| | | Post: 289 Post: 289 | Registrato il: 03/12/2003 | Sesso: Maschile | Grado: Moderatore | Livello: Junior | | OFFLINE | |
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ROMA - «E' a noi impreditori che si deve riconsocere il merito di aver fatto uscire il Paese dalla secca della crescita zero. E' un risultato di cui dobbiamo essere fieri». Lo ha detto il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, all'assemblea generale degli industriali italiani al Parco della Musica di Roma. «La ripresa - ha aggiunto - non è ancora consolidata, è fragile, e si spegnerà rapidamente se saremo lasciati soli. Bisogna rimuovere le tante, tantissime anomalie che ci costringono a competere con un braccio legato dietro la schiena».
L'ATTACCO A BERTINOTTI - Dal palco dell'auditorium, Montezemolo ha attaccato «rappresentanti delle istituzioni che hanno definito impresentabile il capitalismo italiano». Vale a dire il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, presente in sala, che quelle parole aveva pronunciato nelle settimane scorse. E lo aveva fatto, ha evidenziato il leader degli industriali, senza che si sia alzata «una sola voce dal mondo della politica a smentire questa autentica falsità».
LA CITAZIONE DI CHURCHILL - Montezemolo ha poi citato Winston Churchill: «L'idea del comunismo è che fare profitti sia un vizio, ma io credo che il vero vizio consista nel subire delle perdite». E ha aggiunto: «è caduto il muro di Berlino, ma in italia non è scomparsa la tentazione di prendersela con l'impresa, alimentata da un clima di ostilità di alcuni settori della politica. Nel capitalismo italiano sta crescendo una nuova borghesia che ha coscienza di sè, ma nella società - ha aggiunto il presidente di Confindustria - sembra ancora prevalere una visione vecchia dell'impresa, che non tiene conto dei mutamenti epocali che sono avvenuti in questi anni». Montezemolo ha chiesto «più tifo» e non «processi» per le imprese, luogo «dove si affermano valori quali il merito, la cultura del rischi, la concorrenza».
MENO TASSE PER TUTTI - Tornando sul tema della crescita, Montezemolo ha sottolineato che «non è accettabile una pressione fiscale così concentrata sulla produzione, rispetto alle rendite e ai consumi». Insomma: una richiesta di riduzione delle imposte per le imprese. «Paghiamo troppe tasse per alimentare la spesa corrente e gli interessi sul debito - ha aggiunto Montezemolo - mentre i servizi sono spesso insoddisfacenti e gli investimenti pubblici no arrivano ad un modesto 4% del Pil». Per ridurre «stabilmente la pressione fiscale - ha continuato - la strada è abbattere il debito pubblico, tagliare la spesa improduttiva, su cui si è fatto ancora pochissimo per non dire nulla, spingere la crescita dell'economia. E poi - ha concluso - come ripetiamo da anni, far pagare le tasse a tutti». Con un obiettivo: «Allinearci all'aliquota media europea che è più bassa di ben 8 punti. Siamo disponibili a scambiare qualunque incentivo in cambio di minore pressione fiscale sulle imprese e su questo vogliamo confrontarci con il governo prima della finanziaria».
LOTTA ALL'EVASIONE - Guardando ai dati sulle dichiarazioni dei redditi, Montezemolo li ha definiti «obiettivamente scandalosi in un paese civile» visto che è inaccettabile che su 40,6 milioni di contribuenti Irpef solo il 5% dichiari un reddito complessivo superiore ai 40 mila euro e solo lo 0,8% ne dichiari uno sopra i centomila euro. È per questo che la Confindustria condivide «una vera azione di contrasto all'evasione fiscale, all'economia sommersa e al lavoro nero», un'azione che dovrà essere condotta in modo rigoroso. E in questo ambito «il contrasto al sommerso - secondo il numero uno degli industriali italiani - è fondamentale anche per combattere gli infortuni e soprattutto i morti sul lavoro».
PENSIONI DA RIFORMARE - Montezemolo ha parlato anche di pensioni e sistema prevideziale, spiegando che «non si tratta di fare una riforma difficile, ma solo di applicare le leggi esistenti, dalla legge Dini alla riforma Maroni». «È arrivato il momento di cambiare alcune regole del gioco - ha precisato - nell'interesse delle imprese e dei lavoratori per restituire alle relazioni industriali un ruolo vero nel governo dell'economia». Su questi temi, sottolinea Montezemolo, «vorremmo confrontarci con un sindacato che guardi un po' meno al passato e un po' più al futuro. Un sindacato che vuole essere classe dirigente non può dire sempre di no».
LEGGE BIAGI DA AMPLIARE - «La legge Biagi va completata non certo ridotta». Montezemolo ha rilanciato il tema della flessibilità e delle nuove regole per il mercato del lavoro, ricordando quanto avviene negli altri europei dove i meccanismi di accesso al sistema produttivo sono meno rigidi che in Italia ma garantiscono maggiore occupazione. Il capo degli industriali ha ribadito la necessità di isolare i «fannulloni» e di agevolare l'incentivazione dei lavoratori con la contrattazione di secondo livello e con gli aumenti retributivi strettamente connessi ai risultati e all'andamento aziendale.
Tratto da corriere.it |