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NBA 2004-2005

Ultimo Aggiornamento: 22/02/2005 20:51
10/02/2005 13:10
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L'NBA fa male all'Europa?
MILANO, 10 febbraio 2005 - Diventare più forti o guadagnare tanti soldi, maledetti e subito, coronando un sogno? E’ la scelta che presto anche Angelo Gigli e Stefano Mancinelli dovranno fare. Fortunatamente. Oggi, nella Nba, ci sono 40 giocatori europei. A cui andrebbero aggiunti quelli che, come Ginobili, Delfino, Nocioni, sono diventati grandi nel Vecchio Continente. Presto ne arriveranno altri: il 25% dei ragazzi che saranno scelti il prossimo giugno dalla Nba è un prodotto dei nostri Paesi. Poi ci sono i Vujanic, gli Scola, atleti più maturi che da anni sono pronti per il grande saldo. Il basket europeo ha tratto una popolarità enorme dall’affermazione nella Nba di Nowitzki, Gasol, Parker, diventati famosi come i calciatori più osannati. Se Gigli e Mancinelli, e nel 2006 Bargnani e Belinelli, strappassero un contratto negli Stati Uniti, l’effetto mediatico sarebbe cento volte superiore rispetto a quello provocato dagli unici due pionieri italiani, Esposito e Rusconi, meteore Nba, nel 1995.
Quello che oggi l’Europa comincia a chiedersi è se ne valga la pena. Se il prezzo da pagare per questa popolarità non sia troppo alto. Non solo per l’affermazione dell’Eurolega, che negli ultimi anni ha visto volatilizzarsi intere squadre potenzialmente fortissime. Ma per il futuro stesso dei giocatori e del movimento. Il problema è scoppiato perché, nelle ultime stagioni, la Nba non ha più puntato soltanto sulle stelle (come Kirilenko o Stojakovic) ma ha cominciato a reclutare nel nostro continente ragazzi giovani e senza esperienza. Il fallimento, nella maggioranza dei casi, è stato fragoroso. Trascorrere su una panchina americana gli anni più formativi di una carriera ha restituito, o restituirà, all’Europa giocatori dimezzati. Darko Milicic, scelto tra LeBron James e Carmelo Anthony dai Pistons, segna 1 punto in 6’ di media a Detroit ma guadagna 3.8 milioni di dollari l’anno. Il misterioso polacco Cezary Trybanski è andato in panchina 18 volte in 2 anni coi professionisti. Ma s’è portato a casa 4 milioni di dollari. Non è migliorato ma è ricco. Gli si può dare torto?
Abbiamo chiesto ai nostri allenatori d’Eurolega cosa pensino del rapporto tra Europa e Nba. Il c.t. Recalcati non è preoccupato per il livello delle nostre competizioni ("Alla lunga, le partenze vengono bilanciate dai ritorni", dice) mentre Messina, del Benetton, avverte già un impoverimento generale dovuto alla Nba. Ma tutti sono d’accordo che il problema più grave sia quello della maturazione interrotta. "Io seguo e conosco molti ragazzi da quando erano giovani — dice il croato Repesa, della Climamio —. Bruno Sundov era più forte a 18 anni, quando è andato nella Nba, che oggi dopo 7 stagioni. Anche Bagaric ha sofferto ai Bulls". Sundov, dal ’98 a oggi, ha giocato solo 94 partite in 5 squadre. Prima o poi tornerà, ma in che condizioni? Se Repesa ha sofferto sulla propria squadra i tormenti ("Vado o non vado nella Nba?") di Carlos Delfino, Messina è molto più carico: "Il Benetton è una squadra dalla mentalità molto aperta verso la Nba. Ma, francamente, mi sono stufato che scout e agenti tolgano ai ragazzi più promettenti la concentrazione su ciò che stanno facendo in Europa. E’ necessario che le istituzioni cestistiche europee trovino un accordo per limitare questo problema".
Presente in agenda a ogni riunione dell’Uleb. Ma che ritiene non esista una reale possibilità di accordo con la Nba, che è libera di fare ciò che vuole. Il presidente della Fiba Europe, Vassilakopoulos, vuole chiedere agli americani che venga alzata l’età massima delle scelte europee, da 22 a 23 anni. Ma sarebbe solo un palliativo. "Credo — sostiene Scariolo, oggi a Malaga — che se le squadre fossero d’accordo, si potrebbero trovare i meccanismi legali per proteggere i giocatori più giovani. Ma l’unico vero deterrente è far capire loro che restare in Europa fino a quando non sono davvero maturi, fa il loro bene". Gigli sembra essere d’accordo. La Nba è meravigliosa solo per chi la merita. O si è pronti per giocare davvero o fa male.
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