| | | Post: 312 Post: 129 | Registrato il: 19/11/2003 | Sesso: Maschile | Grado: Utente | Livello: Junior | | OFFLINE |
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Un film talmente intenso, da dover scrivere pagine e pagine di commento, prima di riuscire a decifrarne pienamente i contenuti. Scene intense e devastanti, personaggi caratterizzati dalla loro profonda intimità e inadeguatezza.
Monty è uno spacciatore, beccato dalla polizia e costretto a scontare sette anni di galera. Trascorre le ultime ventiquattro ore cercando di ricostruire i legami che il suo lavoro aveva deteriorato. La brutalità del suo impiego viene bilanciata dalla ricerca di un’innocenza definitivamente perduta. Innocenza rappresentata da Nautrelle, con il suo abitino da scolaretta, in una bambinopoli.
Ma lo spettatore solo alla fine riesce a scrollarsi dal dubbio che la sua innocenza sia solo una maschera. Il dilemma è sempre presente “è stata lei ad incastrare Monty?”. Disagio inconsciamente amplificato da quel vestito argentato che aggredisce la mente.
Non è stata lei ad incastrarlo……...............non l’avrebbe mai fatto, l’amava.
Jake è un amico d’infanzia di Monty, ora professore nello stesso liceo dove hanno studiato. Frustrato anch’egli dalla sua esistenza, così inadeguato nel suo ambiente da dover cercare una trasgressione che lo appaghi. Ma sarebbe un autopiacere momentaneo, una depressione susseguente.
Frank lavora a Wall Street……..vive la sua esistenza alla ricerca perenne di profitto, del migliore investimento possibile, vuole per lui sempre il meglio, fa parte del novantanovesimo percentile. Prova una sorta di invidia nei confronti di Monty, vuole avidamente e segretamente possedere ciò che appartiene all’amico.
Il padre di Monty vive il perenne dolore della morte della moglie. Un dolore che lo allontana dalla realtà, dal figlio, dalla sua stessa esistenza.
Tutti i personaggi del film deteriorano se stessi con dilemmi devastanti. Vengono assaliti dai sensi di colpa nei confronti degli altri. Temono di essere in qualche modo responsabili delle situazioni creatisi….si disperano per le occasioni perdute.
Ma ci si chiede chi è il protagonista dell’opera? Ad immediato acchito si risponderebbe, a parer mio erroneamente, Ed Norton. Il protagonista del film è il set, il film stesso (mi permetterete questo avvitamento). Il protagonista, per ricollegarmi al secondo post, non può che essere l’inadeguatezza dell’essere personaggi e spettatori.
Ma adesso mi fermo, rammaricato dal non essere riuscito ad inserire le sensazioni che nascono dal vedere New York, sventrata, violentata. Una New York che si trascina, ma che cerca orgogliosamente di risorgere. La speranza di risorgere è sempre viva, presente, finchè.............................
Distrutta da quegli occhi gonfi dietro il finestrino di una macchina
Yeast
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