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I Rolling Stones - A bigger bang

Ultimo Aggiornamento: 14/09/2005 01:25
28/07/2005 14:05
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L'unico aspetto discutibile è il titolo.
“A Bigger Bang” (nella foto la copertina) è il ritorno (eterno) dei Rolling Stones a un disco di inediti, otto anni dopo “Bridges To Babylon”, ventisette dopo “Some Girls”, trentatré dopo “Exile On Main St.”, oltre quaranta dopo i primi timidi tentativi di realizzare un album.

Quale credibilità potrebbe avere un dinosauro tenuto su con il cerone e la cartapesta?
Eppure.

Nel preascolto riservato alla stampa la Emi-Virgin ha presentato dodici dei sedici brani che andranno a comporre il disco, in uscita il 2 Settembre prossimo, preceduto dal singolo “Streets Of Love”, un lentone classico che cresce, poi rallenta, propone falsetti sparsi in puro stile Jagger, un Watts preciso come sempre, nonostante gli acciacchi dell'età.

E lo stesso si può dire degli altri brani ascoltati, salvo che “Oh No, Not You Again” e “Rough Justice” sono dei rock cattivi fino all'esagerazione, come in un'ansia di mostrarsi sempre in forma; ma quando rallentano non cadono i pezzi: se “Let Me Down Slow” è un blues ben collaudato, che si muove tra metafore un tantino abusate (“I've got my back to the wall”, per dirne una) e arpeggi da Stratocaster con contrappunti, come sempre, mirabili, da parte di Richards, arrivano progressioni come “It Won't Take Long” oppure un blues del Delta come “Back Of My Hand” a confermare la prima impressione positiva.

Colpiscono anche i due pezzi a voce Richards, “This Place Is Empty”, morbida e con introduzione di piano che rimanda direttamente a “Losing My Touch” di tre anni fa.
E “Infamy”, rock blues un po' acido a buona velocità.

Al contrario delle facce dei presidenti nel Monte Rushmore, gli Stones invecchiano; ma non è sempre uno svantaggio.

Un disco come questo poteva risultate decadente, malinconico, tale da far rimpiangere i bei tempi andati o da inseguire le mode (soprattutto se Keith avesse lasciato mano più libera a Mick: ma non è successo...).

Potevano far finta di essere gli Strokes, i Killers, i White Stripes.
Non l'hanno fatto, ed è giusto mostrare loro almeno un po' di gratitudine.

fonte: www.rockstar.it
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