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Addio al Barone Liedholm

Ultimo Aggiornamento: 07/11/2007 10:29
05/11/2007 20:12
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MILANO, 5 novembre 2007 - Nils Liedholm è morto. L'ex tecnico svedese di Milan e Roma è scomparso all'età di 85 anni a Cuccaro, nel Monferrato, dove viveva. Da giocatore è stato capitano della nazionale svedese vicecampione del mondo nel '58. Da giocatore in Italia ha vinto 4 scudetti, da allenatore due, uno col Milan e uno con la Roma.
Pubblichiamo una recente intervista di Nils Liedholm col nostro Luigi Garlando:
Il buon vino che esce dalle cantine Liedholm vale da copertura. Come i fiori per il Gruppo TNT. In realtà a Villa Boemia si continua a produrre ottimo calcio. Prendete questi quattro pali piantati in giardino. "I miei nipoti giocano uno contro uno. Io sto con chi è in possesso di palla. Paolo, 15 anni, ha il mio sinistro, ma gli piace studiare, forse diventerà giornalista. Andrea, 10 anni, fa cose che a me non riuscivano a 15: palla sotto la suola e via. Io gli dico i numeri: 8, 0... E lui, palla al piede, disegna quei numeri sul prato. Gli alleno il dribbling, la tecnica, prima che qualche allenatore gli imponga una partita a due tocchi". Nils Liedholm, insegna calcio doc quando pensa, quando ricorda, quando respira. Perciò non lo interrompiamo più.
ROMA - "Paolo è milanista, Andrea tifa Roma. Totti, con Del Piero, è il miglior giocatore italiano: ha la tecnica di Rivera, in più il peso, che però non gli toglie agilità. Cassano ha fantasia anche quando parla e scherza. Deve imparare quando è il momento di stare serio. Finché sono rimasto io a Roma non c' era ancora riuscito. Ma l' importante è quella fantasia. A me diverte anche quando parla".
ZLATAN - "Ero a Norrkoping con mio figlio. Volevamo andare a vedere Ibrahimovic che giocava in B. Ne parlavano un gran bene. Ci fermò un contrattempo. Il giorno dopo leggemmo che aveva sputato agli avversari. Era il capo di una banda di strada a Malmoe. Ora mi dicono che è migliorato. È bravo".
MILAN - "Di Ancelotti ricordo soprattutto le urla di dolore quando in spogliatoio gli manipolavano il ginocchio operato mentre noi ci allenavamo, alla Roma. Quel dolore lo ha reso più forte. Anche contro le critiche che ha sopportato. E' stato bravo a inventarsi Pirlo in quella posizione: io avevo dei dubbi, invece il ragazzo si è dimostrato più guerriero di quel che pensavo. E partendo da dietro ci guadagna. Il Milan può cambiare spesso assetto, è imprevedibile. Ha fatto vedere un calcio di qualità, apprezzato anche all' estero".
CATENACCIO - "Ma non si deve criticare solo il catenaccio. Ci si difende anche a centrocampo, con mille falli tattici. Io ripetevo ai miei giocatori: se fai fallo sbagli due volte. La palla resta a loro e mandi un messaggio di debolezza. Io mi allenavo molto, contro un giocatore o due, per portar via palla senza fare fallo".
LA PRIMA - "Nel ' 79-80 vincemmo la coppa Italia, dopo aver battuto 4-0 il Milan a San Siro, nei quarti. Se Rivera quel giorno disse: "Potevo sperare solo nella nebbia", significa che la mia Roma giocò proprio bene. Avevo un gran gruppo. Avevo Ancelotti. Capello era nel Milan e segnò al ritorno. Era il Milan della mia stella. C'era Novellino che, quando sedeva vicino a me in panchina, parlava sempre: segno che sarebbe diventato un buon allenatore".
LA SECONDA - "Nell' 80-81 vincemmo in finale col Torino, ai rigori. Il primo lo tirò Ancelotti, l'ultimo Falcao, che non ne aveva calciato uno da quando aveva 13 anni. Era molto sensibile Paulo. Era un leader strano. Consigliava al leader vero le cose da dire in spogliatoio. Sapevo che avrebbe sofferto quella passeggiata da centrocampo al dischetto, con 3 miliardi di occhi addosso. Perciò lo tenni fuori dalla lista dei rigoristi contro il Liverpool. Sbagliarono anche due campioni del mondo. Quella passeggiata pesa. Nell' 84 avevamo perso ai rigori anche un torneo in Olanda. Doveva calciare Cerezo, ma aveva già regalato la maglia a degli handicappati. Inzaghi che ruba rigori a Pirlo? Deve tirare sempre il rigorista, perché l' eventuale errore rende nervosa tutta la squadra. Io una volta calciai un rigore così forte di sinistro, all' incrocio, che il portiere della Triestina non credo l' abbia visto. Ma in genere la piazzavo".
LA TERZA - "Sette giorni dopo la sconfitta col Liverpool, affrontammo il Milan all' Olimpico. Ci aspettavamo lo stadio vuoto, trovammo sessanta mila ad applaudirci. Quella passione ci diede la carica per vincere la finale di coppa Italia contro il Verona di Bagnoli".
ANGOLI - "Quando conobbi mia moglie, le dissi: "Noi svedesi abbiamo inventato la ginnastica". Non c' è mattina che non abbiamo fatto ginnastica insieme. Guardatela: sembra una ragazzina. Io, come ogni estate, mi allenerò a Valdemarsvik, sul campo dove ho iniziato, con i miei vecchi amici. Siamo rimasti in 2-3. Ogni estate calcio 5 angoli da destra e 5 da sinistra, mirando la porta. L' ultima volta ho fatto due gol da destra e due da sinistra". Meglio un angolo di Liddas che tutte le lavagne del mondo.
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