Final Fantasy al già citato Blade Runner, ma rielaborate in modo non surrogato e personalizzate dal regista. Il film è prodotto dalla Tube Entertainment e sarà nelle sale italiane a partire dal 28 gennaio, distribuito dalla Moviemax.