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Quattro anni di (quasi) silenzio. Un'attesa densa, ma decisamente giustificata da un album che potrebbe facilmente diventare un classico. Cristina Donà sa come tenere sulle spine il suo pubblico.
"Forse è perché mi viene concesso che faccio passare molto tempo fra un disco e l'altro e anche perché preferisco avere del materiale che reputo veramente valido per capire la direzione da prendere", ci racconta negli studi della EMI, sua nuova casa discografica, la cantautrice di Rho. "E poi sono state tutte le collaborazioni degli ultimi anni - Robert Wyatt, Diaframma su tutte - a darmi la spinta e le idee per affrontare il disco nuovo.
Il nuovo album in questione si chiama "La Quinta Stagione", è prodotto da Peter Walsh, collaboratore di Peter Gabriel ("mi ha aiutato a trovare soluzioni di semplificazione e pulizia laddove era possibile"), ed è il frutto di un equilibrio che si potrebbe dire perfetto.
"In questo disco c'è stata una grande ricerca da parte mia sulla melodia e sulla voce. C'era una volontà ben precisa di dare alle canzoni un vestito più classico. La musica per me è sempre più importante in quanto musica e cerco di evitare un supporto letterario o di ricerca inutile. Agli esordi, cerchi di staccarti dalla tradizione e legarti a una scena in cui ti senti di appartenere. Io non rinnego il mio passato, ma la melodia ha oggi un ruolo primario nella mia scrittura."
Del resto, la quinta stagione, nella medicina tradizionale cinese, ha un significato molto preciso: "È un momento di transizione, fra una stagione e l'altra, in cui ci si può preparare a cambiare, in senso fisico e spirituale. Secondo questa dottrina, l'uomo è materia in continua trasformazione. Per questo il disco è pieno di riferimenti a elementi come energia, mutamento ed evoluzione."
Un passaggio anche in senso pratico, dal momento che Cristina, come molti suoi colleghi illustri, è passata attraverso lo smantellamento della Mescal, la cui scuderia è stata acquistata dalla EMI. "Sto cercando di tenere a bada le aspettative che ci possono essere su di me, cerco di non pensarci troppo. Però il passaggio è stato molto difficile da accettare, soprattutto perché me ne andavo per forza di cose da una realtà che mi ha visto nascere e crescere e ha contribuito a creare una scena a cui mi sento tuttora di appartenere." Una scena, una voce, una melodia, che se anche oggi affondano nella tradizione della musica leggera, hanno un'impronta profondamente individuale e unica.
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