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PECHINO - L' economia cinese ha superato quella italiana e presto sorpasserà anche quelle della Francia e del Regno Unito. A quel punto solo Usa, Giappone e Germania avranno un Prodotto interno lordo (Pil) superiore a quello dell' emergente potenza asiatica. Il sorpasso sul nostro paese è stato raggiunto con una revisione dei conti nazionali intrapresa dall' Ufficio Centrale di Statistica della Cina, che ha annunciato oggi i risultati in una conferenza stampa a Pechino.

Li Deshui, numero uno dell' Ufficio, ha spiegato che secondo i nuovi criteri di rilevazione e di calcolo, il Pil del 2004 è risultato pari a 15.987 trilioni di yuan, cioé il 16,8 per cento in più di quanto si era ritenuto fino ad oggi. Al tasso di cambio che era vigore alla fine del 2004 (8,276 yuan per un dollaro), la cifra corrisponde a 1,93 trilioni di dollari. Nello stesso anno il Pil dell' Italia, secondo dati della Banca Mondiale, è stato di 1,67 trilioni di dollari. Tenendo conto delle variazioni dei tassi di cambio e delle previsioni per la crescita per l' anno in corso, alcuni economisti hanno calcolato che nei prossimi mesi la Cina supererà anche Francia e Regno Unito.

La revisione dei conti nazionali è stata realizzata mobilitando 13 milioni di funzionari, che hanno raccolto oltre 30 milioni di questionari da imprese e individui. Il cambiamento é dovuto per il 93 per cento, ha proseguito Li, alle industrie dei servizi e delle telecomunicazioni, circostanza che disegna "un' economia più sana ed equilibrata".

I nuovi dati indicano che il peso degli investimenti è più ridotto di quello che si pensava, mentre è più marcato quello dei consumi. In altre parole, l' impetuosa crescita economica (del 9-10 per cento all' anno) del paese è più "sostenibile" di quello che si pensava, dato che non dipende completamente dallo sviluppo dell' industria manifatturiera.

Secondo Li i dati "non cambiano" la definizione che la Cina dà di se stessa come "il più avanzato dei paesi in via di sviluppo". Frank Gong, economista della banca JP Morgan di Hong Kong, ritiene che la nuova situazione potrebbe indurre il governo di Pechino ad una nuova rivalutazione della valuta nazionale, lo yuan, che sarebbe "incoraggiante" per i consumi. Molti governi ed imprenditori occidentali, in particolare americani, ritengono che lo yuan sia tenuto artificialmente basso, garantendo un vantaggio "ingiusto" alle merci cinesi sui mercati internazionali.

Il valore dello yuan è legato a quello del dollaro in una stretta fascia di oscillazione che è stata leggermente allargata nel luglio scorso: il risultato è stato un aumento del 2,1 per cento del valore della valuta, cioé molto inferiore a quello ritenuto necessario dai critici occidentali della Cina.

Presentando i risultati del nuovo conteggio, Li ha detto che la politica di "riforma monetaria" inaugurata da Pechino lo scorso luglio "ha avuto successo" e che non ci sono ragioni per modificarla. I dati forniranno munizioni anche agli esportatori cinesi contrari alla rivalutazione: la loro quota sul totale del Pil è scesa infatti dal 34 al 29 per cento. Per il settore dei servizi la percentuale sale dal 31,9 al 40,6 per cento mentre scendono quelle dell' industria (dal 52,9 al 46,2) e dell' agricoltura (dal 15,2 al 13,1 per cento).

solo questione di tempo...