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(TGCOM)Sanremo: la morte,la lettera,il mistero
Quarant'anni fa, nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967, moriva con un colpo di pistola alla tempia Luigi Tenco. La sua canzone "Ciao amore ciao", era stata appena eliminata dal Festival di Sanremo. Tenco lasciò solo un biglietto polemico: "Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita". Da poco la procura di Sanremo ha stabilito che si è trattato di suicidio.
Luigi Tenco
Ricordato da tutti come un uomo ''di una bellezza incredibile, di una straordinaria modernità", Tenco era nelle stanza 219 dell'Hotel Savoy di Sanremo al Festival della canzone italiana, la sera della tragedia. Era stata appena eliminata la sua canzone "Ciao amore ciao", un brano troppo difficile per la provinciale platea sanremese. Scrisse un biglietto in cui metteva in luce la sua totale estraneità con una giuria, che aveva bocciato la sua canzone cantata in coppia con Dalida sua compagna da qualche settimana, per promuovere poi canzoni di basso livello come "Io, tu e le rose" e "La rivoluzione".
A trovarlo fu la compagna che il giorno dopo venne fatta espatriare. ''Secondo molti il gesto è stata una sfida - dice Tortarolo, autore, insieme a Giorgio Carozzi, cugino di Tenco, del libro "Ed ora che avrei mille cose da fare'', - o magari aveva preso un antidepressivo. Lucio Dalla, che era nella stanza accanto alla sua a Sanremo, non ha mai voluto parlare di quella sera''.
Dalida
Di fatto l'uscita di scena di Tenco rimase per anni avvolta nel mistero. Per quel triste biglietto scritto con una grafia così incerta che ci sono volute cinque perizie di esperti per attribuirgliene con certezza la paterità. Per quello spleen che non abbandonava mai il cantautore, neppure nei suoi momenti più sereni. 'Bisogna creare qualcosa, rompere il cerchio che ci soffoca, altrimenti è meglio piantare tutto - diceva parlando del suo posto nel mondo. - Non si vive per riuscire simpatici agli altri. A me i soldi, il successo, non interessano, li lascio a quelli più furbi di me in questo genere di cose''.
E soprattutto per le sue canzoni, a volte strazianti, in cui le aspettative deluse del futuro sono descritte cosi: ''e gli occhi intorno cercano quell'avvenire che avevano sognato, ma i sogni solo solo sogni e l'avvenire è ormai quasi passato''. O ancora "Vedrai vedrai" dove ancora si racconta una volontà di cambiare impossibile da vivere. |