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Grizzly Man

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2007 15:25
08/01/2007 20:15
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Realtà e finzione documentaristica

di Fabio Tasso


"Non è facile dire dove potrà arrivare il documentario. Verso quali obiettivi, quali orizzonti potrà spingersi questo genere che, dopo anni di oblio, sta riscoprendo da qualche tempo a questa parte una nuova dimensione e rinnovate forme espressive e sta prepotentemente entrando a far parte dell’immaginario cinematografico collettivo. L’hanno dimostrato in prima istanza i film di Michael Moore, che ne hanno consentito lo “sdoganamento”, poi sono arrivate altre opere, anche italiane, e hanno fatto il resto.

E ora sono i registi che per primi tentano palesemente di sovvertire le regole del gioco, o quantomeno di modificare le ristrette griglie estetiche ed interpretative che ne costituiscono il sostrato. Lo ha dimostrato Grizzly Man di Werner Herzog, presentato nella sezione “Americana” del 23° Torino Film Festival. Il regista tedesco, noto fin dai primi anni Settanta per le sue opere di rara efficacia emotiva e sperimentale, ha compiuto con questo film un ulteriore passo verso la codificazione del genere, seminando una serie di idee che aspettano solo di essere raccolte e sviluppate.

Grizzly Man racconta la vita di Timothy Treadwell, ambientalista e studioso di animali, che per scelta personale viveva diversi mesi all’anno in Alaska, a contatto con i grizzly, i temibili e pericolosi orsi grigi. Treadwell, dopo molti anni passati a studiarli, aver stabilito con loro un’affinità emotiva impensabile per un essere umano ed essere diventato persino un personaggio pubblico (ospitato nientemeno che al David Letterman Show), è morto in circostanze misteriose il 6 ottobre 2003, insieme alla fidanzata Amie Huguenard.

Il film mescola in un efficace contrappunto i video originali girati dai due protagonisti con le interviste più recenti, realizzate da Herzog, alle persone che conobbero e amarono Treadwell, condividendone (anche se non sempre con la stessa intensità) le passioni. L’obiettivo di Herzog registra così le impressioni e le testimonianze di genitori, amici d’infanzia, collaboratori ed ex fidanzate, componendo un ritratto profondamente umano e carico di pietas, e raffigurando un uomo pervaso interamente dalla propria ossessione, sebbene non fino al punto da trascurare del tutto i rapporti con i propri simili. Ciò emerge ancor più dai filmati originali, dai quali traspare l’innata capacità di Treadwell di “comunicare” con gli orsi, entrando nel loro mondo e vivendo in stretta armonia con essi: immagini molto spesso ravvicinatissime, che ci trasportano all’interno della comunità dei grizzly e mostrano con impressionante realismo gli sforzi dell’ambientalista di farsi accettare da loro. Esemplari e splendide, nella loro esplosione di potenza animale, sono per esempio le sequenze di lotta, che non disdegnano di mostrare la crudeltà dei combattimenti e le profonde ferite che gli animali accusano alla fine di essi.


La rappresentazione della vita degli orsi grigi (che a tratti non può non ricordare L’orso di Jean-Jacques Annaud), pertanto, priva com’è di didascalismo e tesa invece a captare “in presa diretta” tutto quanto avviene sotto l’occhio attento di Treadwell, raggiunge vertici di verosimiglianza e aderenza al reale che poche altre volte si erano visti al cinema. La progressione narrativa, che ci avvicina sempre più al momento della tragica e misteriosa morte del protagonista, è condotta esemplarmente e, pur intervallando immagini di archivio e interviste, senza soluzione di continuità. Il film è un lento scivolare verso la scontata (perché nota fin dall’inizio) e terribile fine, la morte di Treadwell, avvenuta con tutta probabilità a opera di un orso estraneo alla comunità che egli stava cercando di studiare.

A ben vedere, tuttavia, la vera forza di Grizzly Man non sta in questo; né nella potenza evocativa delle immagini, né nel magistrale impatto drammatico delle interviste. Sta invece nella capacità di Herzog di procedere costantemente sulla linea di confine tra realtà e finzione, elaborando, con un film che solo apparentemente, parafrasando un saggio di Roland Barthes, è fermo al “grado zero della visione”, un’attenta e acuta analisi sulle dinamiche che regolano la sovrapposizione dei piani narrativi e l’estetica della rappresentazione filmica. Solo in apparenza un passo indietro rispetto al celebrato “mockumentary” (documentario in cui si mescolano realtà e finzione), ma a ben vedere un passo avanti, perché in grado di cogliere l’essenza del problema: la verità della materia mostrata.

Siamo ormai così abituati a credere alle immagini che troppo spesso sospendiamo la nostra capacità di giudizio e ci abbandoniamo a loro; e al tempo stesso siamo ormai così abituati a farci ingannare dalle immagini che quando vediamo qualcosa di vero non ci crediamo più. Herzog gioca continuamente su questa aberrante dicotomia, suggerendo che ciò che vediamo non sia vero, ma di fatto consegnandoci un’opera struggente e mai così vera, il racconto di ciò che realmente è avvenuto, sulle montagne del Katmai National Park, a un uomo che cercava se stesso e ha trovato la morte quasi senza accorgersene."

FONTE:
http://www.drammaturgia.it/recensioni/recensione1.php?id=2761
08/01/2007 22:00
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"Grizzly Man è uno dei film più sconvolgenti di Werner Herzog, e anche uno dei più teorici. E questo nonostante le riprese effettive - per quel che riguarda il mondo degli orsi - non siano sue ma di colui la cui vita Herzog esplora: il giovane attivista, Timothy Treadwell, ecologista più o meno improvvisato, ucciso da un grizzly nel 2003 insieme alla sua ragazza, dopo aver vissuto per tredici estati sperduto nella wilderness dell'Alaska. Ancora una volta Herzog mette in scena - stavolta dal vero - la vita di un "folle", di un uomo ossessionato da un sogno che non può non ricordare Klaus Kinski, col quale Herzog realizzò ben cinque film (sei, considerando quel meraviglioso documentario che è Il mio nemico più caro - Kinski).
Dal 1990 fino all'anno della sua morte Timothy Treadwell, ogni estate, si è avventurato in un angolo sperduto dell'Alaska per vivere insieme ai suoi orsi e per riprenderli con la sua cinepresa, a distanza molto ravvicinata, cercando spesso il contatto fisico, senza nessuna arma per difendersi, ben conscio della loro pericolosità ed imprevedibilità. Il progetto di Treadwell era quello di realizzare un documentario che sensibilizzasse l'opinione pubblica sull'importanza di preservare l'ambiente naturale, con particolare riferimento alla minaccia costante del bracconaggio. Per questo si recò volentieri nelle scuole o in televisione, dove fu ospite, fra l'altro, del celebre show di David Letterman. Secondo alcuni però, proprio la sua vicinanza costante faceva sì i grizzly si abituassero alla presenza umana, favorendo il gioco sporco dei cacciatori di frodo. Ma nelle interviste fatte da Herzog a parenti ed amici viene fuori invece il volto puro di un sognatore americano di provincia, un po' eccentrico e forse ingenuo, che si inventò origini australiane, tentò di fare l'attore, e scoprì poi la sua vera vocazione.
Ma a Herzog non interessa fare apologie o accuse, né trarre conclusioni morali qualsivoglia, bensì vedere/scoprire attraverso degli "occhi in prestito", quelli di Treadwell, un modo possibile (unico) di guardare all'altro da sé per eccellenza, ovvero il mondo della natura selvaggia, quello che gli anglosassoni chiamano "wilderness". Il materiale girato da Treadwell rivela uno sguardo talmente puro, privo di filtri estetici (del cinema, o del documentario televisivo specializzato), da affascinarlo: in particolar modo quelle scene fra una ripresa e l'altra che Treadwell avrebbe sicuramente tagliato, scene "vuote", in cui campeggia la natura in tutta la sua neutralità e alterità; e d'altro canto la partecipazione umana di Herzog alla storia incredibile del giovane lo spinge a realizzare in sua vece il sogno di mostrare quelle immagini. Ciò che colpisce, dunque, è ancora una volta, la disponibilità alla fascinazione del cineasta tedesco verso ciò che è diverso da sé, seppur simile.
Treadwell non è certamente un individuo nel quale il cineasta si rispecchia, né può far sua quella visione non solo armoniosa e acritica della natura, ma anche emotiva e sentimentale. Herzog, come egli stesso puntualizza ricorrendo alla voce fuori campo, nella natura vede soprattutto il caos e l'inattuabilità di una reale comunanza con essa da parte dell'uomo. Eppure c'è, e si avverte, un legame profondo fra Treadwell e Herzog, e precisamente nella necessità fisica, viscerale, di puntare lo sguardo, e di non distoglierlo mai, sull'ignoto, sull'inconoscibile: che sia la giungla amazzonica, un immaginario pianeta acquatico, un grizzly feroce, o una creatura selvaggia di nome Klaus Kinski. O la morte stessa. Herzog infatti insiste a più riprese sulla ferocia dell'accaduto e sui particolari riguardanti il decesso del giovane e della ragazza che era con lui: l'intervista al coroner, che torna in più parti, da cui si ottiene un resoconto dettagliato e agghiacciante (proprio perché distaccato, professionale) dell'accaduto; il ritrovamento di un nastro con le voci delle vittime che urlano - voci che Herzog ascolta e non fa ascoltare, ma che è quasi peggio immaginare; l'orologio ritrovato al polso del cadavere che il regista regala a un'amica di lui, nonché ex-ragazza, Jewel. In tutto ciò sembra di scorgere un'angosciosa domanda inespressa nel film: fino a che punto un uomo può spingersi verso la realizzazione di un sogno, fino a che grado è disposto a guardare in faccia la propria morte? Non (solo) uno scavo nella natura, ma (soprattutto) un salto nel vuoto nella complessità spesso contraddittoria della natura umana."

Vittorio Renzi
FONTE: http://www.cineclick.it/recensioni/archiv/grizzlyman.asp
09/01/2007 13:17
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Chiaramente non troverà mai spazio nel circuito catanese.
09/01/2007 17:05
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ehhh caro Vittorio, che ci vuoi fare?? E' una vergogna indicibile, ma questo è il circuito distributivo italiano, questo è quello che ci meritiamo. Ovviamente io per vederlo ho approfittato di una delle mie rare visite romane, tra l'altro nell'unica minuscola sala, il Politecnico Fandango, che ancora lo proiettava, con un unico spettacolo di pomeriggio alle 18.30, preferendolo di gran lunga al via vai asfissiante e alienante dello shopping romano post-natalizio in via Frattina. Ovviamente, sono stato ricompensato copiosamente da cotanta,sbalorditiva meraviglia artistic per la.Ma l'uscita in dvd per la Cecchi Gori Home Video dovrebbe essere cosa di poco...Anzi, il dvd dovrebbe già essere disponibile a noleggio...E se potete recuperate anche l'altrettanto stupefacente(forse ancora di più) "The Wild Blue Yonder" del 2005, edito dalla Fandango in dvd, cronologicamente posteriore a questo "Grizzly Man".
09/01/2007 17:10
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Guardate un pò qui chi intervista il grandissimo Werner...Ed il programma è suo! Ho scoperto quest'estate in america che conduce un programma tutto suo, con musica e quant'altro su un canale pubblico...Un pò come se Giovanni Lindo Ferretti(ma visti i tempi e le ultime conversioni forse ho fatto l'esempio meno esatto[SM=g27975]) mandasse avanti un suo programma su Rai 3. Che roba...E poi non venitemi a dire che l'America non è un gran paese


http://www.youtube.com/watch?v=B4i5WkkXdmc&eurl=
09/01/2007 23:08
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Non vorrei sbagliare, ma mi pare sia uscito già un pò di tempo fa nelle sale. Non mi sembra recentissimo.
10/01/2007 00:27
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uscito lo scorso novembre.
10/01/2007 00:56
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Scritto da: Prof V 10/01/2007 0.27
uscito lo scorso novembre.


Appunto.
10/01/2007 17:52
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vabbè, e quindi? La segnalazione non è valida allora? Perde la sua importanza?
Per me quello che conta è parlare di opere di altissimo valore come questa a prescindere dalla loro collocazione temporale e distributiva nelle nostre sale. Se poi questa discussione vada inserita in "Retrospettive" piuttosto che in "Cinema" a me non cambia nulla, fate voi...
10/01/2007 17:55
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e comunque,come già detto, io l'ho visto in una piccola sala di Roma il 30 dicembre, ossia meno di due settimane fa..Non mi sembra così tanto. Ma parliamo del film
10/01/2007 18:10
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Scritto da: skagpaul 10/01/2007 17.52
vabbè, e quindi? La segnalazione non è valida allora? Perde la sua importanza?
Per me quello che conta è parlare di opere di altissimo valore come questa a prescindere dalla loro collocazione temporale e distributiva nelle nostre sale. Se poi questa discussione vada inserita in "Retrospettive" piuttosto che in "Cinema" a me non cambia nulla, fate voi...


Ti bagni un pò troppo prima che piova secondo me.
Ho detto che il film non è recentissimo per rispondere al post in cui Vittorio diceva "Chiaramente non troverà mai spazio nel circuito catanese". Insomma, lui parlava al futuro come se il film fosse di prossima uscita, ma magari è già stato in programmazione a Catania nel periodo in cui è realmente uscito, senza che noi ne avessimo notizia.
Stay quiet!
10/01/2007 20:01
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Pardon Emanuele... [SM=x245566] [SM=x245529]
ma non ero poi così agitato [SM=x245516]
giusto un mio fraintendimento, magari per farmi perdonare ti regalo il dvd quando esce,ok? [SM=x245584]
10/01/2007 21:16
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Re:

Scritto da: Emanuele Brunetto 10/01/2007 18.10

Ti bagni un pò troppo prima che piova secondo me.
Ho detto che il film non è recentissimo per rispondere al post in cui Vittorio diceva "Chiaramente non troverà mai spazio nel circuito catanese". Insomma, lui parlava al futuro come se il film fosse di prossima uscita, ma magari è già stato in programmazione a Catania nel periodo in cui è realmente uscito, senza che noi ne avessimo notizia.
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Capita spesso che alcune pellicole trovino "spazio" successivamente all'uscita ufficiale.
10/01/2007 21:35
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ma è quel film che il bambino sta con gli orsi?
se si l'ha visto mia madre in tv..
11/01/2007 15:25
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no, assolutamente no, non c'è alcun bambino nella pellicola, bensì viene raccontata la storia vera di un uomo che aveva deciso di farla finita con le comuni abitudini convenzionali del mondo civile e di unirsi simbioticamente al mondo animale, per rigenerarsi,purificarsi, trovare una via d'uscita e di salvezza almeno per la propria anima,anche a costo della morte.
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