È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!


www.ilcibicida.com - info[at]ilcibicida.com
facebook.com/ilcibicida | myspace.com/ilcibicida | youtube.com/ilcibicida | twitter.com/ilcibicida

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

KURT

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2004 01:43
09/04/2004 23:21
Post: 1.750
Post: 1.723
Registrato il: 18/01/2004
Sesso: Maschile
Grado: Moderatore
Livello: Veteran
OFFLINE
Vorrei condividere con voi tutti la lettura di questo articolo, scritto nel Giugno '94. Un tentativo di ricomporre la pellicola e decifrare le motivazioni dietro le quinte di uno spettacolo, il quale protagonista involontario, spinto improvvisamente sul palco, non è riuscito a sostenere.



Kurt Cobain non volle mai essere il portavoce di una generazione. Del resto, chiunque si sia sforzato di diventarlo non c'è riuscito: non è un ruolo a cui è possibile candidarsi, ma un'aspirazione con cui si nasce. La gente apprezzava Kurt Cobain perchè le sue canzoni esprimevano sentimenti collettivi ancora inconsci. Persino le sue battaglie - con la fama, le droghe, l'identità - hanno colto in pieno il dramma generazionale del nostro tempo. Considerandosi fin dall'infanzia un reietto, Kurt fu affascinato, confuso, terrorizzato, disgustato, e tutto sommato non propriamente deluso dallo scoprirsi una celebrità: nessuno forma un gruppo per restare nell'anonimato. Quando Cobain arrancava sul palco delle stelle rock, pareva più incline alla parte del buffone che a quella dell'eroe, e assumeva droghe più per sollievo che per piacere. Un vero segno dei tempi: per chi cresceva in mezzo all'avidità, all'indulgenza per le droghe firmate e al culto dell'immagine tipici degli anni 80, chiunque convivesse tranquillamente con il successo risultava fatalmente sospetto. Una cosa è certa, comunque: Cobain e i suoi Nirvana annunciano la fine di un'era del rock&roll e l'inizio di un'altra. In pratica, hanno trasformato gli anni 80 in anni 90. Non da soli, naturalmente: i cambiamenti culturali non sono mai così semplici. Ma nel 1991 Smells Like Teen Spirit si dimostrò un momento fondamentale nella storia del rock. Una canzone politica che non nomina mai la politica, un inno dalle parole incomprensibili, un successo immensamente popolare che denuncia la musica commerciale, un collettivo grido di alienazione, una (I Can't Get No) Satisfaction per una nuova epoca e una tribù di nuovi giovani disincantati. Un gigantesco vaffanculo e un'affermazione decisamente riuscita dell'impossibilità di essere soddisfatti. Da lì Cobain partì per trovare un senso, un sitema per creare rock&roll rivolto a un pubblico di massa e riaffermare la propria idea di integrità. La pressione per lo sforzo allargò le ferite che Kurt si trascinava dall'infanzia: una famiglia distrutta, le prevaricazioni dei bulletti di periferia, l'intollerabile dolore allo stomaco. Cercò uno scopo nella paternità, tentando di superare nella figlia Frances Bean le antiche paure di abbandono: riuscì invece solo a perpetuarle. La vita e la musica di Cobain - la sua passione, il suo fascino, i suoi ideali - sono comunque comprensibili e apprezzabili. Ma la sua morte lascia un'eredità assai più complessa: ci vorranno diversi anni per districarla. la sua lettera d'addio e la lettura che ne fece Courtney Love sono eloquenti. Nella sua estrema dichiarazione scritta, Cobain oscilla tra pose da fallito ("Non sento l'eccitazione... da troppi anni ormai"), autocommiserazione ("Sono troppo sensibile"), distaccata ironia ("Probabilmente sono uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più"), e una bizzarra forma di ostile gratitudine autodenigratoria ("Grazie a tutti voi dal fondo del mio urticante e nauseabondo stomaco"), per concludere con un cliché da rockstar ("E' meglio bruciare che svanire poco a poco"). Di conseguenza, Courtney Love oscilla vistosamente tra devozione ("Mi sento così onorata di essergli stata vicino"), addolorata confusione ("Non so cosa sia succeso"), esasperazione ("E' proprio uno stronzo"), rabbia ("E allora Kurt, che cazzo vuoi? Non fare la rockstar, se non ti va"), e un singhiozzante, straziato senso di colpa ("Ragazzi, sono avvilita. Non so cosa avrei potuto fare"). Il suicidio è un atto inspiegabile. E' vero, si tratta di un grido di disperazione estremo, più lacerante di qualsiasi urlo scagliato da Cobain in una canzone dei Nirvana. E' vero, soffriva come un cane e non vedeva vie d'uscita. Ma il suicidio è pure un atto di rabbia, un feroce atto d'accusa contro i vivi. Se l'incapacità di vivere è tipica degli esseri "sensibili", allora la capacità di affrontare la vita apparirà volgare. "Se siete così bravi a digerire tutto", dice il suo ultimo messaggio, "ora mandatevi giù questo". A 27 anni, Kurt Cobain voleva scomparire, cancellare i segni della propria presenza, annullarsi. L'aspetto più terrificante del suo suicidio è la lampante assenza di ambiguità. E' come il ritorno all'immobilità al termine di un lungo periodo di caos: un giovane uomo seduto da solo in una stanza, che guarda fuori da una finestra sul lago Washington, si droga, scrive la lettera d'addio e preme il grilletto. Possiamo solo immaginare un silenzio che si infrange per poi ricomporsi, come l'acqua che si apre e poi si richiude intorno a un tuffatore, assorbendo per sempre la vita di Kurt Cobain.

Anthony DeCurtis
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 20:29. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com