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Calcio - Rossi: "Viviamo nel paese dei mille gattopardi"

Ultimo Aggiornamento: 19/08/2006 17:41
17/08/2006 18:15
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ROMA - Non c'è nulla di remissivo, di rinunciatario, nemmeno di preoccupato, nel tono e nelle parole del commissario della Federcalcio Guido Rossi, nella sua prima intervista dall'inizio del processo al grande scandalo del calcio. Anzi, la sensazione è proprio quella opposta. Quella di un uomo che più si addentra nelle difficoltà più si determina a risolverle.

"La situazione è difficile. Molto difficile. Perché c'è la sensazione tremenda che davvero non si voglia e non si debba cambiare nulla, in Italia; che lo scandalo del calcio sia già stato dimenticato; che viviamo nel paese dei mille gattopardi".

Come se la spiega, commissario, questa resistenza al cambiamento?
"In maniera molto semplice. Intorno a questo sport ci sono troppi interessi coinvolti, troppi poteri. E ciascuno di questi interessi e di questi poteri fa di tutto per auto tutelarsi. Di tutto. Ma la cosa peggiore è che lo fa nella convinzione che poi, attraverso quella che possiamo definire insolenza mediatica, riuscirà a sottrarsi alla giustizia".

Cosa intende per insolenza mediatica?
"Intendo quell'atteggiamento che si è visto ad un certo momento di questa vicenda, quando sia le televisioni sia i giornali, hanno dimostrato un'ostinata disponibilità a concedere spazio a personaggi che si esibivano in attacchi feroci al commissariamento della Figc e agli organi di giustizia, che per altro sono indipendenti dal commissario. Il problema, evidentemente, non sono le critiche, ma i toni e i contenuti. Si trattava di attacchi personali, attacchi che venivano portati, peraltro, in assenza della persona interessata".

Il riferimento a Diego Della Valle è evidente (il presidente della Fiorentina, riferendosi a Rossi, arrivò a parlare di irruenza senile).
"Guardi, non ho intenzione di parlare di Della Valle. Non risposi allora, non rispondo adesso, non risponderò mai. Mi limito a osservare una questione ben più importante e pericolosa, quella relativa a un certo tipo di giornalismo e di giornalismo sportivo in particolare. Che non è indipendente. O meglio: diciamo che tra i giornalisti sportivi ce ne sono pochi realmente indipendenti".

C'è chi riconduce il problema al frazionamento delle proprietà dei giornali.
"Io non credo che sia questo il punto. Perché se questo, in linea teorica può valere per i giornali sportivi, la cui linea editoriale è senza dubbio determinata dalla direzione, non sono certo che lo stesso sia per i grandi giornali generalisti. Lì sono convinto che molto dipenda dai singoli giornalisti che, lo ripeto, raramente si dimostrano indipendenti. Ad esempio, mi chiedo come mai si continui acriticamente a concedere così tanto spazio a personaggi condannati, a gente che nonostante l'interdizione continua a incitare i tifosi alla rivolta e a decidere ogni cosa della propria società, a fare il calciomercato. A gente che dimostra quotidianamente disprezzo per le regole, un disprezzo che poi viene coperto con l'insolenza mediatica. In un paese diverso, questo non sarebbe mai successo. Qui invece accade pure che poi qualcuno si inventa, sempre sui giornali, storie di fantasia su imminenti sconti di pena".

Si riferisce alle notizie sulla possibile conciliazione della Figc?
"Sì, proprio a quelle. È una vergogna. Il mercimonio della giustizia. E invece sia chiaro: per quanto riguarda la Figc la questione è chiusa. Gli sconti finirebbero per penalizzare squadre che sono state leali sul campo. E allora, per tornare al ruolo dei media, qualcuno si è chiesto cosa ne pensano queste società? Cosa ne pensano i tifosi? Cosa pensano i tifosi della minaccia di ricorrere al Tar sventolata dai club condannati?"

Lei cosa ne pensa?
"Che è la negazione del buon senso. Qui mica si sta parlando di mettere in galera la gente. Nessuno ha ordinato alle società di iscriversi ai tornei, di assoggettarsi a regole chiare. Se io mi iscrivo a un circolo privato ne devo rispettare le regole, non posso rubare l'argenteria e poi lamentarmi. Perché nessuno si indigna? Perché i giornali non denunciano?".

Si sente abbandonato?
"No. Assolutamente no. Come faccio a sentirmi abbandonato quando posso contare su gente come Borrelli e Ruperto, come Catricalà, come tutti i miei collaboratori, come il presidente del Coni, Petrucci. Il Governo mi sostiene, la gente per strada mi sostiene, mi incita a resistere. E anche gli organismi sportivi internazionali. L'Uefa ci invita ad andare avanti e si propone di aiutarci sulla strada delle riforme. No, non mi sento abbandonato, anzi. Osservo solo che c'è una parte di questo paese, una parte potente, purtroppo, che preferisce il vecchio corrotto al nuovo riformatore. E questo è un fatto grave, un segno di decadenza sociale davvero preoccupante. Ma sa qual è la cosa più caratteristica e pericolosa?".

Quale?
"Che questi signori stanno andando contro il volere della gente che, invece, nonostante una campagna stampa indirizzata, desidera la pulizia e la trasparenza, e non la manipolazione elevata a sistema. Temo che interessi particolari stiano creando una pericolosa rottura tra comune sentire e opinione pubblica. Lo scandalo del calcio sta mettendo in evidenza la malattia endemica di questo paese: la tendenza all'inciucio, a buttarla sempre a tarallucci e vino, a dimenticare. Ma come? nemmeno due mesi fa mi insultavano perché avevo tenuto Lippi e adesso vogliono gli sconti ai processi? Che coerenza c'è? E i giornali che adesso auspicano gli sconti, sia pure in modo sibillino, sono gli stessi che allora pubblicavano i sondaggi contro Lippi. L'Italia è afflitta da una forma grave di amnesia sociale. Ed è proprio per questo che ogni giorno che passa sono sempre più motivato ad andare avanti".

Per arrivare dove?
"A riscrivere tutte le regole, come abbiamo già cominciato a fare, con il contributo di tutti. E a fare pulizia".

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19/08/2006 17:41
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Re:

Scritto da: meulen 17/08/2006 18.15



L'Italia è afflitta da una forma grave di amnesia sociale.
Per arrivare dove?


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concordo! e non credo in un miglioramento!
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