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La mia strada

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2005 13:35
12/01/2005 13:35
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Ultimamente ho come l’impressione che non esista giorno, anzi che non esista attimo in cui io non sia impegnato a portare a casa un pezzo di me, del me più autentico, più vero... che gioca a nascondino sotto un monte di falsi desideri e di aspettative costruite, decise a tavolino giorno dopo giorno mentre provavo a diventare grande.

Non saprei dire esattamente quando ho iniziato a perdermi di vista, quando ho distolto lo sguardo da quello che ero per osservare quello che sarei voluto essere , o forse più semplicemente quello che il mondo si aspettava che fossi.

Nasciamo senza pelle, senza confini, semplicemente e meravigliosamente noi ... e finiamo con l’intrappolarci nella pelle degli altri.

Ho fatto miei i sogni dei tanti, mentre questi a loro volta inseguivano la realizzazione dei più e così piano piano senza accorgermene iniziavo a deviare dal mio piccolo e intimo sentiero fatto di boschi, aria fresca, torrenti e versi di animali per ritrovarmi in coda ad un casello autostradale. In fila, dietro a migliaia di persone , la testa bassa che cerca di specchiarsi nel grigio dell’asfalto e non si trova, la fretta di arrivare chissà dove, senza godersi il viaggio.
E in questa lunga processione , per ingannare il tempo iniziavo a raccontarmi ai miei vicini di scarpe , a confondere i miei sogni con i loro.

Eppure c’è stato un tempo in cui ho resistito; era il tempo in cui tutte le bambine volevano diventare ballerine e tutti i bambini calciatori o piloti... io li ascoltavo indeciso se fare il calciatore o il contadino..- ma forse allora vagavo ancora per il mio bosco.

Poi separazioni, perdite, disillusioni e tutto questo mare di asfalto. L’adolescenza , l’epoca della ribellione...ma ribellione di che !?? Forse ribellione a noi stessi, al nostro odore più vero, di pelle, rinnegato e ripudiato a favore di un sapore comune. L’epoca dei trucchi e della barba per sentirci grandi, e affermarlo proprio perché non eravamo così sicuri di esserlo, la nascita del primo grande sogno collettivo, personalizzato a dovere per farlo diventare unico e solo nostro: una principessa, un matrimonio, una famiglia. Unica dimensione per vivere l’amore. Per carità prospettiva di tutto rispetto, ma veramente risonante con le anime di quante persone?

O meglio quante persone hanno veramente realizzato se stessi senza sacrificare e sacrificarsi nel nome del “Sogno”? Per quanti invece era pura meta e non coronamento di un percorso? Lo sognavo anche io d’altronde, senza preoccuparmi che al mio sogno mancava ancora un piccolo dettaglio : L’amore.

Dai ce la fai, al primo svicolo esci, prendi una strada statale, e ti lasci l’autostrada alle spalle... In realtà mi sono ritrovato solo sulla corsia d’emergenza, un po’ fuori dalla massa che cammina, ma ancora lontano da me e soprattutto ancora su una strada segnata... e di nuovo quell’ illusione di scegliere mentre la corrente ti trascina , incastrata in finte realizzazioni.

Avevi sperato un giorno di fare il lavoro “ dell’anima” e poi ti sei scontrato contro il far quadrare i conti a fine mese, la voglia d’indipendenza,le piccole cose materiali che confortano e proteggono... e poi qualcuno su un forum ti dice che tanto voi avvocati siete tutti uguali e che non serve proprio a niente l'impegno che ci metti ad essere diverso, che tanto fai parte anche tu della CASTA e che tu, fra i soldi e l'anima hai scelto chiaramente i soldi... e anche qui niente di male , se solo fossi riuscito a lasciare uno spazio anche per il “Lavoro” quello con la elle maiuscola che nutrivo segretamente ogni sera , così sarei potuto andare con i soldi in tasca e il sorriso in faccia sulla benedetta strada statale.

Eppure sepolto sotto mille sovrastrutture “Io” urlo, e mille volte apro lo stradario alla ricerca di una via alternativa.
Piccole conquiste che quantomeno mi permettono di alzare la testa e accorgermi che al di la del guard-rail, su stradine di campagna polverose e semideserte, si muovono persone con occhi sereni e passi diversi. Coppie che tenendosi mano nella mano si camminano accanto; Uomini e donne, uomini con uomini , donne con donne. Matrimoni, convivenze, case separate sono pietre senza importanza e significato per loro che si stanno accanto. Dove mi trovavo io invece, era troppo affollato per poterlo fare: un mare di teste su gambe stanche.

Così ogni tanto ho preso per mano una donna e all’inizio, l’uno di fianco all’altra, mi sembrava quasi di risentire il profumo del bosco... poi iniziavano a stringerci, un sorpasso, la strada tagliata di prepotenza e ci ritrovavamo uno dietro l’altra, o su corsie dove la velocità di ognuno non era più la stessa fino a quando la sua mano scivolava via e ci perdevamo in destini diversi.

Allora quasi mi sono fermato dal dolore, mi sono concesso il lusso di chiedermi dove stessi andando ed ho rallentato con la ferma decisione di scavalcare ogni muro, ogni spartitraffico per correre nei campi...ho iniziato a muovermi trasversalmente , poi la mia mano si è agganciata a quella di un’ altra, così per caso, senza averlo chiesto credo, e ho smesso di cercarmi.

Ma si chi se ne frega dell’aria che profuma di sole, bastava il ricordo ad appagarmi e iniziavo a convincermi che in fondo quell’ autostrada era la mia.

Erano gli altri che avevano sbagliato occupando uno spazio non loro, e se li avessi spintonati fuori potevo tornare a sentire il vento, a respirarlo. E mentre pensavo questo mi ritrovavo a stringere il nulla nella mano. Ogni volta , in cambio di un pezzo di cuore ho acquisito velocità e ho aumentato l’abilità nell’avvicinarmi all’uscita. Ora sto davanti a un cartello, uno di quelli verdi e bianchi dove segnano i km che mancano al prossimo paese, c’è scritto “ Per Bruno Km 0“ , io metto la freccia... chissà questa volta ci riesco.

Forse riuscirò a riprendermi i pezzi d’anima che ho disseminato qua e la, per camminare di nuovo senza pelle confondendo i mie confini solo con l’universo e tenendo stretta la mano di qualcuna che non andrà più via
o non caccerò via io

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