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Munich

Ultimo Aggiornamento: 27/02/2006 13:42
10/01/2006 13:15
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Esce “Munich” di Spielberg ma non parla di Abu Mazen
di Dimitri Buffa


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Nel settembre 1972, poco meno di 30 anni prima dell’attacco di Bin Laden alle Torri gemelle, un altro attentato terroristico allora senza precedenti venne seguito e trasmesso in diretta tv , in tutto il mondo, da 900 milioni di spettatori televisivi inaugurando la macabra casistica del settore. Era la seconda settimana dei Giochi Olimpici estivi e a Monaco, nella Germania Ovest, i giochi, che erano stati soprannominati “le Olimpiadi della Pace e della Gioia”, erano iniziati con il nuotatore Mark Spitz e la ginnasta Olga Korbut che avevano entusiasmato le folle. All’improvviso, il 5 settembre, un commando di estremisti palestinesi poi tristemente conosciuto con il nome di Settembre Nero entrò, senza essere visto, nel villaggio olimpico uccidendo due membri della squadra olimpica israeliana e prendendone in ostaggio altri nove. 21 ore più tardi, quando l’anchorman Jim McKay pronunciò le indimenticabili parole, “Sono tutti morti”, il mondo imparò per la prima volta a conoscere di cosa erano capaci i terroristi palestinesi di Yassir Arafat. Uccidere undici inermi atleti solo perché ebrei per vendicare la repressione che la Giordania , cioè un paese arabo, aveva deciso di fare due anni prima sempre di settembre contro i terroristi palestinesi che stravano cercando di impadronirsi dello stato la cui capitale (allora come ora) era Amman.

Realtà e fiction

Oggi la UIP presenta alla stampa l’ultima fatica di Steven Spielberg come regista, “Munich”, che è tratta da un libro che racconta la storia un po’ romanzata della vendetta decisa dal premier israeliano Golda Meir contro gli undici componenti del commando individuati quasi in tempo reale dal Mossad dopo pochi giorni dal tragico epilogo della vicenda. Ancora prima di uscire il film di Spielberg sta provocando polemiche a non finire: c’è chi sostiene che si tratti di un film troppo “sionista” chi invece lo taccia di “islamically correct” per avere taciuto il ruolo che ebbe l’attuale premier palestinese Abu Mazen, Mahmoud Abbas, nel finanziare e progettare l’agguato di Monaco ’72. Per chi volesse vedere un complotto in tutte le coincidenze, va detto che l’attore protagonista scelto da Spielberg per impersonare il giovane patriota e ufficiale dell'intelligence israeliana Avner (cioè quell’ Eric Bana che aveva visto nell'adattamento di Ang Lee di Hulk) all’ultimo momento ha cancellato Roma dal giro delle conferenze stampa previste per promuovere il film che uscirà a fine settimana in Italia. Motivo ufficiale troppi impegni. Ma non manca chi ipotizzi di forti pressioni, nel momento di più grave vacanza di potere a Gerusalemme dopo il doppio ictus a Sharon, per evitare che nel corso delle conferenze stampa salti fuori la storia che raccontò in un libro uno dei tanti non raggiunti dalla vendetta israeliana.

Proprio Abu Daoud, mente dell'agguato di Monaco del 1972 sostenne infatti, in un libro autobiografico dal titolo inequivocabile, “Palestine: from Jerusalem to Munich”, che fu Abu Mazen a finanziare l'attentato di settembre nero alle Olimpiadi in cui venne uccisa l'intera rappresentativa israeliana composta di 11 atleti. Bel problema per chi ha puntato proprio su di lui per fare la pace con Israele. Tempo fa c'era stata la polemica sul negazionismo della Shoà da parte di Abu Mazen , e si disse che era da considerarsi come un peccato di gioventù. Il che equivale a dire che tutti i palestinesi passano un periodo critico nella loro adolescenza in cui simpatizzano per il nazismo. Adesso arrivano anche le rivelazioni sulla complicità in un agguato terroristico vero e proprio, molto efferato, e certo non perdonato né dimenticato da nessuno. Ed ecco cosa dice in proposito l'attorney israeliano Nitsana Darshan - Leitner, direttore dello Shurat Hadin Law center: “E’ ridicolo dipingere Abu Mazen come uno mai coinvolto nel terrorismo, visto che i suoi stessi sottoposti lo definiscono il finanziatore dell'attentato di Monaco, piuttosto speriamo che sia coerente con la sua posizione contraria alla lotta armata che è stata tenuta solo dopo gli accordi di Oslo del 1993". Comunque gli israeliani non vogliono fare sconti e hanno messo sul piatto della bilancia anche questo libro perché Bush valuti bene la persona di Abu Mazen .

“E' forse logico che il tesoriere di Arafat nel 1972 - dice Darshan - Leitner - non conoscesse l'uso dei soldi dati a settembre nero, formazione che tutti sapevano essere emanazione diretta di Al Fatah?” In una lettera scritta a suo tempo tanto allo stesso Bush quanto all’ex cancelliere tedesco Schroeder, l'attorney israeliano chiese che fossero riaperte le indagini sulla strage di Monaco del 1972 “che di certo non è mai caduta in prescrizione” affinchè venissero accertate le eventuali responsabilità dell'attuale premier dell'Anp. La mossa è abile soprattutto dal lato diplomatico: nella strage morì anche un cittadino americano, David Berger, e poi la Germania, sul cui suolo si è consumato questo attentato, grazie al suo sacrosanto senso di colpa per la Shoà , dovrebbe essere obbligata dalla propria storia ad avere un occhio di riguardo per Israele .

La trama

Il Munich di Spielberg è di sicuro un avvincente thriller basato sugli eventi di Monaco 1972 e sulla pesante missione punitiva che ne è seguita – missione portata avanti dalla squadra segreta nota all’intelligence israeliana con il nome di “Operazione Ira di Dio”, uno dei più coraggiosi e aggressivi piani di assassinio della storia moderna. Il film sembra che porti il pubblico dentro un momento oscuro della storia con la pretesa di farci rivivere una serie di emozioni che, purtroppo, riconosciamo come ancora attuali. Al centro della storia c’è il giovane patriota e ufficiale dell’intelligence israeliana Avner (ERIC BANA). Ancora in lutto per il massacro di Monaco e infuriato per la sua ferocia, Avner viene avvicinato da un ufficiale del Mossad di nome Ephraim (GEOFFREY RUSH) che gli chiede di partecipare ad una missione senza precedenti nella storia d’Israele. Chiede a Avner di lasciarsi alle spalle sua moglie incinta, di abbandonare la sua identità e di andare in incognito in una missione che deve stanare e uccidere gli 11 uomini accusati dai servizi segreti israeliani di aver architettato gli omicidi di Monaco. Malgrado la sua giovane età e la sua inesperienza, Avner diventa presto il capo di una squadra di quattro reclute specializzate molto diverse tra loro: l’esuberante, tosto autista dei mezzi utilizzati per le fughe, il sudafricano Steve (DANIEL CRAIG); l’ebreo tedesco Hans (HANNS ZISCHLER), che ha un vero talento per la falsificazione di documenti; il creatore di giocattoli belga trasformatosi in un esperto fabbricante di esplosivi Robert (MATHIEU KASSOVITZ); e il silenzioso e metodico Carl (CIARAN HINDS), il cui compito è quello di cancellare le tracce dopo che gli altri hanno ‘agito’.

Da Ginevra a Francoforte, Roma, Parigi, Cipro, Londra e Beirut, Avner e la sua squadra girano il mondo in totale anonimato, seguendo le tracce di ogni uomo che compare nella lista segreta di obiettivi che hanno ricevuto e portando a compimento degli assassini escogitati nelle maniere più complicate, uno per uno. Muovendosi al di fuori di ogni legge internazionale, alla deriva senza casa né famiglia, l’unico legame che hanno con il resto dell’umanità sono loro stessi. Quello che Spielberg non dice è che la missione non fu affatto portata a compimento: di sicuro infatti tanto l’organizzatore materiale Abu Daoud quanto il finanziatore Abu Mazen ancora sono vivi. Un buon motivo in più per evitare agli israeliani eccessivi e inutili accessi di sensi di colpa per avere vendicato gli undici sfortunati e innocenti atleti di quelle infami olimpiadi di terrore.
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