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Anche i Nine Inch Nails sono felici di non avere più un contratto

Ultimo Aggiornamento: 31/12/2007 16:55
09/10/2007 22:53
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L'effetto internet sta mettendo in guardia le grandi case discografiche non solo dal punto di vista della pirateria.

La libertà di gestire direttamente i propri interessi con la rete permette alle grandi band di scrollarsi di dosso tutti gli obblighi contrattuali e burocratici, superare gli scogli dei gruppi multinazionali, decidere il prezzo di vendita del CD o quello del biglietto dei concederti, tutto questo a causa delle cattive gestioni da parte delle major nei recenti anni.

I Radiohead hanno terminato il contratto con la EMI e non intendono rinnovarlo, se non per un solo disco (vedi news), gli Oasis sono in una situazione simile.

A loro si aggiungono i Nine Inch Nails: “Ho aspettato troppo tempo prima di poter pubblicare questo annuncio” scrive Trent Reznor sul proprio sito “Da adesso i Nine Inch Nails sono liberi da ogni contratto e possiamo firmare con le etichette che desideriamo.
Sono stato sotto contratto per 18 anni e ho visto il mercato discografico mutare in qualcosa di molto differente e mi da molto piacere essere finalmente in grado di avere un rapporto diretto con il pubblico come voglio io”.

Già nel 2008 potrebbero esserci le prime sorprese dei nuovi Nine Inch Nails con pubblicazioni che vedranno internet in primo piano, del resto Reznor ha utilizzato ampiamente il viral marketing sul web per diffondere la musica e il messaggio di “Year Zero”, a partire da quella chiavetta USB trovata nei bagni di Lisbona…

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[Modificato da Prof V 09/10/2007 22:53]
17/10/2007 13:31
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Credo che i NIN, così come i Radiohead, abbiano imboccato la strada del futuro.
18/10/2007 13:29
Qualcuno potrebbe elencarmi le “limitazioni” discografiche avute da Nine Inch Nails e Radiohead?
18/10/2007 14:12
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Dj Palude, 18/10/2007 13.29:

Qualcuno potrebbe elencarmi le “limitazioni” discografiche avute da Nine Inch Nails e Radiohead?



Per quanto riguarda i NIN ti consiglio di andare a cercare su qualche sito loro dedicato dettagli riguardo i problemi avuti ai tempi di "Pretty Hate Machine", quando furono costretti a passare da un contratto già firmato con la Island Records alla TVT prima e alla Nothing poi. Senza dimenticare poi i problemi avuti ai tempi di "The Fragile", quando nessuno dei boss dell'etichetta era convinto della pubblicazione di un album doppio.

Per quanto riguarda i Radiohead invece sono meno ferrato, ma ricordo comunque la diatriba tra band ed etichetta ai tempi di "Kid A", poichè la band voleva pubblicare un doppio album (Kid A + Amnesiac) con un unico titolo, mentre alla fine furono costretti a pubblicare due uscite a distanza di pochi mesi l'una dall'altra.

Insomma, nessun artista è mai stato veramente ma veramente libero.
Forse solo oggi, grazie ad internet, questo sarà possibile.


22/10/2007 17:06
Se i Radiohead avessero pubblicato insieme Kid A & Amnesiac il risultato sarebbe stato l'album più noioso della storia del pensiero umano... [SM=x245549]

Ascolta Emanuele, io credo che il discorso della libertà artistica dai vincoli contrattuali sia solo un luogo comune.

Gli ultimi due album dei Nine Inch Nails sono indecenti, e a mio avviso lo sarebbero stati con o senza un contratto.

E poi stiamo parlando di band di serie A non di quelle da prefisso.
22/10/2007 17:07
Re:
Emanuele Brunetto, 18/10/2007 14.12:



Per quanto riguarda i NIN ti consiglio di andare a cercare su qualche sito loro dedicato dettagli riguardo i problemi avuti ai tempi di "Pretty Hate Machine", quando furono costretti a passare da un contratto già firmato con la Island Records alla TVT prima e alla Nothing






Gli album d'esordio sono un discorso a parte si sa
23/10/2007 12:47
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Re:
Dj Palude, 22/10/2007 17.06:


Ascolta Emanuele, io credo che il discorso della libertà artistica dai vincoli contrattuali sia solo un luogo comune



Luogo comune? Beh io credo che gli impresari delle major non siano quei cattivissimi generali come l'immaginario comune è solito pensare, ma allo stesso tempo seguo la musica da abbastanza tempo per non poter ignorare che "numero di singoli, quali singoli, quella chitarra là devi metterla là, quel passaggio deve andare in radio, in 5 anni 5 dischi, gretest hits al 10°anno" siano tutte robe che (per carità non sono campi di concentramento) vanno di pari passo con un contratto discografico. Quando una band (vedi radiohead e nin) sono sopra la media artistica e dunque hanno idee diverse di immagine, di "concetto", di gestione del proprio oggetto arte, allora la coercizione diviene più netta. Ce ne parlava anche Agostino Tilotta degli Uzeda l'altra sera quando lo intervistavamo. Ci diceva che la "Touch and go", per la quale pubblicano, è un'etichetta sui generis che non fa sentire il suo fiato sul collo delle band, ma che Albini (Steve) gli raccontava come la Geffen gli chiese di ammorbidire nettamente almeno 2 pezzi di "In Utero" (Nirvana) per poterli passare in radio.

Insomma come al solito la verità sta nel mezzo: major non dittatori ma neanche sorridenti motivatori. Band non schiavizzate, ma neanche libere di gestire il prodotto musica come gli pare.
Se poi qualcuno mi dice che le label devono per forza curare i propri interessi economici grazie a politiche di immagine e di accessibilità della musica, allora si entra in un discorso diverso: L'arte e il Commercio
lasciamo perdere va...
[SM=g27964]
07/11/2007 16:09
Re: Re:
t.r.e., 23/10/2007 12.47:



Luogo comune? Beh io credo che gli impresari delle major non siano quei cattivissimi generali come l'immaginario comune è solito pensare, ma allo stesso tempo seguo la musica da abbastanza tempo per non poter ignorare che "numero di singoli, quali singoli, quella chitarra là devi metterla là, quel passaggio deve andare in radio, in 5 anni 5 dischi, gretest hits al 10°anno" siano tutte robe che (per carità non sono campi di concentramento) vanno di pari passo con un contratto discografico. Quando una band (vedi radiohead e nin) sono sopra la media artistica e dunque hanno idee diverse di immagine, di "concetto", di gestione del proprio oggetto arte, allora la coercizione diviene più netta. Ce ne parlava anche Agostino Tilotta degli Uzeda l'altra sera quando lo intervistavamo. Ci diceva che la "Touch and go", per la quale pubblicano, è un'etichetta sui generis che non fa sentire il suo fiato sul collo delle band, ma che Albini (Steve) gli raccontava come la Geffen gli chiese di ammorbidire nettamente almeno 2 pezzi di "In Utero" (Nirvana) per poterli passare in radio.

Insomma come al solito la verità sta nel mezzo: major non dittatori ma neanche sorridenti motivatori. Band non schiavizzate, ma neanche libere di gestire il prodotto musica come gli pare.
Se poi qualcuno mi dice che le label devono per forza curare i propri interessi economici grazie a politiche di immagine e di accessibilità della musica, allora si entra in un discorso diverso: L'arte e il Commercio
lasciamo perdere va...
[SM=g27964]




Una domanda molto semplice: quanto costa il biglietto di un live dei Radiohead?
11/12/2007 00:59
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Re:
Dj Palude, 22/10/2007 17.06:

Se i Radiohead avessero pubblicato insieme Kid A & Amnesiac il risultato sarebbe stato l'album più noioso della storia del pensiero umano... [SM=x245549]

Ascolta Emanuele, io credo che il discorso della libertà artistica dai vincoli contrattuali sia solo un luogo comune.

Gli ultimi due album dei Nine Inch Nails sono indecenti, e a mio avviso lo sarebbero stati con o senza un contratto.

E poi stiamo parlando di band di serie A non di quelle da prefisso.




[SM=x245580] [SM=x245580] [SM=x245580]

Palude ma che stai dicendo? Kid A e Amnesiac sono quanto di più vicino al concetto di arte la musica dell'ultimo decennio abbia prodotto.
Gli ultimi due album dei NIN indecenti, anche se superiori a qualsiasi altro disco uscito nel medesimo periodo?

18/12/2007 16:29
Re: Re:
Prof V, 11/12/2007 0.59:




[SM=x245580] [SM=x245580] [SM=x245580]

Palude ma che stai dicendo? Kid A e Amnesiac sono quanto di più vicino al concetto di arte la musica dell'ultimo decennio abbia prodotto.
Gli ultimi due album dei NIN indecenti, anche se superiori a qualsiasi altro disco uscito nel medesimo periodo?




Mi dispiace Prof ma non sono d'accordo con nessuna delle tue affermazioni. Kid A e Amnesiac sono due album inascoltabili, nel vero senso della parola.
Quanto agli ultimi due dischi dei Nine Inch Nails non mi resta che citare il sempre verde ragioniere Ugo Fantozzi [SM=x245509]


18/12/2007 22:20
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***
credo nella rigidità di alcune case etichette, credo che pongano dei limiti alle estrosità poco radiofoniche di certi gruppi, ma siamo sicuri che sia il caso dei NIN o dei Radiohead?
signori, parliamo dei due gruppi tra i migliori attualmente, e voi mi volete dire che i discografici hanno influenze? credete che abbiano più potere i discografici che i gruppi (sempre nel caso in cui si parli di NIN e Radiohead!)! io sinceramente non credo!
non vedo,infatti, una rottura tra i dischi precedenti dei Radiohead e l'ultimo, ma forse mi sbaglio!
quello che dite voi, sulle influenze discografiche , secondo me vale solo per gli "artisti" emergenti e per la musica pop (quella radiofonica)o quella che spacciano Rock...ed invece è più pop di laura pausini!
in quei casi gli dicono persino l'abbigliamento che devono portare addosso!

Parlando dei NIN, sono (anche io) convinto che anche in assenza della casa discografica...gli ultimi sarebbero stati album solo sufficenti (paragonati ai precedenti). La verità è che i NIN ,al momento, si sono cristallizzati in un genere e non riescono piu'ad allonarsi da questo (come se i radiohead pubblicassero altri 3 album sullo stesso "non/genere" di kidA amnesiac o in rainbows!) .
con la differenza che tom york è riuscito già a cambiare una volta!
non per niente sono i migliori del mondo. [SM=x245512]
20/12/2007 16:22
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Trovo incomprensibile tutto questo ragionamento intorno al danaro. L'estro, è mia impressione, si muove a prescindere da questo, suggestivo o deprimente che sia il risultato finale. Michelangelo, suo rammarico, non ebbe uno scudo quando terminò la prima parte dei lavori della Cappella Sistina, eppure il risultato è qualcosa che parole umano non riescono bene a definire. Che l'artista venga pagato o meno, non è affar nostro. Ci scandalizza del contratto, ma nessuna pietà nello scaricare illegalmente il prodotto, capite?
In coda un piccolo accenno alle note critiche che accompagnano il nome dei Radiohead: le trovo semplicemente irrispettose.
20/12/2007 18:24
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Partiamo dal presupposto che oggi (non ieri: evitiamo di scomodare trovatori e menestrelli) ciò che per noi è arte per chi fa arte è lavoro: quale artista lavora gratis et amore Dei?
L'assunto dovrebbe essere sequenziale: una persona ama la musica (per dire una forma d'arte) al punto da cercare di comunicare qualcosa al resto del mondo tramite le proprie creazioni. Per raggiungere l'obiettivo ha bisogno di due strategie essenziali, cioè produzione e divulgazione. Se poi a queste operazioni fanno seguito anche gli introiti, l'artista è contento e può vivere come meglio gli si confà, per non dire drogarsi come tutti gli altri.
[Modificato da ActiasLuna 20/12/2007 18:28]
27/12/2007 10:14
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Discussione interessante...

Dal basso della mia quasi ventennale esperienza in luoghi d'arte (non citerò il lavoro che faccio ma sappiate che di arte intorno ne ho vagonate), posso dire che storicamente il rapporto tra arte, profitto e majors non è mai stato privo di intoppi.

La grande macchina per fare soldi del mondo è sempre stata molto attiva e gli artisti, anche quelli con fama di libertà si sono sempre prostituiti alla volontà di chi elargiva "l'argent".
Che questo sia accaduto per avidità, per necessità o per situazioni contingenti non è da noi giudicarlo...

Mi vengono in mente Dante Alighieri, vittima dei suoi mecenati o Caravaggio, di cui sto curando una retrospettiva ultimamente, un uomo cosciuto come violento e artista "libero" ma anche lui vittima delle volontà dei suoi committenti, che spesso gli hanno rifiutato opere lasciandolo sul lastrico...

A mio avviso il mondo della musica di oggi non è differente, l'idea di libertà di internet lascerà il tempo che trova, come ogni sistema troverà il legame del guadagno e l'artista, al solito, si ritroverà a combattere quel sistema che lo vuole imbrigliato.

Che ciò sia positivo o negativo non è dato a me giudicarlo, ma quello che l'esperienza della mia cultura ha maturato è l'idea che ogni rivoluzione, ogni spinta verso il futuro, ogni cambiamento, prende il via dall'arte (arte in ogni sua forma), da un'idea illuminata che si concretizza nella mente di una persona dall'intelligenza lungimirante, anche se alle volte gli artisti sono vittime delle loro stessa genialità.
31/12/2007 16:55
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Io sono sempre più fiducioso nei confronti dell'autogestione artistica nell'era di internet. Lo vedo io stesso con la mia band, nonostante siamo ancora agli inizi: con mezzi come MySpace, i forum, i blogs, i download a pagamento (noi però consentiamo un download gratuito), le donazioni (vedi Jamendo, modello sul quale i Radiohead hanno calcato la promozione del recente "In Rainbows"), farsi strada non è più complesso come prima. E l'industra discografica, un autentico dinosauro nell'epoca dello scambio immateriale di dati e note, sta lentamente sgretolandosi. Ma per una semplice ragione: vuole preservare, come un vecchio burocrate acciaccato e spacciato, i privilegi che s'è guadagnata per due decenni mercificando l'arte musicale (e rendendo il cd un traguardo finale e non, come dovrebbe realmente essere, una tappa intermedia nel processo creativo) non accettando il fatto che il suo modello di impostazione attuale è oramai obsoleto. Morto un Napster ne sono nati a milioni, già questo dovrebbe far riflettere sull'inefficacità dell'apparato, abilissimo nel creare mostri immaginari (gli utenti "ladri") pur di non rinnovare (con qualche rischio) il suo statico ordianamento. Nomi di grido come NIN e Radiohead, nonostante alcune cose le trovi un pò delle paraculate per farsi pubblicità, servono da esempio soprattutto per le band emergenti, spesso composte da musicisti che credono che sia solo la SIAE a poter tutelare i diritti, ignorando l'esistenza di licenze come Creative Commons, giusto per fare un esempio, Queste azioni servono a dare una scossa all'ambiente, a far ampliare gli orizzonti mentali a chi non conosce metodi alternativi alle grandi catene di distribuzione, alla SIAE e a tutte le società di tutela dei diritti (che rubano soldi ai musicisti, sia chiaro). alle majors. Il sistema va eroso da dentro, chi sta fuori resta ostracizzato a vita, sia chiaro. Cinque anni (e forse anche molto meno) e l'attuale assetto sarà per tutti un ricordo, fidatevi.

P.S: ciò non toglie che nasceranno nuovi Frankenstein da combattere...
[Modificato da LocustStar 31/12/2007 16:55]
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