08/02/2004 13:52 |
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| | | Post: 312 Post: 129 | Registrato il: 19/11/2003 | Sesso: Maschile | Grado: Utente | Livello: Junior | | OFFLINE |
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Lo spettatore che assiste a “La 25° ora” è mosso da una travolgente sensazione di imbarazzo nel dover assistere alle intimità dei personaggi del film. E’ costretto a sbirciare le loro sensazioni, e non riesce a giudicarne i comportamenti: “Chi sono io per giudicare la loro esistenza?”, “perché mi devo mettere in mezzo a certe questioni”. La stessa inadeguatezza che provano i personaggi del film nel vivere quell’esistenza, la prova lo spettatore……
E allora, può capitare di dover assistere alla discussione tra Jake e la sua allieva alle loro spalle, oppure assistere alla scena al parco prima del pestaggio, a circa cinquanta metri dai personaggi. Ci tocca sbirciare il dolcissimo incontro tra Monty e Naturelle, al ritorno dalla discoteca, oppure gli sfoghi amari dei personaggi, le loro frustrazioni, repressioni, le loro intime riflessioni.
E in tutto questo Spike Lee, firma una regia emozionante, con le sue riprese nervose all’inizio, penetranti e sensuali pian piano che il film procede. Ci propone stacchi doppi o tripli in modo da enfatizzare maggiormente la scena. Ma ci illude, quando disegna il futuro del “così dovrebbe andare”….lo spettatore si commuove nel vedere risorgere la speranza. Monty si sposa con Naturelle, costruisce una vita alternativa. Del fu Monty si ricorda il solo orgoglio di essere newyorkese, prima ancora di essere irlandese. Ma ti illudi solamente, le ferite sono lì...................pronte ad entrare all’inferno.
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