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Storiella DC9-Ustica

Ultimo Aggiornamento: 12/01/2007 15:43
12/01/2007 11:49
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SCENARIO INTERNAZIONALE:
La situazione internazionale in quel periodo vedeva l'Italia e il Mediterraneo al centro dell'area di crisi piu' delicata.
Il paese terrorista di allora non era l'Afganistan dei talebani o l'Iraq di Saddam, ma la Libia di Gheddafi.
Si dice che fosse in atto un ponte aereo gestito dalla Nato per rifornire di armi un alleato del Nordafrica (forse l'Egitto) in vista di un conflitto aperto con la Libia. Quel corridio tagliava il Mediterraneo da Nordovest (forse Spagna o Francia) a Sudest passando accanto o sopra la Sicilia.
Si dice inoltre che l'Italia facesse finta di non vedere (per interessi economici che la legavano alla Libia) un traffico analogo di armi fra l'Unione Sovietica e la Libia via Jugoslavia. In pratica, velivoli Libici sorvolavano parte del territorio Italiano e dell'Adriatico per andare verso la Jugoslavia a caricare materiale da usare nell'ambito della stessa crisi, ma sul fronte opposto.

LA DINAMICA:
Il DC9 Itavia parti' da Bologna con due ore di ritardo venendosi a trovare, inaspettato, nel mezzo di una situazione estremamente complessa: gli "alleati" non si aspettavano di trovare traffico civile nella zona interessata dal loro ponte aereo. Almeno un aereo libico era partito dalla Jugoslavia ed e' andato ad accodarsi al DC9 in modo da non essere rilevato dai radar a terra.
Ci sono stati subito due contrattempi quando il DC9 era ancora sulla Toscana: dei ricognitori italiani hanno visto qualcosa di strano e hanno lanciato l'allarme generale non una ma diverse volte. I radar hanno notato qualcosa di strano nella traccia radar (per forza, erano due) e hanno chiesto piu' volte conferma della rotta al DC9. I due piloti dei ricognitori sono poi morti in un frontale nel cielo di Ramstein alla guida di due frecce tricolori e purtroppo non possiamo chieder loro come mai hanno dato quell'allarme.
Con l'ospite in coda il DC9 ha proseguito ignaro il suo viaggio che veniva invece seguito attentamente da terra e probabilmente dagli Alleati.
Giunto in pieno Tirreno probabilmente un aereo Nato si e' accodato alla carovana cercando di stanare l'ospite indesiderato. Lui non si e' tolto. L'aereo Nato allora "ha messo la freccia" (come ha affermato un controllore di volo a Marsala) allargandosi alla destra del DC9, girandosi verso di esso e lanciando un missile che ha bucato la carlinga del DC9 subito dietro la cabina di pilotaggio. Il DC9 non e' esploso ma e' iniziato a precipitare verso il mare a largo di Ustica. Non e' esploso perche' diversi dei corpi ritrovati il giorno dopo indossavano i giubotti-salvagente e qualcuno aveva addirittura lacci emostatici o rimedi di emergenza. L'aereo "ospite" in coda, vista la manovra d'attacco del caccia Nato allargatosi a destra, ha probabilmente deciso di tagliare la corda verso sinistra. Forse proprio questa operazione ha portato all'incidente. Virando verso sinistra in fondo al Tirreno si e' percio' diretto verso le coste della Calabria dove e' caduto, probabilmente perche' inseguito e colpito.

GLI INSABBIAMENTI:
Gli insabbiamente sono forse dovuti proprio alla necessita' di coprire il doppio gioco del nostro Paese: meglio fare credere al mondo di essere degli incapaci pieni di falle nel sistema aereo (cosa non difficile da far credere vista la nostra secolare reputazione) piuttosto che palesare di essere traditori che si vendono al nemico (il mondo era diviso in due blocchi contrapposti ben definiti).
Sono percio' immediatamente partiti ordini precisi dai vertici della difesa. Innanzitutto evitare che qualcuno a bordo del DC9 potesse testimoniare lo svolgimento di una battaglia aerea. L'aereo colpito non e' esploso ma e' caduto in mare qualche minuto dopo e cio' rendeva possibile immaginare che potessero esserci superstiti. Si e' quindi deciso di richiamare immediatamente le imbarcazioni che erano partite alla ricerca dei resti dell'aereo scomparso. A bordo non c'era James Bond e quindi nessun ferito e' riuscito a farcela fino al giorno dopo quando finalmente sono stati individuati i rottami dell'aereo.
Poi e' stato ordinato a tutti i militari che hanno avuto un ruolo nella vicenda, ad esempio gli uomini radar, di far sparire le registrazioni e tener chiusa la bocca. Infine si e' provveduto a chiudere la bocca a chi voleva comunque aprirla e si sono preparate piste false.
Esiste un'ipotesi agghiacciante: visto che le opere di depistaggio non stavano riuscendo tanto bene e, ad esempio, diventava palese il fatto che il Mig libico ritrovato sulla Sila fosse caduto proprio la notte del 27 Giugno, i servizi segreti hanno pensato di distogliere una volta per tutte l'attenzione da quel caso attarverso qualcosa di eclatante: poco piu' di un mese dopo l'abbattimento del DC9 e' esplosa una valigia nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna. Era il 2 Agosto. Da quel momento "il caso Ustica" e' andato in soffitta: una cosa e' il mistero legato alla caduta di un aereo per cause ignote, un'altra e' lo sgomento di fronte alla devastazione nel pieno centro di una citta'.
Un insabbiamento perfetto. A livello di politica internazionale e' infatti chiaro a tutti che le cose hanno un peso molto diverso: una cosa e' un attentato terroristico (Bologna) come altre volte successo in Italia (Piazza Fontana, Piazza della Loggia, ecc.). Altro e' svelare uno scenario internazionale di guerra fra i blocchi contrapposti, con ponti aerei e preparazione a guerra aperta in grande stile e soprattutto svelare il nostro vergognoso atteggiamento in quel frangente.

CONCLUSIONI:
Si continua a tenere la bocca chiusa perche' se e' vero che da un lato lo scenario storico-politico internazionale oggi e' completamente superato, palesare il doppio gioco dell'Italia inciderebbe ancor oggi sulla nostra immagine internazionale.
E poi, a chi gioverebbe? Ai parenti delle vittime? A prescindere dalla sentenza della Cassazione il Governo ha gia' detto che pensera' a coprire le spese per i risarcimenti (proprio come per Piazza Fontana, egualmente senza colpevoli).
La conclusione amara e' che se queste tesi fossero giuste gli 83 morti di quella sera e gli 81 di Bologna rappresenterebbero il prezzo pagato dall'Italia per aver giocato sporco, aver fatto il doppio gioco tradendo l'alleanza atlantica. Non siamo un Paese molto bravo a fare le guerre, si e' visto nel Novecento. Ma quando si tratta di fare porcherie sottobanco, di giocare sporco, di dimostrarci scaltri e opportunisti, li non ci batte nessuno...
12/01/2007 15:43
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