L'Opus Dei vuole "riscrivere" il Codice Da Vinci
21/2/2006 - Pressione sui produttori del film per presunti contenuti anticattolici
"Non basta offrire all'offeso l'opportunità di difendersi mentre l'offesa continua a permanere. Un comportamento corretto è evitare l'offesa quando è ancora possibile. Mancano ancora tre mesi all'uscita. Pertanto nutriamo la speranza che, nell'edizione finale del film, non ci siano riferimenti che feriscano i cattolici. Sarebbe un gesto conciliatore molto apprezzato, specialmente in questi momenti in cui tutti notano le penose conseguenze dell'intolleranza. La Sony-Columbia è in tempo per dimostrare che la libertà d'espressione è compatibile con il rispetto delle credenze altrui; può dimostrare che il rispetto è un atto libero che nasce dalla sensibilità, e non una conseguenza della censura né di minacce". Questa è la nota diramata dall'uffico informazioni dell'Opus Dei, forse la più potente istituzione internazionale della Chiesa Cattolica. Si sono quindi già accesi i riflettori su Il Codice Da Vinci, uno dei film più attesi dell'anno, sull'onda del successo planetario del libro di Dan Brown da cui è tratto, in uscita a maggio, subito dopo la prima mondiale al prossimo festival di Cannes.
Immediata la replica di Jim Kennedy, portavoce della casa produttrice del film: «Il film non è un trattato religioso, e certamente non intende criticare alcun gruppo, religioso o di altra natura. Non siamo certi che il montaggio finale possa davvero venire incontro ai desideri dell'Opus Dei, quand'anche la produzione volesse farlo. Il problema, a film terminato, è che l'eliminazione dei "riferimenti" potrebbe semplicemente non essere possibile, soprattutto se sono parte essenziale della narrazione.»
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