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Arrestato Stefano Ricucci

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2006 19:13
22/04/2006 20:21
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- Ultimo tango a Zagarolo -



di Marco Travaglio

Facile, adesso, ridere di Stefano Ricucci, l'ex odontotecnico di Zagarolo che voleva scalare il Corriere della Sera, l'uomo che ballò una sola estate. Facile e maramaldesco, visto che da due giorni risiede a Regina Coeli. Era decisamente più difficile un anno fa, quando pochi giornali e pochi imprenditori domandavano dove avesse preso i soldi, mentre gran parte della classe politica di destra e di sinistra denunciava la "puzza sotto il naso" con ui i "salotti buoni" guardavano la nuova Razza Mattona, invidiosi della vitalità e della liquidità dei nouveaux riches, e arrivava a equiparare la produzione industriale alla speculazione immobiliare.

All'epoca il giovine Stefano e la sua corte di Coppola (quello coi capelli a triangolo) e Statuto avevano il vento in poppa e le spalle coperte dallo sgovernatore Fazio e dallo sgoverno Berlusconi, col contorno di furbetti rossi, bianchi, azzurri e verdi targati Unipol, Hopa, Bankitalia, Bpl, Fininvest, Confcommercio e Credieuronord. E in fin dei conti era molto meglio lui dei suoi compagni d'arme.

Nella celebre telefonata col commercialista Fransoni, quella dei "furbetti del quartierino" si lamentava della disinvoltura di Fiorani e del suo "concerto" occulto per scalare l'Antonveneta: lui avrebbe fatto tutto alla luce del sole, "ma che cazzo me frega a mme de 'sto concerto", "tutta 'sta roba, tutte 'ste cazzate nun se4rvono a gnente. Uno deve seguì 'a strada maestra, no? P'anna' a Napoli tocca pija' 'a autostrada der Sole, Roma-Napoli, nun è che tocca anna' si 'a Casilina, no? Se io avessi rubbato, sai uno se deve nasconde, ma che cazzo, io nun ho fatto gnente" E quando Fransoni gli parlava degli "hedge found", rispondeva: "Hedge found? Ma io nun so manche che cazzo so', ' sti hedge found".

Se la cavò con un'incriminazione a piede libero, mezza dozzina di capi d'imputazione fra Milano e Roma, il sequestro delle azioni e un paio d'interrogatori. Ora però s'è scoperto che aveva ripreso a delinquere, o forse non aveva mai smesso. E, astutamente, continuava a farlo al telefono. L'hanno arrestato. Magari ora gli verrà in mente una spiegazione plausibile della sua scalata impossibile alla Rizzoli-Corsera, cioè a una società blindata da un patto di sindacato fra 15 soci che controllano la maggioranza delle azioni. Magari spiegherà anche perchè mai il banchiere Fiorani, a caccia di liquidità per mangiarsi l'Antonveneta, gli avesse prestato 850 milioni (oltre 1500 miliardi di lire), di cui 570 per quella missione impossibile.

Finora non l'hanno spiegato nè Ricucci nè Fiorani. Hanno risposto a quasi tutte le domande degli inquirenti, ma a quella no. Come se temessero di svelare il nome del regista dell'operazione Corriere. E chi potrebbe mai essere? Bellachioma ha sempre smentito, ci mancherebbe. Però l'advisor di Ricucci è Ubaldo Livolsi, già amministratore delegato di Fininvest, artefice della quotazione in Borsa di Mediaset, ora banchiere ma tuttora membro del CdA della holding berlusconiana. Una coincidenza. Fra gli amici più cari di Stefano c'è Romano Comincioli ("zio Romy", nelle telefonate), già compagno di scuola del Cavaliere, poi prestanome del Cavaliere per gli affari in Sardegna, ora deputato di FI.

Alla festa di nozze di Stefano e Anna all'Argentario, fra i 28 selezionatissimi invitati, c'era anche lui, lo zio Romy (che, tra Natale e Capodanno, è andato a trovare Fiorani a San Vittore per portargli i conforti civili e religiosi). E c'era anche Salvatore Cicu, pure lui deputato forzista, sottosegretario alla Difesa. Combinazioni. Il suo primo avvocato è stato Giuseppe Valentino di AN, sottosegretario alla Giustizia, sospettato di aver avvisato i furbetti delle indagini in anteprima. Ma sarà un caso.

Dalle telefonate intercettate fra Stefano e zio Romy si arguisce che l'estate scorsa Ricucci incontrò Berlusconi in Sardegna; e che Livolsi doveva imbarcare nell'affare RCS Tarak ben Ammar, socio arabo di Berlusconi; e che, nelle sue scorribande in Costa Smeralda, Stefano parlava della scalata con Alejandro Agag, genero di Aznar che ebbe come testimone di nozze Berlusconi. Senza dimenticare l'altro intellettuale del gruppo, Flavio Briatore, che prometteva a Ricucci di "darti una mano con RCS" e lo invitava a "una cena con Aznar, il Cavaliere e galliani". Coincidenze, s'intende.

Ma chissà che prima o poi Ricucci non si decida a tradurre in italiano un altro celebre ipse dixit: "Ahò, che volete fa' i froci cor culo de l'altri?". Il popò è il suo. Resta da capire chi fosse lo screanzato che voleva usarlo per scopi così poco nobili.

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