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SI - NO (Referendum Costituzionale)

Ultimo Aggiornamento: 04/07/2006 17:10
26/06/2006 12:02
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ROMA - Riaprono questa mattina, alle ore 7, i seggi elettorali per il referendum popolare che confermerà o respingerà la legge di modifica della seconda parte della Costituzione, approvata dal Parlamento. Alle ore 22 di ieri aveva votato il 35% degli aventi diritto.

Sono 47.129.008 gli elettori chiamati alle urne, di cui 22.572.903 uomini e 24.5556.105 donne. A questi si aggiungono i 2.600.000 cittadini italiani residenti all'estero che hanno potuto esercitare il loro diritto per corrispondenza (in questo caso sono validi solo i plichi giunti agli uffici consolari entro le ore 16 di giovedì scorso 22 giugno), oppure optare per il voto in Italia. Il termine per esercitare il diritto di opzione è scaduto l'8 maggio scorso. Lo scrutinio si svolgerà oggi, a partire dalle ore 15, subito dopo la chiusura dei seggi, anche per i plichi contenenti i voti degli italiani all'estero.

ALLE 22 HA VOTATO IL 35%
E' stata del 35% l'affluenza alle urne registrata alle ore 22 per il referendum confermativo sulla legge di modifica della seconda parte della Costituzione approvata dal Parlamento e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 18 novembre scorso. Il dato è stato diffuso dai servizi informatici elettorali del Viminale. Nel 2001, per l' omologa consultazione referendaria sulla legge di modifica al titolo V della seconda parte della Costituzione, la prima confermativa della storia della Repubblica, alle 22 aveva votato il 34,1% e allora si votò in ottobre (il 7) e in un solo giorno.

LA POLITICA TACE ED ATTENDE
Gli scontri fra il fronte del sì e il fronte del no hanno ceduto il passo a un placido silenzio elettorale, secondo la vecchia regola: a urne aperte, la politica tace. I leader politici oltre a tacere, trattengono il fiato in attesa di uno scrutinio che, data la natura della consultazione, non potrà che essere netto, e avrà in ogni caso effetti politici.

La prima conseguenza si avrà sull'ampia e incisiva riforma costituzionale approvata in via definitiva il 16 novembre scorso dal Parlamento, con i voti dell'allora maggioranza di centrodestra: entrerà in vigore se il numero dei sì sarà superiore a quello dei no, sia pure di una sola unità e qualunque sia l'affluenza alle urne. Diversamente, finirà nel cestino. In questo caso, nello strano gioco dell'oca che è da oltre un decennio il cammino delle riforme istituzionali, la pedina tornerà all'autunno del 2001, all'indomani dell'altro referendum confermativo che fece entrare in vigore la riforma del Titolo V della Costituzione. Una riforma, anch'essa, varata a maggioranza, ma dal centrosinistra, che fa ammenda di questo, e riconosce pure che conteneva alcune imperfezioni. Dunque, il Parlamento si dovrà rimettere subito al lavoro sulle riforme, sia pure solo per correggere quei difetti. E a quel punto, cosa farà la Lega?

Viceversa, se prevarranno i sì, la Grande Riforma entrerà in vigore, con la lenta gradualità già prevista che prevede per alcuni aspetti il traguardo del 2011, per altri del 2016. Ci sarebbe tempo, dunque, per tentare di correggerne in sede parlamentare qualche parte, in base alle disponibilità dichiarate in campagna elettorale.

Ma non si può negare che la vittoria dei sì avrebbe innanzi tutto un forte effetto sul quadro politico: rafforzerebbe l'opposizione, indebolirebbe la maggioranza di centrosinistra, con conseguenze tutte da valutare. Berlusconi insegue da due mesi un risultato che rovesci il quasi pareggio del voto del 9 aprile: la vittoria dei sì darebbe fiato alla sua strategia e alla sua leadership.

Sono queste le riflessioni e i calcoli che arrovellano i leader politici in queste ore. Riflessioni che però non possono spingersi oltre, senza conoscere gli scrutini, il bilancio dei no e dei sì, la distribuzione territoriale e tutto il resto. In attesa di conoscerli, si cerca di interpretare l'affluenza alle urne: l'attenzione si concentra sul dato delle 19: pressocché uguale a quello del 2001. Ma allora si votò un solo giorno, e alla fine si arrivò al 34,1.

Stavolta, essendoci anche a disposizione la giornata di oggi per votare, sembrà scontato si superi quella soglia, scongiurando così le preoccupazioni della vigilia, di un afflusso troppo esiguo. Quanto a sapere quale schieramento sarà favorito dall'aumentata affluenza, le scuole di pensiero sono diverse. La prudenza consiglia di attendere domani pomeriggio. Forse prima del fischio di inizio di Italia-Australia avremo un'idea di come è andata a finire.
26/06/2006 15:34
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Si parla di oltre il 41% dei votanti...
26/06/2006 16:15
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"NO" in testa con il 59,9% secondo l'ultima proiezione NEXUS per la Rai. Gli ultimi "in house poll" di SKY TG24, realizzati in collaborazione con l'Istituto Piepoli, danno sempre i "NO" in vantaggio, al 58,5%. Lo scrutinio è in corso.

Bossi: se vince il no andiamo in Svizzera

26/06/2006 19:23
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(ANSA) - ROMA, 26 GIU - 'Gli italiani fanno schifo e l'Italia fa schifo'. E' il commento dell'eurodeputato leghista Speroni ai primi exit poll del referendum. 'Il paese non vuole essere moderno, hanno vinto quelli che vogliono vivere alle spalle degli altri', ha aggiunto. 'Se i dati venissero confermati, si tratterebbe di una dichiarazione di rifiuto verso la Devolution', afferma Alessandra Mussolini, segretario di Azione Sociale. 'Serviva il quorum, il 25% degli italiani ha detto no', aggiunge La Russa.
26/06/2006 22:39
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Referendum: gli italiani dicono NO
Il no alla riforma costituzionale ha vinto con il 61,7%: ha prevalso in quasi tutte le regioni, con le sole eccezioni di Lombardia e Veneto. Netto il distacco tra voti a favore e contrari, tranne che in Friuli Venezia Giulia dove il no ha vinto di misura. Ancora in corso lo spoglio nelle sezioni all'estero.

PRODI: ORA IL DIALOGO SULLE RIFORME
E il premier apre all'ipotesi di riforme piu' ampie e condivise. "Come maggioranza di governo - ha detto Prodi - è ora nostro dovere aprire il dialogo con tutte le forze politiche per discutere insieme gli aggiornamenti da apportare alla Costituzione". "Le riforme della Costituzione - ha aggiunto - si devono fare con l'accordo più ampio possibile e non a colpi di maggioranza". Il premier ha inoltre fatto un esplicito riferimento al sistema elettorale: "ho chiesto al ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti - ha detto Prodi - di avviare immediatamente i contatti con le forze politiche per impostare il dialogo sulla riforma della Costituzione e della legge elettorale".

NAPOLITANO: DAVVERO UNA BELLA GIORNATA
"Davvero una bella giornata". Questo il commento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con i suoi stretti collaboratori, dopo il gol di Francesco Totti che ha segnato la vittoria dell'Italia ai mondiali contro l'Australia. "Tutto bene oggi - ha aggiunto il capo dello Stato - dall'alta partecipazione al referendum al risultato della Nazionale ai mondiali di calcio".

D'ALEMA: ORA APRIRE CONFRONTO SERIO
"Tolto di mezzo questo testo discutibile e pericoloso, è ora di aprire un confronto serio sul futuro del sistema politico e istituzionale del Paese". Così il presidente DS e ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, commenta le proiezioni sul referendum.

PARISI, VOTO CHE RAFFORZA GOVERNO
"Il voto dei cittadini ci rende più fiduciosi perché confortato dal consenso dei cittadini, il voto rafforza il governo e la maggioranza". Lo ha detto il ministro della Difesa Arturo Parisi commentando il risultato del referendum.

GIORDANO: RISULTATO ASSOLUTAMENTE STRORDINARIO
"Siamo davanti a un risultato che è assolutamente straordinario". Lo afferma il segretario del Prc Franco Giordano commentando i risultati dello spoglio del referendum costituzionale. "Abbiamo registrato - dice Giordano al Tg3 - una vittoria nettissima al Sud che il centrodestra considera come una sua roccaforte, al centro il no è andato bene e al Nord la differenza tra il no ed il sì è letteralmente sul filo di lana. Dunque il dato è incontestabile, come è incontestabile il raddoppio degli elettori rispetto al precedente referendum,e questo malgrado il fatto per scelta del Governo Berlusconi si sia votato così in avanti nel tempo e al termine di una lunga serie di consultazioni elettorali".

SCALFARO: GRANDE VITTORIA 'NO', BASTA ODII
Quella del 'no' è una grande vittoria, ma ora bisogna dire "basta agli odii e alle polemiche". Così Oscar Luigi Scalfaro, nella sala stampa allestita presso la sede nazionale della Cgil, ha salutato i risultati quasi definitivi del referendum. Scalfaro ha sottolineato che si è trattato di una vittoria di tutto il popolo che ha così inteso, con una straordinaria partecipazione, "difendere i valori della Carta Costituzionale in vigore nata con il sangue e con la lotta".

RUTELLI, ORA FAREMO MODIFICHE ASSIEME
"D'ora in avanti le riforme si faranno insieme e la modifiche necessarie le faremo assieme". Lo dice Francesco Rutelli commentando al vittoria del 'no' al referendum. Il vicepremier aggiunge che "la saggezza dei cittadini ha punito duramente chi ha voluto fare le riforme a maggioranza" e parla di "una bocciatura inequivocabile" alla destra.

BOSSI, SI VA AVANTI COMUNQUE
"Certo fa un po' tristezza - ha spiegato il leader della Lega, Umberto Bossi - vedere questo Nord... anche se a maggioranza ha votato sì la parte avanzata del Paese, mentre ha votato no la parte che crede nell'assistenzialismo". "Ma si va avanti comunque - ha aggiunto -. Anche scozzesi, gallesi e catalani hanno tentato più volte. Tenteremo ancora, forse la gente ha bisogno di maturare".

BERLUSCONI RAMMARICATO, OCCASIONE PERSA
Silvio Berlusconi si dice "rammaricato" per il risultato del referendum costituzionale. Chi ha avuto modo di parlargli riferisce che per il leader della Cdl "si è persa una occasione storica, per far funzionare meglio e ammodernare il paese". "Con questa riforma - avrebbe detto ancora il Cavaliere - avrebbero funzionato meglio lo Stato, il Parlamento e le Regioni".
04/07/2006 17:10
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Le riforme costituzionali non si fanno a colpi di maggioranza, ma con l'elezione di una vera e propria Assemblea Costituente.
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