Sono d’accordo con una buona metà dei novanta motivi. E vorrei aggiungerne un novantunesimo, non di recupero, ma di tempi supplementari (perché se ne potrebbero trovare altri cento), per cui è meglio essere uomini:
NESSUNO TI COSTRINGE A FARE LE GRANDI PULIZIE PRIMAVERILI!!!!!
Neanche le cinque dita di polvere sullo schermo del televisore,che costringono a diminuire il contrasto. Neanche l’untuosità della cornetta del telefono, appiccicosa come la lingua di un camaleonte. Neanche la propria coscienza (sporca più del domicilio) posta di fronte alla genitrice che, agghindata come Mamy di “Via col vento”, urla con voce stridula: “Questa casa non è un albergoooooo!!!”, brandendo secchio e spazzolone, in assetto da guerra agli acari. Tuttavia, diciamo la verità: la tendenza standard delle madri, quando devono dedicarsi a queste attività, consiste nel togliersi i figli di torno. Secondo me, è per questa ragione che la reazione primaria di un inquilino di sesso maschile di fronte allo spettacolo di una casa zozza e disordinata, di solito, è la fuga. Tuttavia, prima di passare per la porta, sulla quale lampeggia intermittente la scritta al neon “uscita di sicurezza”, il vero maschio aggiunge un ultimo piatto sporco nel lavabo già saturo di stoviglie fossili. Soltanto dopo aver guardato e respirato lo sfacelo nelle strade, rientrato nel proprio immondo appartamento, trasfigurato dalle lenti dell’affetto, lo vede lindo e confortevole come una reggia.
Non ho mai capito perché mia madre chiamasse la mia stanza “l’angolo del coniglio”. A me sembrava tanto in ordine! Non s’è mai permessa di dire lo stesso della garçonnière di mio fratello...
“
Parva sed apta mihi”, disse Ariosto della sua dimora ed aveva ragione, perché una casa piccola si pulisce comunque in poco tempo: diciamo la metà di una domenica mattina...
Personalmente, stamane mi è toccata la fortuna di dover imbracciare gli attrezzi del mestiere casalingo e tirare a lucido i 180 mq della casa paterna (moltiplicate per i canonici tre metri d’altezza ed otterrete la misura cubica di “monnezza” che buttiamo e paghiamo). Il tutto serve a perpetuare il rito tutto muliebre delle grandi depurazioni pasquali e, a casa mia, anche ad evitare che il nipotino, giungendo dalla terra dei burgundi per le ferie, respiri il benché minimo bacillo (grrrrrr!!!
Aggiungi anche questa fissazione tipicamente femminile alla lista), aumentando, inoltre, la possibilità di sviluppare qualche allergia.
Ho dovuto addirittura inchiodare il divano sfondato sul quale il geronte si strippava, lamentando la recidività dei programmi satellitari e, mentre la reverenda madre, assorta nel fumo delle sigarette slim, giocava a Free Cell e a Pyramid, la vecchia prozia, ufficialmente mezza cieca, mi indicava i festoni di ragnatele che addobbavano il soffitto e granelli di polvere visibili solo al Padreterno onnisciente. Mi sono sorpresa a dedicare mentalmente a me stessa quell’antifona di “Alexanderplatz”, “
ti vedo stanca / hai le borse sotto agli occhi”... anche perché un lancinante mal di denti usava violenza al mio sistema nervoso.
Il quadro del degrado vi sarà completo aggiungendo il particolare della gatta Trippy, che, spiritata dal rumore dell’aspirapolvere, lasciava le proprie orme sul pavimento ancora umido ed olezzante di detersivi, facendomi il gesto dell’ombrello (rispetto per gli animali? Dovrei essere io a denunciare quella bestia per maltrattamenti!).
Mi scappa una rima: donne e igiene, troppe pene. Banalotta, dite? In fondo, non mi dovrei lamentare troppo, perché me la sono cercata. Avevo capito di essere condannata alle fatiche domestiche a vita nel momento stesso in cui, a cinque anni di età, ripiegai per la prima volta e di spontanea volontà il mio pigiamino; perciò, se tornassi a nascere, vorrei nascere uomo. E se tornassi a nascere uomo, mi terrei alla larga dalle donne. In pratica, vorrei rinascere con lo stesso carattere che ho e rifacendo lo stesso percorso che ho fatto finora, ma uomo, orfano e senza le pulsioni sessuali di un uomo. Un desiderio utopico.
A.