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Offese a Giuliano Ferrara, La7 sospende "Decameron"

Ultimo Aggiornamento: 22/01/2008 15:50
10/12/2007 00:29
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MILANO - Una decisione destinata a far discutere: ieri in tarda serata, con un comunicato, la direzione de La7 ha annunciato la sospensione di Decameron, lo show di Daniele Luttazzi. Motivo: alcune frasi forti su Giuliano Ferrara, volto storico e presenza quotidiana dell'emittente.

"Con Daniele Luttazzi è stato stipulato un contratto che garantiva la sua più totale libertà creativa, come dimostrato dalle puntate fin qui andate in onda - è scritto nella nota - di questa libertà era necessario fare un uso responsabile, cosa che non è avvenuta. Infatti nella puntata di sabato scorso, replicata giovedì, Daniele Luttazzi ha gravemente insultato e offeso Giuliano Ferrara, che con la stessa La7 collabora da anni come conduttore di 8 e mezzo".

"Le espressioni usate - è scritto ancora nella nota - sono palesemente in contrasto con la satira, e si configurano come una provocazione alla dignità e all'onore personale di un nostro collaboratore. La7 si riserva anche di considerare la questione sotto il profilo legale per i possibili danni di immagine, trattandosi di una emittente fondata sul binomio inscindibile di libertà e responsabilità verso le persone così come verso il pubblico".

Ecco la frase che ha fatto infuriare i vertici de La7: "Dopo 4 anni guerra in Iraq, 3.900 soldati americani morti, 85.000 civili iracheni ammazzati e tutti gli italiani morti sul campo anche per colpa di Berlusconi, Berlusconi ha avuto il coraggio di dire che lui in fondo era contrario alla guerra in Iraq. Come si fa a sopportare una cosa del genere? Io ho un mio sistema, penso a Giuliano Ferrara immerso in una vasca da bagno con Berlusconi e Dell'Utri che gli p... addosso, Previti che gli c... in bocca e la Santanchè in completo sadomaso che li frusta tutti".

Parole forti, certo. E oggi la prima reazione arriva dal Comitato di redazione del tg di La7, che critica la mancata notizia della sospensione nell'edizione notturna del telegiornale, compiuta - si legge in un comunicato - attraverso "un incomprensibile e arrogante atto censorio", attribuito al vicedirettore Pina Debbi. "Un fatto gravissimo - prosegue la nota - che ostacola il dovere di completa e libera informazione del telegiornale di La7, danneggia l'immagine di imparzialità e professionalità della redazione e alimenta sospetti sui reali motivi della sospensione del programma".

"Puntuali infatti - conclude il comunicato del Cdr - la sospensione di Decameron arriva dopo la replica ( ! ) di giovedì 6 dicembre, della puntata andata in onda sabato 1 con punte di 2 milioni e 700 mila telespettatori. Sull'episodio chiediamo un immediato chiarimento al direttore".

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10/12/2007 00:30
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Luttazzi si sfoga sul blog: "Come faccio a sopportare la chiusura di Decameron"


ROMA - Daniele Luttazzi si sfoga sul suo blog e in un messaggio scritto nella notte racconta la sua versione dell'epilogo burrascoso di Decameron negli studi di La7, dopo la sospensione del programma per alcune frasi su Giuliano Ferrara ritenute offensive dall'emittente. Il comico riferisce dell'irruzione negli studi, ieri sera, di alcuni funzionari della rete per impedire il proseguimento del montaggio della sesta puntata, su cui stava lavorando con la regista Franza Di Rosa. Perché, dichiara, non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale sulla sospensione del programma che ha segnato il suo ritorno in tv.

"Stasera è successo un fatto gravissimo: per motivi legali (nessuna comunicazione ufficiale della sospensione del programma) io e Franza Di Rosa abbiamo completato al montaggio la puntata numero 6 che doveva andare in onda. Verso le 20, dei funzionari di La7 sono entrati in sala per impedire fisicamente che proseguissimo. Hanno occupato la stanza, hanno intimato al tecnico di sospendere (senza averne titolo), uno di loro si è seduto al mio posto alla consolle e non se ne andava, sfidandoci. Ho telefonato all'avvocato: stavano commettendo un reato (violenza privata) e potevo chiamare la polizia. A quel punto sono usciti. Poi, quando ho finito e me ne sono andato, uno di loro è entrato per cancellare tutto il girato di Decameron, passato e futuro. Spero non l'abbiano fatto", conclude il comico.

E questa mattina, a mente fresca, si chiede: "Come faccio a sopportare la chiusura di Decameron?", e si risponde citando esattamente la frase dedicata a Giuliano Ferrara da cui tutto ha avuto origine.

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Se cercavano una nuova scusa alla bulgara per esiliarlo daccapo ne hanno scelta davvero una strana: fa ridere e fa inquietare allo stesso tempo. Ma l'intoccabilità a Ferrara deriva dall'autorevolezza acquisita in seno all'emittente o al suo status di ex ministro?
E poi privare il pubblico della bellissima sigla di chiusura di "Decameron", da titolo "Money for dope" è un'onta che andrebbe lavata con il boicottaggio di "Otto e mezzo".
10/12/2007 20:02
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A me Luttazzi è sempre piaciuto, come comico lo apprezzo tantissimo. Ma diciamoci la verità... esagera parecchio nel parlare, non riesce a mantenere un profilo basso ed accettabile. In nessuna televisione può essere tollerato ciò che fa lui, alla RAI è stato il governo a tagliarlo, adesso chi è stato? Può essere che sono tutti contro di lui? Anche le stesse persone che gli hanno ridato una chance? No, non è censura di un ciops questa, sono atti dovuti, credo non ne potessero fare a meno neanche adesso di tagliarlo. Dovrebbe capire che c'è modo e modo di fare satira, invece di fare vittimismo. Se poi quello che vuole è un palco dove sputare fango addosso a chiunque gli capiti sotto tiro, ricordo di aver visto a Londra quei palchetti nelle strade più importanti, dove i folli salgano a sbraitare le loro ragioni...
11/12/2007 00:33
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Luttazzi "La censura? Ho criticato l'Enciclica"



ROMA - "È una situazione grottesca. Cancellano il Decameron senza motivo, Giuliano Ferrara non ha subìto insulti e difatti non protesta, con la censura La 7 ha un danno di immagine e di sabato si priva del 4 per cento dell'ascolto e di due milioni e mezzo di contatti". Daniele Luttazzi non riesce a darsi pace. Via mail l'azienda gli ha comunicato la risoluzione del rapporto ("coinvolti anche la regista Franza Di Rosa e una cinquantina di talenti"), ma sulle ragioni vere del gesto di Antonio Campo Dall'Orto il comico nutre dei dubbi, "perché chiudere un programma satirico non è come chiudere il meteo di una televisione".

Luttazzi, l'hanno bloccata dopo la registrazione della puntata su "Spe Salvi", l'enciclica del Papa. È il vero motivo del licenziamento?
"È un motivo plausibile. Perché l'altro motivo non regge. Ma nel mio monologo (di venti minuti) non prendevo in giro il Papa, lui è un sant'uomo. Mi interessava il tema: confrontavo i punti principali dell'enciclica di Ratzinger con argomenti satirici. Ho un punto di vista eterodosso, certo sconfesso la sua visione del Purgatorio, ma le mie battute su temi seri divertivano. Contestavo la visione dolorifica del mondo contenuta nell'enciclica e il plagio di massa delle religioni. La satira non è una burletta, la satira è una cosa seria".

Per ridere di Ferrara lei è andato giù pesante. Le risulta che abbia minacciato le dimissioni per i suoi "insulti"?
"Campo Dall'Orto mi ha assicurato che Giuliano non è intervenuto. La mia satira? Ferrara è stato uno dei più spietati propagandisti della guerra in Iraq, così l'ho inserito in un quadretto grottesco che attinge alla tradizione satirica (quella di Rabelais), che in Italia va dal Ruzante a Dario Fo. Nel monologo su Ferrara, da una parte mostravo gli eccessi sessuali e dall'altra gli eccessi della guerra: dal Napalm a Falluja alle torture di Abu Ghraib. Come diceva Lenny Bruce, non è il sesso ad essere pornografico, bensì la guerra".

Visto che Ferrara non è il mandante del suo licenziamento, andrebbe a parlare dei limiti della satira a "Otto e mezzo"?
"Ferrara è intelligente. È il primo che si diverte con la satira. Questo però raddoppia le sue responsabilità: lui ha fatto in Italia quello che l'Iraq Group di Carl Rowe ha fatto con gli americani. Ma io non vado ad aumentare l'audience di un programma altrui, soprattutto nella tv che ha cancellato il Decameron. Non sono la scimmietta di nessuno. Col c... che vado a Otto e mezzo!".

Eppure sabato sembrava che la rottura con La 7 si potesse sanare. Visto che Campo Dall'Orto ripeteva che lei, pur avendo sbagliato, resta il più bravo autore satirico su piazza...
"Anch'io lo speravo dopo il primo sms. Ma ormai è tardi: Telecom Media mi ha anticipato la notifica della risoluzione del contratto. Certo, c'è un controsenso in quello che ha fatto il direttore Campo Dall'Orto, e io glie l'ho detto: stai facendo l'errore più grande della tua carriera, distruggi quello che hai costruito in questi tre anni, l'immagine di La 7 come tv libera. Ma lui, che pure m'ha riportato in tv dopo l'editto bulgaro, ha scelto la via dura. Sabato sera si è creata una situazione "cilena" al montaggio: per motivi legali, io e la regista Franza Di Rosa, stavamo completando al montaggio la sesta puntata (visto che nessuna comunicazione ufficiale della sospensione era ancora arrivata). Verso le 20, dei funzionari di La 7 sono entrati in sala di montaggio per impedire fisicamente che proseguissimo. Hanno occupato la stanza, hanno intimato al tecnico di sospendere... Ho chiamato l'avvocato: stavano commettendo un reato, violenza privata, e potevo chiamare la polizia. Così sono usciti. Poi, quando ho finito uno di loro è entrato per cancellare tutto il girato di Decameron, passato e futuro. E lunedì lo faranno!".

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La lettera di Giuliano Ferrara

Caro Direttore, quella di Luttazzi su di me era satira, su questo non ci piove. Letta la frase in cui venivo messo oniricamente in una vasca e trattato come una latrina, per tirare fuori una pacifista antiamericana dallo smarrimento di fronte a una espressione per lei crudelmente surreale di Berlusconi ("ero contrario alla guerra in Iraq"), in un primo momento ho pensato che fosse una forzatura miserabile per tirarsi d'impaccio in un programma non particolarmente baciato dal successo e dallo scandalo. Ma non è così. La satira è un prodotto di ideologia e cultura, procede dai libri alla strada al palcoscenico in modo circolare. L'immaginario di Luttazzi, come lui dice, è Abu Ghraib e Ruzante, quella è per lui la cornice dello sketch a me dedicato (e anche ai miei compagni di latrina).

D'altra parte non sono forse una specie di Petraeus all'amatriciana? Esiste una satira cruda e coprolalica, che si è espressa e si esprime, con risultati migliori o peggiori, in tutte le lingue, in molte situazioni e in molti regimi politici, antichi e moderni.

Dunque era satira. Lui non sarà Aristofane o Molière, ma era satira.

Perché allora, visto che sono sempre stato difensore della libertà di satira, ho approvato la sospensione del programma di Luttazzi, e in particolare la motivazione del comunicato e delle successive dichiarazioni di Antonio Campo Dall'Orto, il dirigente libertario e frecceriano de La7 che si è sentito tradito dall'uso irresponsabile della libertà concordata anche contrattualmente tra la sua emittente e il comico? Me lo sono spiegato così come segue, e penso sia utile comunicarlo pubblicamente ai lettori o più genericamente al pubblico.

Il fondamento di una democrazia ormai sfasciata e sgangherata come la nostra è questo: Dio è relativo, è un culto privato, invece la libertà assoluta, è l'unico culto pubblico ammesso. E' noto che non sono d'accordo con questa impostazione e che penso sia vero il contrario. Ci sono criteri di valore e di vita non negoziabili, e pubblici per definizione anche al di là della fede religiosa o civile confessata, e invece la libertà, che prediligo e vorrei la più ampia possibile in ogni situazione della mia esistenza e di quella degli altri, è relativa. Culturalmente non sono spinoziano, sono cattolico romano. E' dunque naturale che io la pensi così. "Che c'entra?", direte. C'entra, c'entra.

Perché ogni discussione sulle esperienze limite, e l'esercizio crudele della satira è una di queste esperienze, è una discussione sulla libertà e sui termini del suo esercizio. Il comunicato de La7 ha fissato un limite, e la società vive anche di limiti. E' culturalmente la stessa cosa di un divieto alla produzione sperimentale e assassina di embrioni, ha lo stesso valore linguistico pur trattandosi in questo caso di faccende per fortuna effimere.

Non ho mosso un dito e nemmeno uno straccio di avvocato, non ho nemmeno corsivato alla mia maniera, quando Luttazzi ha portato in decine di teatri off off Broadway una definizione di "Giulianone" come del "residuo di sperma e cacca lasciato sul lenzuolo dopo un rapporto anale". Se sbiglietti in un teatro e la gente decide di venirti a vedere, lo puoi fare, e se a qualcuno non piacesse essere definito come sopra avrebbe al massimo il diritto di chiedere a un giudice una sanzione, posto che la ottenga, o di schiaffeggiare Luttazzi in pubblico o di denunciarne il linguaggio.

Un mio amico americano dice: c'è la libertà di guidare, anche a trecento all'ora in una pista riservata a un pubblico pagante, ma in autostrada esistono limiti. In una tv generalista, insomma, è diverso. C'è per esempio un problema di coesione commerciale.

La tv, come i giornali, è uno spazio in cui gli editori investono, e giornalisti e artisti praticano quello spazio contro pagamento di una mercede e devono praticarlo conoscendone i confini, sapendo, come dico da anni, che la loro libertà è relativa, che sono tecnicamente indipendenti ma sono dipendenti in senso stretto o soggetti, quando lavoratori autonomi, a un rapporto coordinato e continuativo che ammette la possibilità contrattuale di essere sciolto da chi investe e paga e ha il problema, non commerciale ma anche commerciale, di tutelare la propria identità di fronte al pubblico e agli inserzionisti.

Questo vale per Luttazzi e per il suo rapporto con La7 e i suoi spettatori, come dovrebbe valere per quei furbetti "de sinistra" e "de provincia" di Santoro & C., i quali danno per ore la caccia al funzionario Rai di turno (Del Noce? Saccà?) sputtanandolo come assassino di Enzo Biagi con i complimenti, i denari, e le marchette apposte alle loro buste paga dalla ditta che inquisiscono. Sgradevole e forse spregevole uso privato, non dirò "criminoso" perché non ho l'autorevolezza televisiva o bulgara di Berlusconi, del mezzo pubblico e televisivo in genere.

Il problema della libertà in Italia, come hanno spesso notato Aldo Grasso e Francesco Merlo, e con ragione, è proprio questo. Vogliono tutti fare Lenny Bruce, ma non vogliono vivere e morire nella gloria dell'outsider emarginato, alcolizzato e cirrotico, vogliono farlo con l'assistenza pubblica e privata del mercato televisivo per famiglie, possibilmente in prima serata, e con l'ulteriore assistenza del mercato della politica, che li fa deputati al primo segno di martirio. Ricchi e potenti perché liberi.

Nel caso del furbissimo Benigni, adesso aspirano anche alla vita eterna con il timbro di Sua Eminenza Reverendissima Tarcisio Cardinal Bertone. In America, che è una democrazia costituzionale under God più autorevole della nostra, non si fa così. Quando sgarri, te ne vai secondo regole di mercato e di etica pubblica convenzionale, e nessuno ti verrà a molestare se eserciti il massimo della libertà a spese tue e del tuo pubblico.

Questo tipo di libertà controassicurata, comunque, mi fa un po' ridere. E' la sanzione di un paese che non ha establishment, la cui grottesca rovina politica è cominciata nelle procure alla Tonino Di Pietro e alla Forleo, a loro modo eroi di satira televisiva anch'essi, ed è continuata con il clamoroso successo di pistaroli e demagoghi che invece di sbigliettare e faticarsi la libertà relativa di cui tutti godiamo, e facciamo l'uso che crediamo, chiedono e ottengono la libertà assoluta del prime time televisivo a una borghesia e a un sistema politico che non hanno più alcuna autorità, severità, ironia, significanza.

Insomma. Se il mio editore televisivo fissa nella responsabilità televisiva un limite alla libertà di satira io sono contento, mi spiace solo che per farlo si debba ricorrere al canone secondo cui quella di Luttazzi non è satira, il che non è vero anche se in un primo momento ho equivocato leggendo il testo delle sue parole fuori del loro contesto drammaturgico e della loro legittima cornice ideologica (per me, ovviamente, un pochino ributtante). Se la sospensione del programma serve a far discutere di questo, io sono contento. Se Luttazzi torna in onda su La7 dopo che questa discussione si è svolta, e ricomincia, sono contento. Se lui e Campo Dall'Orto volessero venire a parlarne a "8 e mezzo", quando desiderino, sarei contento.

Come vedete, sono molto contento. Sono contento anche della passione che il Manifesto, quotidiano comunista e dunque tribuna satirica fin nella testata, mette nella alta trattazione culturale del caso Ferrara-Luttazzi & Cacca.

Sarei anche molto contento, ancora più contento, se accettasse l'idea che si deve ridere del patriarcalismo autoritario degli islamici o imbastisse nelle sue dense pagine difese così sofisticate della libertà di satira nel caso in cui un comico di destra prendesse Rossana Rossanda, la mettesse in una latrina e la trattasse come sono stato satiricamente trattato io. Non dubito che i colleghi comunisti sarebbero inflessibilmente coerenti con i loro principi.

(10 dicembre 2007)

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....beh, dopo la moratoria sull'aborto, non lo insulta soltanto luttazzi, ma la stragrande maggioranza della popolazione femminile italiana,io per prima!!! [SM=x245530]
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E' tutto molto semplice...
la tv che vediamo la decidono 3 persone, una delle quali cambia ogni tot anni, gli altri due no...( ameno che non vendano le aziende)

Fatevi un pò voi il conto!
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